Nella condizione un po’ sonnacchiosa delle nostre valli, sembra che l’unica preoccupazione degna di considerazione sia la questione degli immigrati. Quasi un’ incongruenza per paesi semi spopolati.
Ben altri sono i problemi di cui ci si dovrebbe occupare, a cominciare, vista l’urgenza, dai ricorrenti tagli al sistema scolastico.
Per il terzo anno consecutivo infatti, la scriteriata riforma scolastica colpirà nuovamente le poche scuole primarie ancora esistenti, con nuovi tagli al personale docente, alle ore d’insegnamento, all’assistenza mensa.
Assurdo, se si pensa che nel triennio a fronte di un numero di alunni stabile, si è perso un terzo degli insegnanti. Inammissibile se si pensa alle condizioni a cui sono spesso costretti i bambini, scarrozzati avanti e indietro per decine di chilometri su strade insidiose e in condizioni atmosferiche talvolta pericolose. Scelte inconcepibili se calate su realtà scolastiche dove lo sforzo di docenti e amministrazioni locali fa sì che si siano create isole felici nelle quali i bambini sono formati ad un ampio ventaglio di possibilità educative, in luoghi sicuri, sani, a misura di bambino, dove l’unica ricorrente angoscia è quella legata alla scure che ogni anno rimuove un pezzo di questa felicità.
Purtroppo ormai da tempo nelle valli si amministra solo l’emergenza, nessuno spiraglio, nessuna speranza sembra trasparire da slogan come federalismo, leggi per la montagna, attenzione ai piccoli comuni. Parole e azioni del tutto prive di un qualche significato concreto sul territorio che dovrebbero in qualche modo rinforzare.
Si assiste ad un lento e impercettibile calo di attenzione, dove gli stessi residenti perdono il proprio senso critico, spesso inconsci di quanto avviene o, peggio, non avviene.
I nostri problemi sono sempre gli stessi, irrisolti, da decenni:
– Un ospedale eccezionale che ogni anno si vuole trasformare in qualcos’altro.
– Una viabilità inadeguata su cui erano stati assicurati cospicui interventi dopo le Olimpiadi di Torino (!) e che non vede invece nemmeno sistemati i danni di tre inverni fa.
– Una villeggiatura sempre più breve e un turismo che non decolla.
– Un tessuto commerciale ed economico fragile e carente di aspettative a lungo termine.
– Un’agricoltura umiliata dai cinghiali.
– Servizi sempre più imperfetti e in ulteriore smantellamento, dalle poste alle comunicazioni.
Incertezze che si riflettono sull’occupazione, sulla disgregazione sociale, sull’abbandono e il conseguente spopolamento.
In questo panorama poco idilliaco non può però prevalere la rassegnazione. Compito della politica non è quello di erigere recinti ma di trovare soluzioni. Compito dei cittadini è di vigilare affinché ciò avvenga, ma anche di farsi essi stessi promotori di iniziative e di un rinnovato impegno.
Non già assorti spettatori di soluzioni somministrate asetticamente dall’alto ma, sempre di più, protagonisti di rivendicazioni e progetti che siano espressione diretta del territorio, capaci di strappare, se necessario con i denti, quanto dovuto.
Ce lo chiedono i nostri figli.
Gianni Castagneri – Comune di Balme