Alessandro Vergari, Social Trekking, 36 proposte per camminare insieme e fare rete in Italia e all’estero, Terre di mezzo Editore, Milano 2013, pp. 160, 14 euro.

Per Alessandro Vergari muoversi a piedi è comunicare, è ricucire, usando come ago il nostro corpo in movimento, antichi e nuovi legami con il territorio in cui siamo immersi. E nello stesso tempo camminare vuol dire intessere relazioni con i compagni di viaggio, di passeggiata o anche di tragitto casa-lavoro per le vie e le piazze consuete della nostra città resa opaca dalla noia e dell’abitudine.
Il mercato diffida dei camminatori, perché nessuno dotato di un minimo di buon senso si sognerebbe di equipaggiarsi in modo costosissimo per mettere semplicemente una gamba davanti all’altra. Il mercato preferisce il running, il jogging e il nordic walking. Perché per camminare o correre in inglese è evidente che occorra come minimo rivolgersi a una boutique che spaccia indumenti e calzature tecniche. Iperattrezzati, affrontiamo impavidi chilometri di automobile per camminare, ma guai a chiederci dove porta il viottolo dietro casa o di parcheggiare a più di 200 metri dalla nostra meta. Così i luoghi quotidiani di vita e di lavoro finiscono per diventare spazi anonimi che attraversiamo sigillati in scatole mobili per raggiungere altri immobili-scatola dove passiamo la maggior parte del nostro tempo.
Il social trekking invita a cambiare radicalmente prospettiva. In sintesi, la sua proposta è quella di socializzare in modo creativo, sostenibile e conviviale i nostri piedi in movimento, queste straordinarie appendici preziose perché, come dice Erri De Luca “portano via”. Questi antipodi della testa che sono il complemento e l’antidoto del nostro cervello assuefatto agli straordinari davanti al computer. I social trekker camminano perché camminare fa star bene: apre o riapre le capacità percettive, affina i sensi all’ascolto, dà emozioni dirette, riequilibra il rapporto con l’ambiente. E camminano insieme perché la compagnia ci salva dall’autoreferenzialità e ci costringe a immergerci nella realtà, ci invita a confronto e alla contaminazione, «è laboratorio di convivialità, officina di sogni, di progettazione di una società migliore, più leggera e sostenibile».
Il social trekking è il nome di un modo di viaggiare e di una filosofia di vita, fatta propria dalla cooperativa di guide naturalistiche “Walden viaggi a piedi“, di cui l’autore della guida fa parte.
Il libro offre in tutto 36 proposte dall’Ossola al Gargano, dai Balcani al Sahara, divise in due categorie. Da un lato ci sono i viaggi di social trekking, organizzati a cura di guide, associazioni, cooperative che hanno come comune denominatore l’incontro con gli altri e che durano da un fine settimana lungo fino a una decina di giorni. La maggior parte delle destinazioni si trova in Italia o in altri Paesi vicini, raggiungibili in aereo ma anche in treno, in bus o in traghetto, per chi ha tempo e vuole ridurre al minimo l’impatto ambientale dei suoi spostamenti. Ogni viaggio è illustrato da paragrafi che descrivono il territorio e le caratteristiche salienti del viaggio (tre buoni motivi per partire), offrono una oculata scelta di indirizzi (realtà che hanno requisiti di sostenibilità, che sono capaci di un’accoglienza attenta o che portano avanti idee e progetti per la valorizzazione del territorio), che consigliano che film vedere e cosa leggere prima di partire e forniscono altre informazioni utili.
Il secondo tipo di proposte sono esperienze di social trekking, che non sempre o non solo consistono in viaggi veri e propri, ma che offrono soprattutto idee per camminare insieme e occasioni d’incontro che implicano anche un aspetto “politico” del camminare. Spesso si tratta di associazioni che promuovono l’escursionismo in tutte le sue forme, dalle camminate nei quartieri cittadini a forte immigrazione, all’impegno per coinvolgere anche le persone con disabilità. Alcune proposte sviluppano progetti di ospitalità diffusa in aree poco conosciute, altre sono iniziative nate tramite il web: i paragrafi di ogni scheda raccontano storia e idee di ogni associazione o iniziativa.
Perché aspettare, dunque? Facciamolo ovunque, facciamolo in gruppo, facciamolo responsabilmente. Camminiamo! «Perché camminare insieme è sempre più un atto sociale che può cambiare la società».
Irene Borgna