Martedì 26 ottobre il Parlamento Europeo con 539 voti contrari e 117 favorevoli ha rigettato la riproposizione del vecchio progetto autostradale di prolungamento della A 27, la cosiddetta autostrada Alemagna Venezia – Monaco. Il voto non riguardava l’approvazione di un progetto (che peraltro non è mai esistito se non nella propaganda della lobby veneta delle autostrade e del cemento), ma due emendamenti al “Rapporto sul miglioramento della connessione e l’accessibilità delle infrastrutture di trasporto in Europa centrale e orientale” dal forte significato politico, introdotti in Commissione trasporti. Emendamenti che tiravano in ballo in maniera impropria la strategia dell’Unione Europea per le Alpi Eusalp, e che se approvati avrebbero ridato speranze ad un’idea progettuale che, oltre ad essere in palese contrasto con il Protocollo Trasporti della Convenzione delle Alpi, è sempre stata rigettata dalle altre regioni interessate (Germania, Austria, Tirolo, Alto Adige) e dagli stessi comuni del Bellunese e del Cadore.

Il Protocollo Trasporti della Convenzione delle Alpi prevede espressamente il divieto della costruzione di nuove strade di grande comunicazione attraverso le Alpi (Art. 11, comma 1) in quanto per il settore dei trasporti la Convenzione delle Api auspica l’adozione di altre soluzioni a minor impatto su ambiente e clima. Si tratta forse dell’unico articolo davvero vincolante di questo trattato firmato e ratificato dagli stati alpini e dall’Unione Europea. Non di un capriccio ambientalista, ma della volontà dichiarata e sottoscritta dai Paesi alpini di perseguire per il trasporto attraverso le Alpi vie alternative al trasporto su gomma. Non è la prima volta che si tenta di aggirare questo vincolo. Si tentò di annacquarlo in fase di stesura, ci furono discussioni a non finire per tutta la durata del processo di ratifica, da parte italiana si tentò di renderlo innocuo affidandosi ad improbabili interpretazioni di comodo. Lo si è anche disatteso di fatto mediante la realizzazione di nuovi progetti viabilistici come il raddoppio autostradale del Frejus (camuffato inizialmente da canna di sicurezza). Ed altri progetti come lo stesso prolungamento dell’Autostrada A27 o come il raddoppio del Monte Bianco vengono annunciati o periodicamente riproposti come se il Protocollo Trasporti non esistesse. Il fatto che al Parlamento Europeo si sia giunti al voto, fortunatamente negativo, rappresenta comunque qualcosa di inquietante in quanto fa venir meno la certezza del diritto. Che considerazione si ha – viene da domandarsi – a Bruxelles di un accordo stipulato dalla stessa Unione Europea? Cosa ne sarà di una strategie come quella per le Alpi voluta dalla stessa Unione Europea se una Regione come il Veneto è convinta di poterla utilizzare a proprio piacimento per realizzare nuove autostrade?
Così come ha fatto in questa occasione, dove è intervenuta con un’azione congiunta e condivisa con associazioni nazionali, comitati e istituzioni locali, la Cipra continuerà ad agire nelle sedi opportune al fine di scongiurare la realizzazione di nuovi progetti viabilistici attraverso le Alpi.
Già oggi il transito alpino comporta una serie di effetti negativi per la salute, l’ambiente e la sicurezza. Al fine di mantenere un’elevata qualità della vita per le Alpi e per i suoi abitanti, nonché per raggiungere gli obiettivi internazionali di riduzione del cambiamento climatico, è necessario mettere in campo e realizzare idee progettuali moderne e innovative che permettano di puntare ad un mix di mobilità più intelligente e rendere davvero sostenibile la mobilità locale, regionale e transfrontaliera e abbandonare definitivamente l’idea di nuovi collegamenti autostradali.
Francesco Pastorelli

info: https://goo.gl/TauadE