Bruno Ronchi, Giuseppe Pulina e Maurizio Ramanzin (a cura di), Il paesaggio zootecnico italiano, Franco Angeli, 2014, 186 pagine, 25 euro

Quale rapporto tra zootecnia e paesaggio nel nostro Paese? Anche in questo caso, soprattutto per quanto riguarda la montagna, gli stereotipi si sprecano: si va dalla vita bucolica dell’alpeggio, che poi se si indaga si vede che troppo bucolica spesso non è, all’idea del pastore “montagnino” gretto e ignorante, altro stereotipo che, purtroppo, è difficile da estirpare.
Il testo, a cura di Bruno Ronchi, Giuseppe Pulina e Maurizio Ramanzin, cerca di fare luce sul fenomeno zootecnico italiano a partire dal paesaggio, “espressione dell’interazione dinamica – scrivono i curatori – tra forze socio-economiche e limiti imposti dalle condizioni geografiche e dalle risorse naturali”.
Il secondo capitolo del libro, che Maurizio Ramanzin ha realizzato insieme al nostro socio Luca Battaglini, è dedicato proprio alla montagna alpina dove, come spiegano gli autori, la risorsa più importante “è costituita dalle praterie, naturali o artificiali, che non possono essere utilizzate se non tramite l’allevamento dei ruminanti”. Sempre rimanendo sull’analisi dei territori montani, segue un interessante capitolo dedicato all’appennino settentrionale realizzato da Anna Acciaioli, Guido Tellini Florenzano e Silvia Parrini.
Maurizio Dematteis