Gli anni Ottanta del Novecento hanno segnato il tempo della specializzazione, perché nessuna Guida alpina era più in grado di eccellere su ogni terreno: mantenuta la comune vocazione all’alta montagna, emersero gli specialisti delle cascate di ghiaccio, del canyoning, dell’arrampicata sportiva, nel trekking extraeuropeo.
A partire da allora la Guida è cambiata. Oltre che un ottimo tecnico emerso da dure selezioni, oggi deve essere anche un buon comunicatore e un imprenditore di se stesso, deve saper scalare sulle Alpi e, all’occorrenza, organizzare viaggi e spedizioni all’estero. Soprattutto deve insegnare la montagna, perché non basta più portare il cliente sulla vetta, “come una fascina” dicevano i vecchi, ma bisogna aiutarlo a imparare, conoscere e diventare alpinista lui stesso, se lo desidera.
In Piemonte ci sono stati degli inimitabili “ambasciatori” di questa evoluzione. Primo fra tutti Giorgio Bertone, che ha saputo innovare, colorandolo a tinte accese, anche l’abito esteriore della Guida, oltre all’atteggiamento professionale, e poi Guido Machetto, Gianni Comino e Gian Carlo Grassi, buoni maestri oltre che grandi alpinisti. Ma se alla fama di questi, che comunque restarono più alpinisti che guide, non si fosse affiancato un nuovo modo di intendere il mestiere, con dedizione totale sia sul piano dell’impegno che su quello delle proposte, di certo il Piemonte non avrebbe ottenuto il ruolo che merita nella storia moderna delle Guide alpine.
Nel 1974 nasce l’Agai (Associazione Guide Alpine Italiane), guidata con coraggio e lungimiranza dall’ossolano Giorgio Germagnoli. Dal corso guide del 1976 escono personaggi come Alberto Re, Alberto Paleari, Rio Celso e Franco Girodo, che accantonando l’alpinismo personale si dedicano anima e corpo alla professione, allargando il ventaglio delle attività dall’alpinismo allo scialpinismo, spaziando in tutto il mondo e in tutte le stagioni con i viaggi e le spedizioni. Nel 1985, Re è la prima guida a condurre due clienti su una cima di ottomila metri (il Gasherbrum 2), e lo stesso Re, nel 1997, diventa il primo presidente del Collegio nazionale delle Guide alpine.
Ma la storia non si ferma. Oggi le Guide alpine hanno anche il compito di traghettare il turismo della montagna verso una visione più ampia, che accanto alle discipline tradizionali e spesso in crisi come lo sci di pista sappia proporre e diffondere vecchie-nuove forme di turismo dolce: l’escursionismo, l’alpinismo, lo scialpinismo, l’arrampicata, eccetera. Ci sono sempre state, ma oggi si ripropongono con un potenziale immenso, in grado di superare la crisi del turismo di massa. Ne abbiamo parlato con il Presidente delle Guide piemontesi Giulio Beuchod.
«Innanzitutto – dice Beuchod – la Guida alpina da lungo tempo non è più uno che aspetta il cliente seduto sulla porta di casa fumando la pipa: oggi la Guida alpina, in forma individuale o in forma associata nelle Scuole di Alpinismo, fa il manager e l’operatore turistico di se stesso e del territorio in cui opera, si propone con iniziative personali e tagliate sui clienti, è lui a stimolarli e guidarli nella scelta, ancora prima di accompagnarli in montagna.
Molte Guide alpine accompagnano su percorsi di trekking alpino ed extraeuropeo, molte su percorsi di canyoning e vie ferrate, la quasi totalità si dedica allo scialpinismo e a queste affiancano le attività più tradizionali e consolidate come l’alpinismo e l’arrampicata, appartenenti anch’esse alla sfera del turismo dolce, senza impianti e senza motori.
Molte Guide alpine specializzate sono inoltre impegnate, nell’ambito della sicurezza sul lavoro, nella formazione sui lavori in fune; oppure nella consulenza agli enti locali per la progettazione e la realizzazione di sentieri, vie ferrate, falesie attrezzate per l’arrampicata su roccia e su ghiaccio.
Il prossimo anno, oltre al nuovo ciclo di corsi per Aspiranti e per Guide alpine, inizieranno i corsi per Accompagnatori di media montagna, figura professionale regionale prevista dalla legge istitutiva nazionale del 1989 ma nuova per il Piemonte, che opereranno su tutti i terreni non innevati e che non comportino impegno alpinistico. Anche le figure professionali esistenti, Guide escursionistiche e Accompagnatori naturalistici, saranno invitate a partecipare e, se lo vorranno, con un esame integrativo dal taglio molto pratico e incentrato sulla sicurezza, potranno acquisire il titolo ed essere iscritte in un elenco speciale nel Collegio Regionale.
Sarà un’opportunità in più per ampliare l’offerta nel settore dell’outdoor a fianco delle figure professionali esistenti. In un’epoca di forte specializzazione, anche le guide, di ogni tipo esse siano, avranno sempre più la loro specialità e specificità, evoluzione positiva per il cliente e per la qualità dell’offerta sul mercato».
Enrico Camanni