Mauro Varotto, “Montagne del Novecento. Il volto della modernità nelle Alpi e Prealpi Venete”, Cierre edizioni, Verona 2017, pp. 208, 16 euro
Con un viaggio assai ragionato tra le contraddizioni della sua regione, il geografo di Padova Mauro Varotto racconta le trasformazioni novecentesche della montagna veneta, colpita dallo spopolamento, dall’abbandono, dalla speculazione turistica e dall’“imbalsamazione memoriale”. Si tratta di un territorio particolarmente significativo delle Alpi italiane, distribuito tra valli scoscese e pianeggianti altipiani (Asiago, Pasubio, Lessinia), montagne famose (le Dolomiti, soprattutto) e cime dimenticate, località alla moda (Cortina d’Ampezzo) e luoghi ignorati, esclusi; un territorio sospeso tra le rovine fisiche e psicologiche della Grande Guerra e le speranze dei nuovi progetti di “sviluppo” turistico e culturale come Dolomiti Unesco, per niente scontati perché calati su una storia controversa e conflittuale, divisa tra comuni ricchi e comunità emarginate, all’insegna del turismo più imperante oppure di un mondo agricolo perduto, di cui rimangono solo i segni sempre più nascosti dal bosco che avanza. «Il XX secolo – scrive lo studioso facendosi politico – ci ha consegnato una montagna mediamente più ricca ma profondamente dicotomica –, specializzata ma impoverita nella sua complessità polifunzionale… Forse è giunto il momento di pensare che un’altra montagna è possibile».
Enrico Camanni