Mantenere in vita un alpeggio e quindi una piccola porzione di Alpi, salvaguardare un po’ di montagna e non abbandonarla all’inselvatichimento e al degrado non è mai cosa facile. A volte ci vuole una grandissima forza di volontà sostenuta dalla consapevolezza di fare l’unica cosa indispensabile per la montagna: non farla morire. Questa è anche l’esperienza di Consuelo Bonaldi con l’alpeggio che lui e la sua famiglia cercano con caparbietà da anni di preservare.

Dove si trova?
L’alpeggio in questione è sito in una diramazione della Valle Brembana, provincia di Bergamo; valle famosa per l’operosità e i buoni principi degli abitanti, ma anche poco lungimiranti e attenti al buon rapporto con l’ambiente. Dico questo senza temere critiche e osservazioni: sono un “valligiano” brembano e vivo costantemente la realtà della valle.
Qual è la situazione attuale dell’alpeggio?
Da più generazioni siamo proprietari di questo alpeggio che nei primi anni del ’900 permetteva a oltre 100 capi di bestiame di pascolare per l’intera stagione estiva su un’estensione di circa 800.000 mq di terreno adatto per questa attività. Attualmente – per un patto di “passione” e di “compromesso” ambientale – sullo stesso territorio pascolano 10 mucche per non più di 4 settimane all’anno. La ragione: troppo semplice trovarne una, dovremmo ripercorrere la storia delle nostre scellerate scelte di sviluppo dell’economia montana con inizio negli anni ’60. Turismo approssimativo “da seconda casa”, proliferare di stazioni invernali di secondo ordine senza pianificazione e programmi adeguati che hanno massacrato il territorio unitamente “alla fame” di braccia operose da parte di aziende manifatturiere di fondo valle che promettevano posto sicuro e qualità del lavoro, hanno trasformato il modo di vivere della Valle alterando quell’equilibrio vissuto per lungo tempo.

Il prospero alpeggio si è quindi anche qui trasformati in un “mondo dei vinti”…
Devo necessariamente schierarmi dalla parte della popolazione locale a fronte di questi richiami! Chi mai avrebbe rinunciato a una promessa di miglior qualità della vita! In effetti per qualche tempo è stato così. Il rimprovero e l’amarezza sta nell’attuale costante “credo” da parte degli amministratori locali – provinciali e regionali – che vendono l’ambiente come fonte inesauribile di risorse da sfruttare senza un minimo di attenzione alla fragilità dello stesso. Proprio recentemente è in discussione in regione Lombardia la possibile liberalizzazione al transito sui sentieri di montagna di moto fuoristrada per uso ricreativo! La delusione sta anche nella rassegnazione dei locali a non difendere la propria terra delegando a esterni o incompetenti – o peggio ancora ad “interessati” – l’amministrazione del territorio sul quale vogliono continuare a vivere.
Però fortunatamente c’è ancora qualcuno che mettendoci molto del proprio non getta la spugna. Credi che possa migliorare la situazione in futuro?
A fronte di tutta questa negatività rimane comunque la speranza che qualcosa possa cambiare! Le nuove generazioni sono senz’altro più coscienti che l’economia di montagna sta nel grande equilibrio tra risorse dell’ambiente e volontà di preservarlo. L’alpeggio che la nostra famiglia disperatamente cerca di tenere attivo con l’aiuto e la complicità dei “buoni malgari” ancora presenti spero sia un segnale anche per altre realtà non solo della Valle Brembana ma di tutte le valli montane.
Luca Serenthà