Da quest’anno i tradizionali cappelli di feltro delle donne di alcune comunità di origine indigena dell’altopiano boliviano potranno tornare a essere auto-prodotti grazie all’impegno del Coordinamento Donne di Montagna, basato in Val Maira, e di Acra, una della principali Ong italiane, attiva nella cooperazione per lo sviluppo rurale in Africa e America Latina.
Forte della vittoria del concorso “Progetti di attuazione della Convenzione delle Alpi”, categoria “Attuazione della Dichiarazione Popolazione e Cultura” (al quale aveva partecipato con un progetto dal titolo “Antichi saperi per una nuova vita”), l’associazione piemontese ha deciso di allargare i propri orizzonti, coinvolgendo la sede boliviana di Acra nell’organizzazione di corsi di lavorazione del feltro, tenuti da Romina Dogliani, artista-artigiana feltraia della Valle Stura, rivolti ad alcune comunità prevalentemente femminili già attive nel settore della produzione e lavorazione della lana.

I gruppi scelti per partecipare ai corsi sono stati individuati tra i soci di Comart Tukuypaj, una rete di artigiani di tutta la Bolivia che si impegnano a produrre i propri manufatti in un’ottica di sostenibilità e di valorizzazione e continuazione delle tradizioni locali.
Dal momento che l’associazione è “specializzata” in montagne, e che in Bolivia i rilievi di certo non mancano, si è cercato di coinvolgere nel progetto anche gruppi di artigiani e artigiane attive nelle aree montuose dell’altopiano andino. Oltre alle donne di El Alto, l’area periferica più povera della capitale La Paz, quindi, quello che può essere definito un progetto di cooperazione decentrata tra montagne ha coinvolto gli abitanti di due villaggi della Pampa di Tajzara, un pianoro situato a circa 4000 metri di altitudine all’interno del Parco Naturale della Cordillera di Sama, che si estende lungo la catena montuosa che separa la Bolivia dall’Argentina. Il parco rappresenta un bell’esempio di protezione dell’ambiente naturale – abitato da condor e puma – attraverso il coinvolgimento delle comunità locali, che sono state aiutate a potenziare le proprie attività agricole e di allevamento delle pecore e a riscoprire l’allevamento di lama ed alpaca, animali domestici tradizionali di questi territori.
«Ciò che ci ha dato maggiore soddisfazione è stato renderci conto dell’utilità del nostro progetto» commenta Serena Anastasi, socia del Coordinamento Donne di Montagna, aspirante antropologa e  traduttrice dei corsi di lavorazione del feltro. «Le persone che hanno partecipato ai corsi sono state felicissime non solo di imparare una tecnica che permette loro di utilizzare tutta la lana che producono, vendendo prodotti lavorati che naturalmente portano ricavi molto superiori a quelli della lana grezza e anche della lana filata, ma soprattutto di produrre da soli oggetti fondamentali per la dura vita degli allevatori dell’altopiano, come cappelli e indumenti caldi e resistenti».
La conferma migliore di queste parole viene dalle immagini che seguono questo articolo, scattate da chi scrive, che immortalano la soddisfazione degli artigiani di Pasajes, minuscolo villaggio della Pampa di Tajzara, nell’indossare i cappelli di feltro appena prodotti con le loro mani.
Giacomo Pettenati