Enrico Sgarella, “Il Cammino nelle terre mutate”, Terre di Mezzo editore, 144 pp, 18 euro

Il Cammino nelle terre mutate, scritto da Enrico Sgarella e pubblicato nel 2019  dalla casa editrice Terre di Mezzo, parla di un percorso dentro un territorio abbandonato e al tempo stesso ricco di resistenza e forza. Non un cammino concepito in un luogo qualsiasi, ma sviluppato fra Fabriano e L’Aquila. Qui i terremoti del 2009, e successivamente del 2016 e 2017, sono riusciti a distruggere non solo case, o interi paesi, ma hanno messo a repentaglio una società intera. Enrico Sgarella non lascia dubbi quando parla delle cause di tale fenomeno, si tratta prima di tutto del tempo: un tempo perso e non utilizzato per ricostruire. Nella città de L’Aquila è ancora tutto fermo, nessuna scuola è stata riaperta dopo il terribile terremoto. E il problema di questa staticità non sta solo nella perdita di un luogo e della precarietà esistenziale che si impone agli abitanti, ma soprattutto nel logorarsi delle relazioni. Le persone non vanno più al bar perché non esiste più, si incontrano meno, e lo scambio umano lentamente muore. Una desolazione prodotta non solo da una società che non riesce a reagire, ma anche dall’atteggiamento delle istituzioni che la tratta da “ terremotata”, come vittima che deve aspettare la salvezza dall’alto. La popolazione non viene coinvolta e questo provoca un vuoto nella vita degli interessati, che non riescono a intravedere un futuro per loro e le rispettive famiglie. L’autore racconta dei volti incrociati lungo il cammino, per le vie semi distrutte, dove spesso prevalgono la rassegnazione e la tristezza. L’Aquila ha perso il 20% della popolazione. Ma dentro la sconfitta, in questo lungo cammino, si scorgono anche dei casi di resistenza, come li definisce Enrico Sgarella, persone che rimangono e lottano. Aprono piccoli negozi di artigianato, danno ospitalità ai passanti, scendono in piazza a parlare con un vecchio amico. Semplici gesti che possono portare al cambiamento, realizzati da veri e propri “partigiani della terra”.
Il cammino delle terre mutate è un’occasione per noi tutti, un’opportunità per imparare quanto il cambiamento possa derivare dalle nostre azioni e scelte. Ricordando sempre che si deve camminare: “in  punta di scarponi e delicata attenzione per non disturbare…”, come diceva Franco Battiato.
Ornella Lo Surdo