1871: 22 gennaio. Il Cai si affaccia a Sud. O per meglio dire è il Sud che irrompe nel Cai. Nasce la Sezione di Napoli.
«La Società di dotti cultori di Scienze naturali e di dilettanti di ascensioni montane… volle far parte del nostro Club intitolandosi Sezione del Club Alpino Italiano. Grate di tanto onore le Alpi si inchinano reverenti al Vesuvio!»  (dall’Almanacco del Club Alpino Italiano, 1872, pag. 33).
Tra i fondatori: Barone Vincenzo Cesati (primo presidente), Conte Girolamo Giusso, Barone On. Giovanni Barracco (con Quintino Sella nella storica ascensione al Monviso del 12 agosto 1863).
Tra i primi soci Giustino Fortunato, mirabile figura di politico e intellettuale e grande meridionalista.
Ma quale Sud si presenta al Cai negli ultimi decenni del 1800? Secondo Giustino Fortunato: «Il meridione è quello che ne han fatto la natura ingrata e la sorte avversa: una gran causa di debolezza, politica ed economica, per tutta quanta l’Italia, il cui destino è quindi riposto nella resurrezione del Mezzogiorno». (Pierroberto Scaramella, Solvitur  ambulando. La ventennale attività pedestre di Giustino Fortunato, L’Appennino Meridionale, Napoli 2007). E’ con Fortunato che “l’andar per monti” acquisisce il significato che oggi definiremmo “escursionismo culturale”:  all’appagante piacere di camminare per ambienti ancora incontaminati va abbinato il desiderio di conoscere, amare, tutelare il territorio in tutti i suoi aspetti. E l’augurio che egli rivolge in occasione del cinquantenario della fondazione della Sezione di Napoli è il seguente: «Che i giovani del Mezzogiorno ripiglino la buona e santa usanza dell’apprendere de visu e non solo de auditu l’angoscioso mistero della cara non dolce terra che noi avemmo in retaggio».

Nella Sezione di Napoli (autrice, tra l’altro, dello stemma del Cai) l’anima culturale è stata, fin dalle origini, ben presente, accanto e nelle altre “anime” (alpinismo, escursionismo, sci, speleologia), permeandole in gran parte. Come testimoniano le figure di soci quali Mercalli, Denza, Croce, Buccafusca, Colamonico, Piciocchi, Castellano e molte altre ancora. Ancora oggi le sezioni campane aderiscono allo spirito del Gruppo di Ricerca “Terre Alte” e partecipano a numerosi progetti culturali, ambientali e sportivi. Progetti mirati a dare un contributo alla riqualificazione delle zone interne.
Il Cai, nel Sud, specialmente in questi ultimi anni, come sostiene Francesco Bevilacqua in Il Mezzogiorno delle montagne e degli uomini – L’Appennino Meridionale (Napoli, 2004), ha fatto sì che «con la diffusione della ‘benefica’ pratica dell’escursionismo e del turismo naturalistico, con la riscoperta di antiche vie storiche, le montagne meridionali ritornassero all’attenzione del pubblico anche, in prospettiva, come la più importante risorsa economica di questo sfortunato segmento del nostro paese. Nel secondo dopoguerra… è parso che… al processo di abbandono delle montagne… per l’esodo delle popolazioni residenti verso il Nord Italia e verso l’estero… si fosse accoppiata una sorta di negazione fisica, di nascondimento ideologico delle montagne stesse del Sud quasi che esse, proprio per la fuga degli uomini, avessero smesso di esistere come luoghi geografici. Si è parlato di quelle montagne solo per episodi di cronaca nera come per l’Aspromonte negli anni ’80».
Oggi però pare che, finalmente, la tendenza cominci a invertirsi. C’è fermento, un desiderio di riscoperta delle montagne del Sud che da parte dei soci Cai viene trasmessa al territorio. Si peregrina, con occhio attento, sui sentieri della Costiera, dello splendido Parco del Cilento, alla riscoperta delle “terre di mezzo” dell’Irpinia, del Matese, delle Grotte di culto, sui tracciati dell’ormai noto Cammino dell’Arcangelo tra Sannio, Irpinia, Daunia ed ora, spingendosi fino a Roma, in Ciociaria e sull’Appennino laziale.
Oltre la Campania, a partire dagli anni ’70 il Cai si affaccia in Puglia, con interessi speleologici, data la natura carsica del suolo. Nascono le Sezioni di Gioia del Colle, di Bari, infine di Foggia. Nel 2007 nasce il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, fortemente voluto dalle Sezioni di Potenza e Lagonegro, costituite nel ’90 e nel ’95, che si aggiunge al Parco del Pollino, uno dei più vasti d’Italia, comprendente parte della Lucania e della Calabria. Grande attenzione all’ambiente, attraverso l’escursionismo viene dato dalle due sezioni, soprattutto per contenere deturpazioni causate da ricerche petrolifere nel territorio. E viene dato un grosso impulso all’arrampicata (con vie aperte sul Monte Alpi di Latronico, sui massici del Pollino, dell’Orsomarso e in altri siti ancora).
In Calabria, a partire dagli anni ’80, la sezione di Reggio Calabria, fondata nel 1932, dà grande impulso all’escursionismo, in sinergia con altre associazioni, per la valorizzazione dell’Aspromonte e del suo territorio e per l’istituzione del Parco Nazionale. Si punta sulla  riscoperta di antichi percorsi, sul  coinvolgimento della popolazione locale per promuovere nuovi settori economici quali il turismo rurale e il turismo verde; si promuove l’educazione ambientale e la sensibilizzazione delle comunità locali sulle tematiche della montagna con convegni, seminari e mostre, con la pubblicazione di libri e strumenti divulgativi. «Negli anni ’90 comincia il riscatto dell’Aspromonte grazie all’iniziativa del ‘Sentiero Italia’ che porta all’esterno una sua immagine nuova e positiva e consente alle popolazioni locali di comprendere le potenzialità di sviluppo del territorio montano. L’escursionismo comincia a diventare la principale attività del Cai e scema un po’ la battaglia portata avanti, per tanti anni, perché Gambarie divenisse un’importante stazione di sport invernali». (Maria Grazia Buffon: per gli 80 anni del CAI di Reggio Calabria). La nascita dei Parchi del Pollino e della Sila, quest’ultimo interamente calabrese, fa sì che i monti del Sud riprendano nuova vita, nuovo slancio.
In Sicilia, nel 1875, nasce la Sezione dell’Etna di Catania. E’ la seconda del Sud, dopo quella di Napoli. Anche qui gli scopi sono scientifici: studiare il vulcano e le sue manifestazioni. Nasce il rifugio Sapienza, uno dei più noti a livello internazionale. Dall’Etna agli altri splendidi monti il passo è breve. Sorgono le Sezioni di Palermo, nel 1877, e poi via via tutte le altre, molto attive sul territorio. Il Cai di Palermo si pone subito, al pari di quello napoletano, come polo di aggregazione degli scienziati siciliani di fine secolo e come centro di studio e di conoscenza di tutte le montagne dell’isola, allora  pressoché sconosciute. Prima le Madonie, ove venne costruita anche una capanna alpina, poi le Montagne della Conca d’Oro, e successivamente tutte le altre.
L’augurio per i prossimi 150 del Cai è che il nostro sodalizio possa occuparsi non solo di verticalità “pura” ma anche, come da Statuto dei padri fondatori, della  tutela e della vitalità di tutte le montagne, quindi anche degli Appennini, promuovendo tutte le attività, escursionismo culturale in primis, volte a tale obbiettivo.
Vincenzo Di Gironimo