Che cosa c’è sotto i nostri piedi? Cos’è il suolo? Perché dobbiamo difenderlo? Sono queste domande che hanno stimolato l’associazione Bottom Up a sviluppare il progetto “Il bello di essere suolo in Val di Sole”, coinvolgendo il territorio dalla Rete della Riserva dell’Alto Noce e del Parco Nazionale dello Stelvio, grazie al bando Sviluppo sostenibile della Provincia autonoma di Trento.
Il suolo è in connessione con acqua, energia, agricoltura e paesaggio, ma anche con inquinamento, cementificazione, disboscamento e dissesto idrogeologico. Il progetto ha condotto una ricerca focalizzata sulla gestione sostenibile del suolo con il principale obiettivo di indirizzare alcuni comportamenti individuali e collettivi che con il loro impatto alterano e deteriorano la risorsa. L’intento del gruppo di ricerca è quello di tornare a dare fiducia e credito alle attività antropiche positive, quelle legate allo stile di vita della montagna, che conoscono i propri limiti e si interfacciano in modo genuino con il territorio.

Il metodo di ricerca del quale ci si è avvalso è il Research Based Learning (Il riferimento principale per l’impostazione della ricerca è il volume di H.F. Mallgrave L’empatia degli spazi. Architettura e neuroscienze, prefazione di V. Gallese, Raffaello Cortina Editore, Milano 2015), uno strumento scientifico innovativo che consente di affrontare tematiche complesse snocciolandone i nodi cruciali, a partire dalla multidisciplinarietà dei punti di vista dei ricercatori (il gruppo di lavoro è formato infatti da architetti, esperti di montagna e di fiumi, economisti, giuristi, filosofi, storici dell’arte, esperti di comunicazione e multimedia ed esperti di mobilità sostenibile), dalla polivalenza e multisettorialità dei partecipanti.
La ricerca si articolava in diverse fasi. Una prima fase di progettazione e di raccoglimento di un quadro teorico sulla tematica del suolo e il suo sfruttamento. Una seconda fase che combina una tecnica qualitativa, i focus group o gruppi di dialogo, e una tecnica quantitativa, basata sulla costruzione di un questionario strutturato da somministrare ai partecipanti.
L’associazione ha organizzato quattro focus group, due in alta valle, a Ossana, e due in bassa valle, a Croviana. La natura degli incontri mirava a uno scopo ben preciso: studiare le pratiche d’uso del suolo, attraverso l’analisi del dialogo di un gruppo di persone impegnate in un confronto spontaneo e dinamico generato dalla visione di nuove immagini-stimolo del paesaggio solandro.
Incrociando i dati delle analisi qualitative e quelli statistici delle analisi quantitative, sono emerse le principali osservazioni, gli orientamenti e le tendenze di pensiero del territorio. L’utilizzo del suolo in Val di Sole è considerato eccessivo, e le principali linee sulle quali si auspica un miglioramento della qualità del territorio sono: l’agricoltura come buon uso del suolo, diversificando le colture; il turismo sostenibile e di qualità, integrato nella natura e rispettoso dell’ambiente; il recupero dell’edilizia.

In conclusione, il progetto “Il bello di essere suolo in Val di Sole” attraverso un’attività di informazione e comunicazione ha restituito ai partecipanti e alla comunità le intenzioni di sviluppo e cambiamento attivando consapevolezza, facendo emergere come l’importanza delle relazioni, del tessuto comunitario, della memoria del luogo e della sua vocazione sono tutti fattori fondamentali per le scelte consapevoli di governance.
Erica Meneghin, presidente dell’Associazione Bottom Up

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