Nell’alta Val Venosta, in Alto Adige, le precipitazioni medie annue ammontano a soli 550 mm (circa un quarto rispetto a vallate sul versante nord delle Alpi), rendendo l’area una delle più povere di precipitazioni dell’arco alpino e, per via anche della continua presenza dei venti provenienti da Resia, l’isola climatica più asciutta delle Alpi orientali.

Un contesto quindi dove l’acqua è più preziosa che altrove, tanto che in passato tra gli agricoltori della valle l’utilizzo della risorsa è stato causa di diatribe, anche molto aspre.

Per evitare conflitti, è andato via via sviluppandosi un sistema sofisticato di regolamentazione tra gli aventi diritto, ossia gli agricoltori, che è rimasto efficacemente in uso ancora oggi. Si tratta di un sistema di irrigazione a sommersione tramite “Waale”, così vengono chiamati in dialetto sudtirolese i fossati e le canaline per il deflusso dell’acqua, che convogliano il liquido ai prati da irrigare. Non si tratta di un elemento museale o nostalgico, ma di una pratica che ancora oggi viene impiegata in agricoltura per irrigare ben 400 ettari di colture prative sulla Landa di Malles.

Il sistema di irrigazione prevede il trasporto dell’acqua da due prese (una dal Lago di San Valentino/Haider See e una dal giovane fiume Adige) fino ai prati situati più a valle, tramite un sistema ramificato di fossati della larghezza variabile da 30 cm a un metro, chiamati “Waale”. Questi canali sono nella maggior parte dei casi fossati poco profondi scavati nel terreno, a volte con gli argini rivestiti con lastre di pietra o sassi per una maggiore resistenza, ma a seconda delle necessità e della morfologia del terreno possono essere canaline in legno formate da assi inchiodate tra loro a “U” oppure in alcuni rari casi possono mostrare pareti in cemento. Sfruttando la pendenza naturale, l’acqua attraversa diverse situazioni paesaggistiche per arrivare al prato da irrigare. La tecnica di irrigazione a sommersione prevede la permanenza sul terreno per periodi più o meno lunghi di uno strato di acqua di spessore variabile. Grazie all’uso di paratie temporanee formate da assi di legno, il flusso dell’acqua viene bloccato facendo in modo che l’acqua trabocchi e ricopra le coltivazioni circostanti. L’acqua in esubero che scende a valle dagli appezzamenti irrigati non va persa, ma fluisce direttamente nella roggia situata più a valle o in rogge secondarie, che trasportano l’acqua fino ad immettersi nuovamente nel fiume Adige.

Il “Waaler” è la persona incaricata annualmente di occuparsi della distribuzione dell’acqua tra gli aventi diritto. Il suo compito è quello di bloccare il flusso dell’acqua della roggia principale, facendo traboccare l’acqua sul terreno da irrigare, previsto da un apposito sistema di turnazione, chiamato “Road”. Questo compito è da svolgersi giornalmente alle ore 6 e alle ore 18, dal primo maggio al 31 ottobre. Al termine delle 12 ore di irrigazione dell’appezzamento la paratia viene rimossa e posizionata più avanti sul corso del Waal per irrigare il campo successivo. Così per tutto il percorso della roggia, fino all’ultimo prato.

L’agricoltore è a conoscenza del giorno e della fascia oraria in cui ha diritto all’utilizzo dell’acqua. Il suo lavoro consiste nel riuscire a sommergere in maniera equilibrata l’intera superficie del proprio appezzamento. A questo scopo utilizza paratie mobili posizionate sul prato, che gli consentono di deviare il flusso dell’acqua proveniente dal trabocco della roggia nella direzione desiderata. Il lavoro richiede una certa maestria ed esperienza assieme ad una buona conoscenza della morfologia del proprio appezzamento, per far sì che l’acqua arrivi ad irrigare ogni punto della parcella ma non scenda con troppa forza lungo il pendio, procurando danni da erosione. Il periodo di tempo utilizzato per irrigare tutte le parcelle varia in base alla lunghezza di ogni singola roggia e al numero di appezzamenti da irrigare. Sulla Landa di Malles il ciclo completo di irrigazione dei prati lungo le singole rogge è di 21 giorni per la roggia Largin, 18 giorni per la roggia Margrins, 30 giorni per la roggia Töschg e qualche giorno in meno per la roggia Nui. Ciò significa che ogni appezzamento viene irrigato rispettivamente una volta ogni 21, 18 o 30 giorni.

Oltre ad essere una pratica efficace per l’irrigazione e un elemento paesaggistico unico (verdi prati attraversati da rogge di acqua limpida e sullo sfondo il ghiacciaio dell’Ortles), la rete di rogge è molto importante dal punto di vista della biodiversità. Mentre attorno ai “Waale” troviamo colture prative, con le relative specie, lungo le rogge si è sviluppata una flora completamente diversa, di piante che necessitano di suoli particolarmente umidi e decisamente interessante dal punto di vista naturalistico e paesaggistico. La zona nella quale viene ancora oggi praticata l’irrigazione tradizionale è caratterizzata da un’agricoltura prativa di tipo estensivo. Sistemi di irrigazione simili ai Waale sono stati impiegati fin dal neolitico, i Waale altoatesini vengono citati per iscritto in un documento risalente al 1165, ma vista la particolare situazione climatica della zona, è chiaro che un sistema di irrigazione sia stato necessario per qualsiasi tipologia di coltura e che quindi il sistema risalga all’epoca dei primi insediamenti. Come testimoniato anche nel Museo Venostano di Sluderno, nella mostra permanente dedicata all’irrigazione tradizionale, il regolamento per la turnazione dell’acqua è menzionato nei documenti fondiari del cronista Goswin di Marienberg nel 1390 ed è in vigore nei suoi tratti essenziali ancora oggi. Nel 1949 il quantitativo d’acqua fu oggetto di un’aspra disputa e di serrate trattative con la Montecatini, società per la produzione di energia idroelettrica. Una sentenza della Corte Suprema di Cassazione di Roma confermò nel 1954 ai diretti interessati l’antico diritto “da tempo immemorabile” di approvvigionamento d’acqua dal lago di San Valentino alla Muta.

Oggi tuttavia la pressione data dall’agricoltura intensiva con la sua maggiore redditività potrebbe costituirne una concreta minaccia per l’antico sistema delle “Waale”.

Daniela Donolato Wiedenhofer