Bisogna guardare le Alpi di oggi con occhi nuovi, per comprendere che ormai non esiste più “un turismo alpino” ma più tipi di turismi. Oggi ci troviamo di fronte ad almeno due realtà turistiche che convivono ma non si parlano, che non si conoscono, anzi si ignorano. E vanno avanti per la loro strada con culture, modelli e conseguenze diverse. La prima realtà è quella più nota, il turismo di massa, di impostazione industriale: grandi capitali, progetti industriali, grossi impianti, infrastrutture e promozione spinta. Dall’altra il turismo “artigianale”: profondamente inserito nel territorio in cui opera e legato alle attività produttive di piccole e medie dimensioni, dalla caseificazione di qualità all’agricoltura biologica, dalla divulgazione eco museale alla promozione escursionistica.
Mentre il primo è oggi ai ferri corti, il secondo è una forma di turismo veramente sostenibile, perché molto elastica e sweet, capace di adattarsi senza traumi alla domanda modulando l’offerta in base al luogo, al tempo e alla nuova congiuntura climatica. Questo uno dei passaggi dell’intervento di Enrico Camanni, giornalista, scrittore, alpinista e Vicepresidente di Dislivelli, in occasione del convegno “Una montagna di opportunità – L’avvenire di Ayas e delle Alpi”, tenutosi a Champoluc il 3 dicembre 2016. In cui racconta in modo esemplare il momento storico di grosso cambiamento che investe anche l’Arco alpino italiano.