Dopo una pesante pandemia che speriamo volgere alla fine, nel pieno dei cambiamenti climatici, può aver senso una rinnovata interpretazione del rapporto città/montagna attraverso il moderno paradigma dei Servizi Ecosistemici (SE)? Probabilmente sì. Il concetto di SE sta assumendo un significato sempre più unificante per promuovere congiuntamente l’integrità del patrimonio naturale e l’offerta di beni materiali e servizi di approvvigionamento, oltre che per la regolazione ambientale e il godimento dei servizi socio-culturali. E’ fondamentale per un’economia ecologicamente e socialmente sostenibile e al contempo elemento di riflessione per nuove ed equilibrate forme di insediamento nelle aree montane. E questo potrebbe essere un buon momento per la”messa a terra” di tali concetti. Infatti, ultimamente qualcosa è cambiato nel “sentire comune”: inaspettatamente è cresciuta la voglia di Natura. Le aree montane e rurali sono state interpretate addirittura come un rifugio sicuro contro la pandemia, nuovi luoghi da riabitare. C’è stata una riscoperta di ambienti dove c’è una migliore salubrità insieme a una buona qualità ambientale e di vita. Condizioni di contesto che ci inducono a recuperare e dare un maggior valore a beni che prima erano pressoché invisibili. Nel complesso pare ci sia una maggiore necessità di prendere in considerazione aspetti fino ad oggi sottovalutati come il riconoscimento delle funzioni ecologiche fornite dagli ecosistemi o meglio dei SE. Il Patrimonio Naturale acquisisce nuovi significati attraverso il modello dei SE, ovvero della valutazione dei benefici diretti e indiretti che la Natura ci elargisce. Aspetti questi spesso trascurati e sottovalutati ma che costituiscono il presupposto fondamentale per le strategie di governance del territorio. Essi infatti riguardano l’indispensabile integrazione tra la contabilità del Capitale Naturale e gli obiettivi di prevenzione, ripristino, gestione e valorizzazione degli strumenti di pianificazione territoriale.
Tra i SE sono compresi sia la produzione di beni, come ad esempio il legname, i prodotti agricoli e i servizi ricreativi il cui uso è “diretto”, sia i servizi resi dalla natura, di regolazione come la depurazione dell‘aria e dell’ acqua o lo stoccaggio della CO2 o la riduzione degli effetti delle alluvioni. Questi ultimi, oggetto di un uso “indiretto”, sono di interesse collettivo, ovvero “beni comuni” in quanto fondamentali per il funzionamento del sistema. Va poi sottolineato come nelle nostre montagne molti dei SE sono co-prodotti da una combinazione di Capitale Naturale e Capitale Sociale. Tuttavia da non considerare esclusivamente nella loro accezione naturalistica e men che meno con l’idea di trasformare i montanari in giardinieri della natura per il diletto dei cittadini. I SE sono uno snodo fondamentale di interconnessione tra ambiente, economia e società. Il paradigma dei SE è funzionale al miglioramento dei rapporti tra territori dove i servizi vengono prodotti (le montagne e le aree rurali con la loro elevata naturalità e funzionalità) e le aree urbane in cui vengono utilizzati, e quindi tra le comunità che vi abitano e contribuiscono alla loro produzione e manutenzione, e coloro che ne fanno uso. Tra le tante applicazioni sono particolarmente interessanti le molteplici possibilità date dalla certificazione dei Servizi Ecosistemici in quanto utile supporto non solo alla valorizzazione delle funzioni degli ambienti montani ma anche allo sviluppo sostenibile dell’economia locale. La certificazione, infatti, permette di assegnare un maggiore valore ai prodotti poiché essi stessi produttori di benefici collettivi.
Il mantenimento delle funzioni ecologiche/SE implica manutenzione e monitoraggio costanti che si possono ottenere con nuovi ruoli e professioni nel campo agro-ambientale, della prevenzione così come del turismo e dei beni culturali. La valorizzazione dell’ambiente montano nonché dei SE può e deve intrecciarsi con iniziative “imprenditoriali”, di comunità, meglio se giovanili, fondamentali per la tutela dell’ambiente montano e delle comunità che lo abitano. E’ indispensabile aver contezza del fatto che per mantenere in vita i presidi montani occorre riconoscere adeguatamente il lavoro svolto dai montanari per produrre qualità ambientale e qualità di prodotto. Occorre costruire un patto di mutua solidarietà tra chi crea valore attraverso i SE e chi utilizza i SE, da realizzarsi attraverso PES (Pagamenti Servizi Ecosistemici) ma anche con un’adeguata presenza di infrastrutture e servizi che permettano alle società e alle economie locali di assumere la dignità di interlocutori forti nelle strategie private e pubbliche. In sintesi quindi i SE possono essere elementi rappresentativi di una nuova frontiera utile a coniugare reddito e tutela ambientale nelle aree montane e rurali. Uno strumento di cui farne un buon uso nei complessi rapporti Uomo/Natura, superando visioni meccanicistiche e settoriali. Non risolutivo e soggetto a possibile derive di mercificazione, ma finalmente uno strumento che crea un ponte tra Ecologia e Economia. A questo proposito va ricordato l’importante atto approvato dalla 52° Sessione della Commissione Statistica delle Nazioni Unite, riunitasi a marzo 2021. Dopo diversi anni di sperimentazioni realizzate in diversi paesi, l’Ecosystem Accounting del SEEA (System of Environmental Economic Accounting), ha finalmente consolidato e ufficializzato la possibilità tecnica di realizzare l’integrazione dei dati sugli ecosistemi e dei loro servizi ai dati nazionali ufficiali economici e delle altre attività umane nei vari paesi del mondo.
Vanda Bonardo
Al tema dei servizi ecosistemici è stata dedicata la conferenza annuale di CIPRA Internazionale che si è svolta a Biella dall’1 al 3 luglio 2021 dal titolo “Nuovi equilibri tra natura e società. I servizi ecosistemici nel rapporto città – montagna”.