E’ ormai opinione comune che nel corso dei prossimi anni all’interno delle aree periferiche, compresa la montagna vissuta come il comune che amministro, ci si dovrà confrontare con un ritorno al passato, dove i valori di redditività dello scorso ventennio non saranno più garantiti e i posti di lavoro in cui una persona trascorreva i 35 o 40 anni della sua carriera non esisteranno più, salvo qualche sparuta eccezione. E allora la domanda che sorge spontanea a un amministratore come me è la seguente: in montagna come si può far fronte a questa realtà problematica, arginando il rischio di abbandono di un territorio già carente di popolazione?
Una strada potrebbe essere quella dell’avvio di micro produzioni enogastronomiche locali, un’agricoltura sociale, con l’offerta di prodotti unici molto legati al territorio, capaci di generare curiosità e richiamo nei confronti dei luoghi di produzione. Ma allo stesso tempo i territori delle produzioni di qualità devono essere all’altezza di tale richiamo, per impressionare positivamente l’eventuale visitatore accorso. La popolazione residente e gli amministratori del territorio devono lavorare assieme nella promozione del loro territorio, fino ad arrivare al coinvolgimento dell’intera regione che, da parte sua, deve sostenere le iniziative locali arginando lo spopolamento e l’abbandono e generando un richiamo di grande rilevanza.
Non vi nascondo certo le difficoltà di un piccolo comune come il mio nel reperire le risorse, ma a volte queste ultime si possono trovare anche in strumenti esistenti, come gli ammortizzatori sociali, fondi indirizzati a soggetti svantaggiati che possono trasformarsi in un volano, in una prospettiva per il futuro. Sono finiti i tempi in cui bisognava pensare ai grandi investimenti, oggi questi non sono più possibili né necessari per partire, basta lavorare all’immagine di una ricchezza che già esiste ma che non ha ricevuto il giusto riconoscimento e rispetto. Le mie esperienze maturate in questi anni e che mi hanno visto promotore di iniziative di questo genere, indicano che è possibile intraprendere strade dal risvolto economico e allo stesso tempo con un occhio al recupero e mantenimento del territorio. Ma sempre tendendo presente che prima ancora di promuovere un prodotto e ampliarne la produzione è necessario rendere i suoi luoghi di origine gradevoli e accoglienti, e fra si che la curiosità dei visitatori possa diventare il volano dello sviluppo di un prodotto.
In questo processo virtuoso la risorsa montagna e le sue peculiarità devono trovare una sinergia con la città ed essere riconosciute con supporti concreti: dalla defiscalizzazione all’aiuto alle startup di giovani con piccole produzioni di qualità, dal reindirizzo delle quote annuali dei produttori di energia elettrica che oggi vanno alla Regione verso i luoghi della montagna, al ripristino dell’Imu dei fabbricati di categoria D ai comuni con l’impegno che venga utilizzato per lo sviluppo del proprio territorio, dal ripensamento dei servizi essenziali come la scuola, gli ospedali o il trasporto pubblico. Solo così noi amministratori di montagna, insieme a quelli di città, potremmo individuare una strada per innescare nuove prospettive all’interno di un’economia circolare.
Danilo Breusa, Sindaco di Pomaretto e Presidente consorzio del Ramie