Chiunque abbia percorso sentieri di montagna o attraversato antiche borgate delle valli di Lanzo si è imbattuto nei piloni votivi. Qualcuno li avrà senz’altro superati distrattamente; altri, forse molti, si saranno interrogati sul significato della loro presenza, e soprattutto sul contesto sociale e culturale che era sotteso ad espressioni artigianali ed artistiche così caratteristiche della cultura alpina e contadina.
Il pilone votivo, chiamato anche capitello o edicola, è una struttura architettonica religiosa cristiana di piccole dimensioni, che nasce da un culto popolare tramandato nei secoli. Normalmente viene costruito come ex voto per uno scampato pericolo, come una carestia o una pestilenza, ma serve anche come strumento di aggregazione della comunità cristiana, che presso di esso si può unire in preghiera (specie per la recita del rosario). Sono frequenti i restauri, in qualche caso anche la ricostruzione, o costruzione dei piloni, per fare memoria di un avvenimento, oppure per creare comunità. I Piloni, dai più modesti a quelli più riccamente decorati, si trovano non solo all’interno dei paesi, ma spesso sono presenti all’incrocio di strade o al limite di un confine, ed in generale nei luoghi legati alla vita rurale d’un tempo. Hanno origini molto antiche, tanto che alcuni li fanno derivare dai cumuli di pietre che le popolazioni celtiche, e successivamente quelle cristiane, costruivano ai bordi delle strade con funzione sia religiosa che di segnavia, come ad esempio quelli che si trovavano lungo i tracciati di pellegrinaggio. Tali manufatti, inoltre, costituivano un punto di riferimento luminoso nelle notti buie del passato o punto di riferimento sui sentieri.
La sezione del CAI di Lanzo, consapevole dell’importanza storica di questi manufatti, ha deciso di fare un censimento su tutti quelli presenti nella ex Comunità Montana, alcuni soci hanno iniziato a percorrere antichi sentieri e borgate sulla Val Ceronda, Val Tesso e Malone, Valle di Viu, Valgrande, Val d’Ala. Ogni pilone trovato è stato fotografato e ne è stata rilevata la posizione con il gps, in modo da creare una cartina sulla quale ricondurre il materiale multimediale realizzato. Attualmente ne sono stati censiti oltre 1.100, e il lavoro è ancora in atto.
Con questa iniziativa il CAI Lanzo vuole recuperare un pezzo di storia che si andava perdendo nelle nostre vallate, una banca dati a disposizione di tutti, consultabile in sede in orario di apertura.
Gino Geninatti, Presidente Sezione del Cai di Lanzo torinese
Info: www.cailanzo.it