L’idea è semplice ma non banale: individuare nelle valli alpine italiane delle attività di ricezione turistica capaci di offrire agli ospiti, oltre che un servizio alberghiero o para-alberghiero di elevata qualità, la possibilità di condividere identità locali, valori e problemi. Come? Attraverso servizi e iniziative che fungano da “chiave di accesso” alle peculiarità di un territorio, di cui la gran maggioranza dei potenziali turisti oggi conosce ancora molto poco.
Una volta individuati i “Luoghi”, il progetto viene socializzato con il gestore o responsabile della struttura, il quale decide liberamente se aderirvi o meno. Non si tratta semplicemente di un’adesione formale o passiva, ma della condivisione di un cammino comunitario verso la promozione di un turismo responsabile che possa offrire qualcosa di interessante e coinvolgente al turista, un’opportunità di reddito per il residente e la possibilità di interazione e collaborazione tra “pede” e “monte”, cioè tra chi viene dalla pianura e chi vive in montagna, finalizzate allo sviluppo durevole del territorio circostante. Il tutto messo a disposizione degli interessati attraverso il sito internet dedicato www.luoghididislivelli.it
Il “Luogo” quindi non è altro che una struttura ricettiva provvista di una propria identità fisica e socio-culturale, dettata dal radicamento e dal legame con le risorse del territorio circostante, che può rappresentare per il turista del XXIesimo secolo una valida e allettante alternativa al modello fino ad oggi proposto sulle Alpi al grande pubblico: quegli spazi omologati, tipo le grandi stazioni sciistiche, attraversati da “folle solitarie” di individui che si riducono ad essere semplici clienti consumatori anonimi di servizi in un contesto montano anch’esso anonimo. Spazi omologati che continueranno ovviamente ad esistere e a fornire reddito agli abitanti locali, ma probabilmente destinati a soccombere all’attuale crisi se non disposti a variare la loro offerta turistica (vedi “I mestieri della montagna” di Riccardo Torri più avanti).
L’urgenza di promuovere un progetto come questo è largamente condivisa da molti operatori turistici da noi avvicinati, disposti ad aderire alla rete dei Luoghi, sostanzialmente per due motivi.
Il primo motivo è una crisi economica che limita sempre più la libertà di scelta delle famiglie nella pianificazione dei periodi vacanzieri e che facilità la “riscoperta” degli ambienti, delle società e delle culture a km 0, o “dietro la porta di casa”. E quale terreno migliore di “riscoperta” se non le valli dell’arco alpino, definito da Werner Bätzing “una regione unica al centro d’Europa”.
Il secondo motivo è il forte cambiamento culturale in atto nelle popolazioni residenti nelle valli alpine e nei turisti. I primi, nativi o nuovi abitanti che siano, cominciano a “vedere” le potenzialità di un territorio da sostenere e sviluppare in modo sostenibile. Non più solo una riserva di risorse naturali da sfruttare, ma un sistema, o dei sistemi complessi, da “vivere” e preservare. I secondi, i turisti, ormai stanchi di “traslocare” la routine di pianura in quota dopo l’escursione e o la sciata, fatta di aperitivi con i villeggianti vicini provenienti dalla stessa città, cene in seconde case anonime con la dispensa piena di borse del supermercato comprate prima di risalire la valle, oggi cercano altro. Cercano contatti, relazioni, storie, culture, addirittura coinvolgimento con la realtà che vanno a visitare. E non si accontentano più di fare una sola attività sportiva come lo sci o l’escursionismo, ma oggi vogliono camminare e domani scalare. Poi magari fare un giro in mtb e l’ultimo giorno una visita all’eco museo per saperne di più sulla realtà locale, e magari tornare il weekend successivo.
Un’idea semplice ma non banale, si diceva, che oltre all’adesione degli albergatori coinvolti, ha visto l’interesse di tante altre realtà sensibili alla promozione dei territori. Come Aku trekking & outdoor footwear o Arte rovere antico, aziende impegnante nel sostegno dell’iniziativa. O la Rete delle comunità del cibo Terramadre, i Presidi di Slowfood, l’International Mountain Summit e altre importanti realtà interessate a sviluppare delle sinergie.
Perché lo sforzo collettivo per la promozione sostenibile dei territori alpini probabilmente oggi non ha bisogno della nascita di “grosse piattaforme” onnicomprensive, quanto di un lavoro di rete tra le varie realtà, e sono tante, che lavorano bene, dal basso, senza fare “tanto rumore”.
Maurizio Dematteis