All’interno del progetto triennale di cooperazione Italia-Francia Corpo Links Cluster – che ricordiamo ha avuto il merito di creare una produzione artistica transfrontaliera innovativa e per questo è stato insignito del premio InnoWards Savoie Mont Blanc 2018 organizzato da Actors of Economy  –,  Dislivelli ha accompagnato il processo di costruzione dell’offerta culturale mediante una ricerca scientifica condotta in stretta collaborazione con l’Université Savoie Mont Blanc e volta a analizzare il ruolo della cultura all’interno di processi di sviluppo locale.
Nell’approfondimento sulle valli italiane sono stati analizzati i casi della Valle di Susa e della Val Chisone e Germanasca, analisi confluite in due dossier di ricerca sull’analisi territoriale (Dossier 1) e sui pubblici potenziali (Dossier 2).

Dossier 1 – Analisi territoriale
All’interno del primo Dossier si è analizzato come accanto a territori specificatamente vocati al turismo, con economie che sfruttano in questa veste parte dei valori territoriali, vi siano ampi patrimoni che si sostanziano in numerosi beni storici e paesaggistico-ambientali. Questi sono riconosciuti da ampie dotazioni culturali, eventi ed attività multi-tematiche, con un punto di congiunzione importante determinato dall’associazionismo locale. Le dotazioni culturali delle valli italiane sono coinvolte nel doppio fronte della cultura materiale e immateriale, la prima rappresentata da numerosi musei ed ecomusei (il 29% del totale delle dotazioni), la seconda da capillari dotazioni di biblioteche (presenti in quasi tutti i Comuni), sale polivalenti e spazi culturali associati destinati alla collettività. Su questo fronte si appoggia un vivace sistema di associazionismo locale, riconosciuto da 986 associazioni censite e suddivise in associazioni di volontariato, sportive, sociali e culturali (il censimento è stato curato da Erwin Durbiano), a loro volta collegate al ricco sistema degli eventi proposti dal territorio.  Eventi che vanno dalle escursioni (finanche alle competizioni sportive), agli eventi a tema artistico storico, all’enogastronomia – molto importante e sovente integrata al resto -, le tradizioni locali (religiose e pagane), i convegni a tema e attività simili. Nella mappatura di un anno di eventi si è mostrato come il 37% degli eventi a carattere storico artistico sia accompagnata da buone offerte delle altre tipologie, più marcatamente dedicate al tempo libero o allo sport nelle aree turistiche, che cercano in questo modo di destagionalizzare l’offerta territoriale locale.

Dossier 2 – Analisi dei pubblici potenziali
Il secondo Dossier ha analizzato le caratteristiche del pubblico potenziale riferito alle attività e le pratiche culturali in zone di montagna. Analisi effettuata con un confronto tra tre differenti sistemi:
– bacino torinese potenzialmente interessabile a pratiche culturali di montagna;
– il bacino culturale della Valle di Susa e delle sue associazioni;
– un campione numeroso di persone provenienti da altre montagne italiane (alpine o appenniniche).
Tramite dettagliati questionari e interviste di profondità (che troverete nei risultati integrali all’interno del Dossier) si sono analizzate molteplici tematiche (suddivise in 13 sezioni), dal significato attribuito alla cultura, alle abitudini di frequentazione, ai desiderata inerenti i temi, gli artisti, la tipologia di spettacoli, finanche alle condizioni di costo e le caratteristiche dei luoghi. Così se la montagna emerge più spiccatamente legata a temi della cultura locale, mentre la città è più interessabile (da quesiti a priori) da temi del sistema-mondo, la stessa montagna è al contempo molto sensibile a temi di innovazione e qualità dell’offerta culturale, mostrando di apprezzare sì tematiche identitarie e legate alla storia locale, ma disdegnando il localismo e la chiusura. Allo stesso tempo la montagna è più aperta al movimento, lo spostarsi per praticare cultura come abitudine. Un’impronta maggiore che nelle pratiche urbane, dove sembra che si possa concludere: c’è più difficoltà a muoversi, o dicasi più semplicemente pigrizia. Molte altre conclusioni inerenti le tipologie di persone coinvolte o coinvolgibili da spettacoli culturali, i desideri, i comportamenti in relazione al costo le troverete dettagliate all’interno del lavoro.

Su questo progetto il percorso di ricerca dell’équipe italiana composta da Maria Anna Bertolino, Alberto Di Gioia ed Erwin Durbiano (sotto la supervisione di Federica Corrado) è stato presentato per la prima volta a maggio 2019 durante il Living Lab “Cultur’actractive: la cultura può rafforzare l’attrattività del territorio?”. I risultati sono confluiti successivamente nei due dossier presentati.
Certamente, dopo tutti questi approfondimenti, durante la lunga parentesi Covid rimane solo da chiedersi in quale stato si manterrà il patrimonio e in quale condizioni evolveranno questi elementi territoriali. Certi tuttavia che, al di là dei problemi materiali e pecuniari, forse più della replicabilità di un virus la cultura è coriacea, e da sempre ostinatamente dedita a rinascere.
Maria Anna Bertolino e Alberto Di Gioia

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