Gran Torino. Eventi, turismo cultura, economia, a cura di Piervincenzo Bondonio e Chito Guala, Carocci editore, 2012.

Il libro tratta la riqualificazione dell’offerta turistica e culturale della città e la sua rigenerazione urbana tracciando la storia del lungo processo iniziato negli anni Ottanta, quando il modello di sviluppo fondato esclusivamente sull’industria mostrava evidenti limiti di prospettiva. Le Olimpiadi sono quindi la conclusione di una lunga fase preparatoria e il punto di partenza per analizzare esiti e risultati della trasformazione.
E le montagne? Ancora una volta Torino e le Alpi appaiono come una dicotomia. La vitalità di progetti, proposte e idee che la città ha saputo offrire ai turisti dopo l’evento olimpico non si può osservare in maniera altrettanto consistente nelle valli. Anzi, le Olimpiadi hanno ulteriormente rafforzato il turismo invernale a scapito di una più sana destagionalizzazione verso cui si sta cercando di puntare attraverso progetti di cooperazione interna tra le sedi di gara. «Dopo i Giochi, l’impressione è che il legame tra area metropolitana e vallate alpine non si sia rinsaldato, ma che città e montagna abbiano intrapreso percorsi autonomi (o quantomeno scarsamente collegati)».
Il legame tra città e montagna può fornire un ulteriore elemento di caratterizzazione della nuova Torino? In prospettiva futura questo è un tema particolarmente sentito, che occupa l’intero ultimo capitolo del saggio e si presta per le conclusioni dell’ampio e complesso ragionamento sul post olimpico. Il confronto con due casi studio, Lione e Monaco di Baviera, due grandi spazi urbani che hanno saputo presentarsi come capoluoghi di due territori a forte vocazione montana, è molto utile per illustrare alcune opportunità che il progetto “Torino e le Alpi” potrebbe cogliere per fare finalmente del capoluogo piemontese una città delle Alpi.
Simone Bobbio