“Il governo del territorio montano nello spazio europeo. Innovare gli sguardi e gli strumenti per lo sviluppo sostenibile della montagna”, a cura di Gianluca Cepollaro e Bruno Zanon, Edizioni ETS, 2020

Il libro riprende alcuni contributi del convegno dallo stesso titolo, che l’Istituto Italiano di Urbanistica ha tenuto l’anno scorso a Riva del Garda assieme alla Provincia Autonoma di Trento, all’Ordine degli Architetti della stessa provincia e a tsm/step Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio, che ha curato questa edizione .
Non è un libro da leggere alla svelta, perché, mantenendo la promessa del sottotitolo (innovare gli sguardi e gli strumenti), è pieno di idee e di proposte che ci obbligano a fermarci e a riflettere, a rivedere i nostri “sguardi” e i nostri schemi mentali. Una prima metà è dedicata a idee, prospettive e proposte di carattere più generale, l’altra metà a percorsi e pratiche relative a territori italiani visti nel contesto della cooperazione europea, con una zumata finale sul Trentino.
Sarebbe troppo lungo passare in rassegna la ventina di contributi. Mi limito a segnalare per ognuno di essi i nomi degli autori con  alcuni spunti e flash che mi paiono particolarmente interessanti .
Nei capitoli di carattere più generale sono: la montagna tra chiusura e apertura: un “sistema socchiuso”? (introduzione dei curatori); la gestione dei cambiamenti attraverso l’informazione e la conoscenza, fragilità, ambiente e resilienza, centralità urbane e aree montane, urbanistica della rigenerazione (Zanon); urbanistica dell’abitare in montagna (Tomazzoni); “citadin e citoyen”, la cultura della manutenzione e della cura, un “patto per le terre alte”  e il necessario rilancio degli enti intermedi (Salsa); l’insediamento montano vissuto più come un condominio che come un villaggio (Castelnovi); urbanità e montanità: la montagna etro-integrata e il suo carattere laboratoriale  (Corrado); la gentrificazione montana (Mattiucci); delimitazioni, misure, metriche del patrimonio, relazioni comunitarie e funzionali (Lupatelli); le sfide del governo del territorio (Sbetti); dal paradigma della patrimonializzazione a quello dell’abitabilità, la radice produttiva del paesaggio e la rigenerazione come riattivazione economica (De Rossi e Mascino); fragilità montana, resistenza, resilienza, mono/multi-funzionalità, i sistemi socio-ecologici, funzionalità di base del capitale naturale (Santolini); una “svolta educativa”:  la pianificazione come processo di apprendimento collettivo, andare oltre l’antropocentrismo (da porsi  al di sopra a essere parte del tutto), da forecast a foresight (Cepollaro).
Nella parte su percorsi e pratiche delle montagne italiane: le montagne nel quadro europeo, AlpHouse cultura ed ecologia degli spazi alpini (Alberti); con il Progetto Alpe il FAI estende la sua preziosa attenzione alla montagna (Pratesi); La fondazione Dolomiti UNSCO: una gestione strategica a rete (Morandini); riterritorializzazione dell’Appennino  in chiave “territorialista”: comunità di patrimonio e riproduzione del patrimonio territoriale (De Bonis); resilienza e approccio paesaggistico in Sudtirolo (Oggiano); sviluppo, ambiente e paesaggio nel governo del territorio trentino (Turella); sempre in Trentino: l’acqua come risorsa energetica vista sotto l’aspetto delle competenze giuridiche nelle regioni autonome e a statuto ordinario (Postal); la medicina territoriale di base nelle aree montane: focus group e interviste in aree trentine (Zanutto). E ancora in Trentino: le sfide dell’innovazione turistica: il progetto Paganella Bike (Bazzanella, D’angelo, Gelsomino e Grigolli).
In conclusione: uno strumento utilissimo per guardare a un futuro già cominciato, che va ben oltre i tecnicismi di una pianificazione territoriale e paesaggistica tutta da ripensare.
Giuseppe Dematteis