Una legge nazionale sulla montagna? È dal 2002, sancito dall’Onu come “Anno internazionale della montagna”, che se ne parla in Italia. Per revisionare quella del ’94, ultima realizzata, considerata ormai da tutti una legge obsoleta. E finalmente, da febbraio di quest’anno, una “Proposta di legge per la montagna” è stata approvata dalla camera dei Deputati e giace in Senato in attesa di discussione.
«Non si tratta di una legge quadro – ammette Erminio Quartiani, deputatao Pd, presidente onorario del Gruppo amici della montagna e primo firmatario –. E non è nemmeno una legge organica. Sono una serie di disposizioni nazionali. Si ratta del “minimo comune denominatore” che ci ha permesso di realizzare una norma, la prima dopo 17 anni dedicata alla montagna».
Effettivamente sull’omogeinità della proposta ci sarebbe da discutere, dal momento che va da un fondo nazionale integrativo per i “comuni montani svantaggiati” che presentino un progetto idoneo, all’inquadramento del personale del Soccorso alpino, a un regime fiscale agevolato per Cai e ski club Fisi, a un certificato di eco compatibilità dei boschi, ad agevolazioni varie per rifugi di montagna e riconoscimenti per guide alpine e maestri di sci.
«Ma la cosa più importante – continua Quartiani – è che per la prima volta da 20 anni una norma nazionale contiene una definizione di montagna. Approvata alla Camera all’unanimità».
Proprio la definizione di montanità è stata spesso alla base del fallimento di ogni tentativo di legiferazione in ambito montano, a causa dei forti interessi in gioco e del rischio di qualche delegato in Parlamento di veder tagliato fuori il proprio comune.
«Sulla definizione di montagna la nuova legge continua a perpetuare parametri altimetrici inadeguati a descrivere la complessità delle aree montane – dichiara Enrico Borghi, presidente Uncem nazionale e vice presidente dell’Anci –. Il Ddl lega il concetto di marginalità all’altimetria, cosa evidentemente errata. Se solo dessimo uno sguardo all’Europa, ci accorgeremmo che tutti i documenti in materia richiamano all’esigenza di una combinazione di fattori che si articolano tra l’altitudine e altre caratteristiche naturali da un lato, e i condizionamenti socioeconomici, la situazione di squilibrio territoriale e il livello di degrado o di pericolo ambientale dall’altro. Invece il testo approvato dalla Camera non solo non apporta alcun miglioramento alla condizione dei territori montani, ma anzi rischia di determinare una situazione di regressione nell’intero sistema montagna. Non vi è nessun accenno alla necessità di realizzare uno strumento che possa consentire ai territori montani la compartecipazione allo sfruttamento delle risorse naturali come acqua, biomasse, foreste, permettendo quindi una reale partecipazione delle municipalità di montagna al percorso federalista. Si punta invece su un fondo integrativo di fatto inesistente: 6 milioni di euro distribuiti per oltre 4.000 Comuni. Sostanzialmente poco più di 1.000 euro all’anno in media, con i quali ogni Comune “svantaggiato” dovrebbe potenziare i servizi pubblici locali di competenza: scuola, risorse idriche, turismo, lavoro, presidio del territorio».
Una critica forte quella dell’Uncem. Ma che cosa ne pensano i diretti interessati? Cioè gli amministratori dei comuni di montagna? L’abbiamo chiesto a Giacomo Lombardo, sindaco di Ostana in Valle Po (Cn), che ha ricevuto quest’anno, secondo l’ultima divisione dei quattrini del Fondo nazionale della montagna, ben 82 euro di rimesse dallo Stato: «Servirebbe una legge organica. O fanno una vera politica per la montagna o si possono tenere le elemosine. Perché non servono. Noi abbiamo dallo Stato 42 mila euro all’anno per gli stipendi di due impiegati e un operaio. E basta». Lombardo, insieme a due assessori di buona volontà e un operaio, è intento a liberare i loculi del cimitero. Perché i pochi soldi che ha a disposizione cerca di investirli nel ripopolamento del suo comune. «Quest’anno abbiamo incrementato i residenti di 11 unità: un + 15% della popolazione. E sono tutti residenti attivi: 4 persone che gestiscono un nuovo albergo, 4 contadini, 2 che fanno formaggi e 1 grafico da Saluzzo. Sono i risultati di 20 anni di lavoro. Ma se non capiscono che per ripopolare la montagna c’è bisogno di una modifica della curva dell’Irpef, di un abbassamento delle tasse per queste attività, sarà tutto inutile».
Comunque sia il testo unificato C41, approvato di recente alla Camera, è in attesa della discussione al Senato. Dove l’onorevole Ermino Quartiani spera in una veloce approvazione senza eccessivi stravolgimenti nel corso dell’estate. In modo da poterlo rendere operativo entro l’anno solare.
Maurizio Dematteis