«Il futuro energetico? Mini impianti di fonti rinnovabili». Parola dell’economista e filosofo Jeremy Rifkin, considerato un guru dal movimento new global e un catastrofista da quello “hold global”. Che da qualche anno comincia ad essere ascoltato anche dalla parte avversa. Infatti, da quando il prezzo del petrolio, fonte energetica in via d’esaurimento, è schizzato alle stelle e Vladimir Putin dalla Russia minaccia di chiudere i rubinetti delle forniture di gas, la preoccupazione dell’approvvigionamento energetico non è più una prerogativa degli ambientalisti ma un problema generalizzato. «Siamo nel mezzo della terza rivoluzione industriale – continua l’economista filosofo –. Si prospetta uno scenario in cui l’energia viene prodotta comunità per comunità, casa per casa. Un’energia che gira liberamente in rete, che viene passata da un utente all’altro come l’informazione su Internet, in modo che anche il più piccolo produttore possa cedere la sua quota di eccedenza alla collettività».
Un’utopia partorita da un libero pensatore? Non proprio, perché grazie al Decreto legislativo attivato nel nostro paese nel settembre del 2005 denominato “Conto energia”, “ottimizzato” con la Finanziaria 2007, rivisto con i decreti ministeriale 6 agosto 2010 e 5 maggio 2011, oggi è una realtà. In pratica, grazie al “Conto energia”, è possibile farsi installare un impianto fotovoltaico in casa e collegarsi alla rete energetica nazionale (impianto in rete), in modo da cedere le eventuali eccedenze di energia elettrica prodotta. Ma non basta: per incentivare l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, il Gestore del servizio elettrico (Grtn), ente nazionale preposto alla gestione della rete, si impegna a pagare per vent’anni al produttore di energia “fatta in casa” una “tariffa incentivante” per ogni kilowat ora prodotto, superiore al prezzo corrente di 0,18. Se poi ci sono delle eccedenze da immettere in rete, il Gestore apre un credito al produttore, che potrà godere a sua volta assorbendo energia dalla rete nei momenti di picco dei suoi consumi.

«Con l’approvazione del Conto energia sono sicuramente aumentate le domande di impianti fotovoltaici – spiega Monica Signori, commerciale di Electro Solar, ditta leader nella costruzione e installazione di impianti fotovoltaici del Triveneto, nata nel 1999 –, anche se nel corso dei primi anni ci sono stati alcuni problemi». Sulla falsa riga delle esperienze tedesca e spagnola, dove il Conto energia, attivo rispettivamente dal 1995 e dal 2002, ha fatto registrare un vero e proprio boom delle installazioni, il Governo italiano si aspettava sicuramente maggiori risultati da subito. Ma a causa di lentezze burocratiche e difficoltà della gente a fidarsi delle nuove tecnologie, il Conto energia ci ha messo alcuni anni ad arrivare al pieno utilizzo. «Dal 20% del nostro fatturato realizzato con gli impianti fotovoltaici nel 2008, siamo arrivati al 70% nel 2010 – racconta Danilo Bano, titolare al 50% della società piemontese Esse, da anni impegnata nell’installazione di impianti fotovolatici –. Nel 2008 montavamo 150 kw di impianti, mentre nel 2010 ne abbiamo montati 4700. Una cifra francamente eccessiva, che ha innescato una serie di fenomeni di speculazione». Come una serie di società commerciali che vendevano i progetti, salvo poi mettere la realizzazione dell’impianto in mano a improvvisati.
Danilo Bano siede dietro la scrivania del suo ufficio di Lucerna San Giovanni, in Provincia di Torino, dove la sua ditta ha pian piano assorbito tutto il piano terra della palazzina di via Luigi Tegas: «Quest’anno il mercato direi che si è assestato, abbiamo installato sui 1000 kw, che è una cifra sensata. Ma attenzione – mette in guardia – oltre al discorso economico non bisogna scordarsi quello ambientale. Sicuramente chi installa un impianto fotovoltaico lo fa per scordarsi la bolletta dell’elettricità per almeno 40 anni, ma soprattutto per eliminare le immissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. Per farvi un esempio ho installato un impianto da 8 kwh presso la casa di un industriale. Lui non ha problemi di soldi, avrebbe potuto tranquillamente continuare a pagare le bollette. Ma mi ha spiegato che quello è il suo piccolo contributo per il futuro dei suoi tre figli». Sicuramente l’installazione di un impianto fotovoltaico per una famiglia è un investimento non indifferente. E anche se negli ultimi quattro anni i prezzi si sono dimezzati, si parla ancora all’incirca di 10.000 euro per un impianto da 3 kw su una casa di 100 metri quadri con genitori e due figli. Casa che deve avere a disposizione almeno una ventina di metri quadri di superficie esposta a sud per montare i pannelli. «La cifra da sborsare è ancora notevole – continua Danilo Bano –, ma continua ad essere uno dei migliori investimenti esistenti. Per un impianto da 3 kw spendo in media 10.000 euro; produco sui 3500 kwh in un anno, per un guadagno di 1000 euro. E in vent’anni ne riprendo ben 20.000». Sempre che i pannelli reggano. Le case costruttrici li garantiscono in media per 20 anni.
Molte delle richieste arrivate alla Esse sono di abitanti delle valli alpine piemontesi e liguri grazie alla frequentazione delle fiere regionali, «luogo importantissimo – spiega il titolare – per incontrare una domanda spesso bisognosa di rassicurazioni su queste “nuove” tecnologie. Ma non bisogna dimenticare che proprio chi abita in montagna può ottenere il massimo rendimento da un impianto fotovoltaico, grazie al 5% di rendimento produttivo in più dettato dalla mancanza di nebbia o pulviscolo che filtrano i raggi del sole».

Gli incentivi previsti dal Conto energia non si limitano agli impianti fotovoltaici. Accanto a tutta una serie di misure di promozione per le fonti rinnovabili, si trova una voce specifica per il solare termico, ovvero gli impianti di riscaldamento dell’acqua attraverso i raggi del sole. «Dal 2007 c’è stato un boom di richieste di installazione di impianti solari termici», spiega Roberto Roi, della società Acquagaia di Giaveno, in Provincia di Torino. Investimenti sicuramente minori rispetto a quelli per impianti fotovoltaici, i solari termici si aggirano all’incirca sui 9.000 euro, sempre per una fatidica famiglia di quattro persone in un’unità abitativa di 100 metri quadri. Si tratta di impianti capaci di fornire acqua calda ad uso domestico e per il riscaldamento degli ambienti: «Qualche anno fa avrei consigliato un impianto solare termico solo per l’acqua calda ad uso domestico – spiega Robeto Roi –, ma da qualche anno a questa parte, grazie alle nuove tecnologie, è conveniente usarlo anche per integrare l’impianto di riscaldamento della casa».
Anche a Roberto Roi, come a quasi tutti gli installatori di impianti solari, sta a cuore, oltre che la sorte della propria impresa, quella dell’ambiente del nostro pianeta: «Perché oltre al risparmio economico prodotto da un impianto solare termico – che riesce in media a far abbattere della metà i costi delle bollette di fonti di energia non rinnovabili, come il petrolio, nda – bisogna calcolare anche i risparmi ambientali. Si immette nell’atmosfera solo più vapor acqueo e non sostanze inquinanti». Una commistione tra attenzione all’ambiente e interessi, tra “sacro e profano”, che la Paradigma Italia, società tedesca sbarcata in provincia di Trento, produttrice di pannelli e collettori per impianti di solare termico, con agenti su tutto il territorio nazionale, esprime molto bene: «La società nasce nel 1998 a seguito della volontà di H. J. Korff – spiegano – di diffondere e distribuire sul territorio nazionale sistemi di riscaldamento ecologico che utilizzano energie “alternative”, limitando il più possibile l’emissione di sostanze nocive e riducendo lo sfruttamento di energie “non rinnovabili”. Il miglioramento della qualità dell’aria presente nei locali riscaldati, il miglioramento del comfort degli ambienti, nonché la salubrità delle abitazioni e la qualità della vita nel suo complesso sono da sempre le mission che accompagnano tutte le scelte strategiche della Società Paradigma».

Tutte le realtà impegnate a vario titolo nell’ambito della produzione di energia termica o solare, si dividono tra attività pratica e filosofia ambientalista: «Noi in definitiva – conclude Roberto Roi – non siamo altro che i mezzi di una trasformazione. Se il diciannovesimo secolo è stato il secolo del vapore, il ventesimo quello del petrolio, il ventunesimo è quello delle energie rinnovabili. Dobbiamo solo cercare di farlo capire alla gente, facendogli superare i comprensibili dubbi per il nuovo che avanza». Magari partendo dal basso, dalle fiere di paese.
Maurizio Dematteis