Troppo spesso, pur all’interno di strategie concordate e discusse a livello locale, gli imprenditori non riescono a stare dentro a regole dettate altrove e a un livello più alto. La montagna si può dare una strategia, ma sempre solo all’interno di regole non specificatamente pensate per la montagna: le risorse che arrivano dall’Europa devono essere distribuite attraverso meccanismi pensati a livello europeo e che, per forza di cose, portano a generalizzare invece di specificare e contestualizzare.
Nello stesso tempo molte risorse economiche raccolte nelle valli da popolazioni tradizionalmente risparmiatrici, sono investite nell’assoluta opacità della finanza globale.
Le popolazioni montane sono gabbate due volte: imprenditori montani che non riescono per tanti motivi a ottenere finanziamenti vitali e risparmiatori montani che non riescono a sapere in quali fiumi si perdano i loro investimenti.
Perché invece non cercare di organizzare il km zero degli investimenti, facendo in modo che il risparmio raccolto localmente serva a sostenere lo sviluppo attraverso un meccanismo trasparente di assegnazione dei finanziamenti alle imprese?
Si tratta di associare agli strumenti concertativi dello sviluppo locale (i partenariati, l’approccio dal basso, la progettazione partecipata, i patti per lo sviluppo), una dotazione finanziaria raccolta a livello locale e gestita con gli strumenti della finanza etica (trasparenza, rapporti fiduciari, garanzie leggere, conoscenza e controllo diretto).
In tanti anni di fondi comunitari gestiti con il metodo dell’approccio dal basso e della gestione locale, si è visto che nel tessuto rurale in genere e nel territorio montano in particolare, il sistema di relazioni personali e di conoscenza diretta tra chi gestisce il flusso finanziario e chi lo riceve, garantiscono almeno due effetti: maggiore efficacia nell’individuare gli obiettivi da raggiungere e livello bassissimo di insuccessi o “frodi”.
Le formule per utilizzare parte del risparmio raccolto in montagna in iniziative di sostegno allo sviluppo montano, devono essere naturalmente studiate con attenzione, ma si potrebbe verificare la possibilità di coinvolgere gli istituti di credito, tradizionalmente presenti nelle aree montane, al fine di creare speciali fondi per la montagna o linee di credito dedicate, in alternativa alla creazione di una vera e propria nuova banca cooperativa.
L’obiettivo è la gestione dello sviluppo montano dall’inizio alla fine, raccogliendo le risorse finanziarie a livello locale, stabilendo sul territorio sia gli obiettivi di sviluppo, sia le regole e le procedure di attuazione, rendendo più agili i processi di sostegno alle imprese e individuando quindi le strategie “sostenibili” anche per le aree più marginali.
Le aree interne della montagna piemontese non reggono i parametri mediamente imposti al territorio rurale europeo, sono aree marginali, sfavorite e che andrebbero equiparate alle aree più svantaggiate dell’Unione Europea. Se ciò non è possibile, tocca alla montagna inventarsi una strada diversa, innovativa, forse più informale, ma che consenta di stabilire veramente a livello locale come sostenere lo sviluppo e dove indirizzare le risorse, attraverso una formula che porti all’autogestione del proprio risparmio.
Marinella Peiracchia