Verona M., Di questo lavoro mi piace tutto. Giovani allevatori del XXI secolo, la passione per combattere la crisi, L’Artistica Editrice, 2012, pp.448
L’appassionata Marzia Verona, allevatrice di professione, ha fatto di questo libro un’esperienza di vita e ha voluto descrivere la situazione in cui vertono oggi i giovani allevatori nelle aree montane alpine. Non si tratta di una ricerca accademica tradizionale, ma di un esperimento nato su Facebook e che ha avuto un grande successo dal punto di vista sociale e partecipativo. Infatti il lavoro ha coinvolto circa 80 allevatori under 30 provenienti da tutto l’arco alpino, in particolare dalla Valle D’Aosta e dalle vallate piemontesi, che hanno rilasciato la loro intervista sul blog dell’autrice oppure direttamente “sul campo”.
Le Ict, ancora una volta, si fanno portatrici di un nuovo modo di pensare la montagna e in particolare dei giovani allevatori che ogni giorno la vivono con fatica e sacrificio, 7/7-24/24. I social network diventano un modo per sentirsi meno soli e isolati dal mondo, per comunicare agli altri le proprie difficoltà, incertezze, felicità quotidiane. Ed è da questa raccolta di informazioni preziose, oltre che dalle interviste ai diretti interessati, che nasce l’ultimo libro dell’autrice, così ricco di emozioni e quotidianità.
Fare l’allevatore è un mestiere difficile, duro, che non lascia niente al caso ma che, nonostante tutto, ancora oggi, attira le giovani leve che decidono, con intraprendenza, di percorrere questa strada, già imboccata dalla famiglia per alcuni, del tutto nuova per altri. I motivi per cui ragazzi e ragazze compiono questa “scelta di vita” dipendono essenzialmente dalla passione per gli animali e la montagna, dalla volontà di mantenere i legami con il luogo d’origine e, perché no, di affrontare la crisi in modo innovativo senza perdere di vista la tradizione e le conoscenze pregresse, derivanti da esperienze famigliari o formative.
Secondo l’autrice, infatti, l’attività che questi giovani allevatori svolgono è essenziale, fondamentale per comprendere l’importanza e le ricadute di alcune politiche europee, nazionali e regionali nei territori montani. Se si puntasse maggiormente alla formazione di questi segmenti giovanili, a incentivarli realmente e non solo economicamente, forse le attività per il recupero delle aree montane e marginali, sarebbe meno difficoltoso. Gli allevatori, e in particolare i giovani imprenditori in questo campo, possono farsi portatori di idee innovative, ma allo stesso tempo soddisfare quelle esigenze di tradizionalità che tanto vengono ricercate nelle politiche territoriali per la montagna e che le trasformerebbero in azioni finalmente efficaci ed efficienti, rispondenti alle sempre crescenti necessità sociali. Questo è quello che i giovani allevatori possono fare: rendere i territori montani più vivibili, senza puntare sui grandi numeri e lavorando concretamente per il bene comune. Ovviamente non sarà possibile sperare che tutti si adoperino continuando a lottare e a sacrificarsi senza merito. Sarà necessario eliminare ostacoli burocratici, normativi ed economici inutili e che, indirettamente, gravano sulla società montana in generale, e sugli allevatori in particolare.
Il superamento di pregiudizi pregressi da parte di molti potrà essere la chiave di volta e una svolta della montagna in un futuro non lontano.
Grazie quindi a Marzia Verona per questo spaccato di tradizioni montane così riflessivo e utile per comprendere che la montagna non può che dipendere da ciascuno di noi.
Cristiana Oggero