Sicuramente il rumore dell’elicottero non spaventa soltanto gli animali selvatici, bensì anche quelle specie di bipedi che silenziosamente affrontano i pendii con vari artifizi della tecnica, dagli sci con pelli di foca alle racchette da neve. Ebbene, sono questi gli esseri viventi che, innegabilmente, sono tornati a popolare la montagna d’inverno. E il loro ritorno ha creato una nuova piccola e sana economia riportando in vita rifugi e borgate una volta abbandonati e oggi divenuti fiori all’occhiello di un turismo peculiare e genuino in grado di attirare visitatori da tutta Europa. Molti gestori di rifugi, posti tappa e locande hanno investito tempo e risorse per coltivare un proprio bacino di frequentatori che verrebbero inevitabilmente messi in fuga dall’arrivo di piccoli gruppi di eliskiatori. Un fenomeno, per esempio, che si verifica regolarmente in Alta Valsusa come ha lamentato su questa testata Mattia Colavita, del posto tappa La Fontana del Thures.

In Piemonte, la Proposta di Legge Regionale 276 per regolamentare (o liberalizzare?) il settore dell’eliski è in discussione dalla sua presentazione il 5 luglio 2012 e avrebbe dovuto vedere l’approvazione entro l’inizio dell’inverno in corso. Per uscire da una situazione di sostanziale assenza di regole, sostengono i firmatari, è necessario demandare ogni decisione alle amministrazioni comunali sul cui territorio si effettuano le rotazioni. Nel corso dell’ultimo anno e mezzo, il dibattito ha coinvolto numerose persone, associazioni e organizzazioni e si è focalizzato, oltre che sugli aspetti ambientali, su questioni di sviluppo economico della montagna, raggiungendo livelli di scontro in alcune zone come l’Ossola. Ovviamente, anche quando la legge entrerà in vigore, le controversie continueranno nel momento in cui gli enti locali si troveranno a bandire le gare d’appalto per l’affidamento dei servizi di eliski. Proviamo allora ad analizzare l’impatto dell’eliski sull’ambiente naturale e umano delle montagne piemontesi.
L’eliski si delinea sempre più come un’attività accessoria dello sci in pista dal momento che viene proposto soprattutto alla clientela delle grandi stazioni. Ma rappresenta piccoli flussi turistici di persone facoltose e rumorose, interessate non tanto ai luoghi in sé, quanto alla possibilità di praticare un’attività mordi e fuggi. A livello alpino è vietato in tutti i paesi tranne la Svizzera, dove viene severamente regolamentato, e l’Italia salvo le Province autonome di Trento e Bolzano.
Si può comprendere come gli interessi in campo siano alti e forse andrebbero gestiti e disciplinati da poteri più forti del piccolo comune di montagna. Anche i professionisti che traggono un diretto vantaggio dalla diffusione dell’eliski, le Guide alpine, si sono spaccati tra favorevoli (Valsesia) e contrari (Val d’Ossola). Significa che la questione resta e resterà spinosa.
Simone Bobbio

Per approfondire: la posizione della Cipra Italia