Ci sono attività imprenditoriali per le quali, inutile negarlo, a doverle gestire in località di montagna si parte con un handicap rispetto alla pianura o alle città. Il gap dei servizi, i costi di gestione, la lontananza dai mercati ci sono e si fanno sentire. Ci sono degli elementi di unicità per la montagna, elementi che non possono essere riprodotti in pianura, in città – e tantomeno in Cina – e che possono costituire il punto di forza di un’impresa o di una attività economica che si sviluppa attorno ad essi? Nel corso del progetto Futuro nelle Alpi sviluppato dalla Cipra negli scorsi anni, un gruppo di esperti e ricercatori ha provato a rispondere alla domande su come sia possibile, nelle Alpi, utilizzare al meglio le risorse locali e regionali per la creazione di catene di prodotti e di servizi di successo. Tra le risposte a questa domanda chiave è emersa la necessità di sostenere lo sviluppo di prodotti e servizi particolari e prettamente alpini (alpine unique selling point) identificati da marchi e commercializzati in modo mirato anche al di fuori dalle Alpi. Quali sono queste unicità? Certamente paesaggio, natura, acqua, risorse forestali, produzioni agroalimentari, ma non vanno dimenticati la cultura e i saperi alpini. Questi elementi da soli non sono sufficienti a generare modelli di successo locale; sono indispensabili altri fattori “gestionali” quali la capacità di sfruttare il potenziale locale tramite forme di cooperazione con strategie di lungo periodo; saper collegare le esigenze del mercato extralpino con le strutture economiche interne; poter incentivare lo sviluppo di servizi di qualità rispettosi delle risorse locali (turismo dolce e gestione dei rischi naturali). Non è trascurabile la presenza di persone lungimiranti e capaci di trainare la collettività.
Più che di progetti di successo per così dire “spot” o “isolati” (nelle Alpi ce ne sono tanti, interessanti e meritevoli) vorrei portare come esempio un incubatoio di imprese alpine che fa perno sulla suddetta “unicità”, quello che si è sviluppato e consolidato nel land austriaco del Vorarlberg.
La regione austriaca del Vorarlberg è ricca di boschi di abete bianco. Alcuni anni fa è stato fondato un consorzio di qualità al quale aderiscono oltre 80 soci, dai proprietari dei boschi alle segherie, da imprese artigianali del settore legno e da architetti, il cui scopo è la diffusione delle costruzioni in legno. Sì è creata una catena di valore aggiunto che va dal proprietario del bosco al falegname. Il punto forte della catena sono il legname di provenienza locale ed il know-how che si è potuto sviluppare facendo di quella regione un distretto all’avanguardia. Oltre all’uso del legno sono state sviluppate tecniche di costruzioni tali da ridurre al minimo i consumi energetici. Anche in materia di edilizia a basso consumo la regione è all’avanguardia. Da alcuni anni la richiesta di legname da costruzione di produzione locale è aumentata ed il numero di edifici nuovi o ristrutturati, realizzati con legname locale, è cresciuto enormemente (oltre 60 edifici pubblici – centri comunali, scuole, istituzioni sociali – sono sati realizzati facendo largo uso di componenti in legno) tanto che, nonostante la crisi dell’edilizia e la meccanizzazione del settore, è aumentato il numero di addetti. Ci sono stati ampliamenti di imprese, un aumento del volume d’affari del settore, dell’export e degli occupati.
Con una doppia strategia si è sviluppata la risorsa naturale (legno) e la cultura artigianale (potenziale endogeno) per il conseguimento di obiettivi generali, garantendo al contempo un’impostazione sostenibile. Infine, il miglior utilizzo di una materia prima naturale come il legno contribuisce al rinnovamento, e quindi alla conservazione, dei boschi di protezione e delle riserve forestali che costituiscono il 50% della superficie della regione.
Francesco Pastorelli