Fine di novembre. A Presegno, la piccola borgata a 1000 metri di altezza frazione del Comune valsabbino di Lavenone (Bs), è caduta la prima neve. L’abbiamo salutata tutti con piacere, quassù, poiché negli ultimi anni si è vista sempre più di rado facendoci preoccupare per la sorte delle sorgenti da cui sgorga l’acqua che riempie l’acquedotto comunale. Oggi sono solo quindici i residenti stabili della borgata: ad eccezione di tre anziani nati e sempre vissuti qui, gli altri sono tutti ‘nuovi montanari’ per scelta. C’è chi qui ci è nato e ha poi deciso di tornare dopo un periodo più o meno lungo di lavoro nei centri industrializzati del fondovalle e c’è chi è nato e ha sempre vissuto altrove e per sorte o volontà ci è arrivato per ricominciare una nuova vita. Diversi sono i trascorsi di queste persone, diverse le estrazioni culturali e sociali, ma tra loro il comune denominatore è il piacere di vivere in tranquillità, a contatto con la natura e in stretta connessione con le stagioni, dedicandosi ad attività manuali, alla cura dell’orto e degli animali. Tra questi c’è la coppia formata da Enrico Sardano e Gabriella Cancelli (cl. 1952) provenienti da Chiari, grosso centro della pianura occidentale bresciana, venuti a vivere stabilmente qui nel 2010.

Enrico, nato in Puglia e ancora in tenera età emigrato al nord con i genitori, ha sempre fatto il muratore, salvo per un biennio in cui si è cimentato nella gestione di un bar a Chiari. Gabri è stata impiegata presso la fabbrica milanese di modellini e giocattoli Polistil, che a Chiari aveva il suo centro produttivo e da cui si è licenziata nell’80 per aiutare il marito nel bar. “Ci siamo conosciuti all’inizio degli anni Settanta”, raccontano. “Eravamo molto giovani, avevamo un lavoro. Il sabato e la domenica aiutavamo i genitori a costruire la casa dove, appena sposati, nel ’73, siamo andati a vivere. Abbiamo avuto due figli maschi, Marco e Lucio, nati il primo nel ’74 e il secondo nel ’75”. Gli anni trascorrono tranquillamente tra impiego e famiglia: “Il lavoro non mancava”, dice Enrico. “Durante la settimana si lavorava sotto padrone e il fine settimana si trovava sempre qualche lavoretto con cui arrotondare i guadagni e mettere via qualche risparmio”. È nell’89 che scoprono Presegno, grazie alla segnalazione di una piccola casa all’interno dell’antica borgata in vendita ad un prezzo accessibile: “Per molti anni salivo qui solo il sabato e la domenica per sistemarla nelle ore libere dal lavoro”, racconta. “L’ho ristrutturata con l’aiuto di mio suocero: all’inizio mi premeva fare il bagno e la cucina e man mano gli altri ambienti. In quegli anni Presegno non era così spopolato come è oggi. I giovani erano già scesi tutti ad abitare nel fondovalle dove trovavano lavoro in fabbrica con facilità, ma c’erano ancora molti anziani che allevavano mucche e animali di bassa corte. C’erano ancora la bottega e diverse osterie. La scuola elementare aveva già chiuso ed era adibita a colonia estiva”.

A causa della recente crisi economica, nel 2010 Enrico perde il lavoro di muratore: “Avevo già sessant’anni, troppo vecchio per lavorare e troppo giovane per andare in pensione per via del recente innalzamento dell’età pensionabile. Ho scoperto che l’impresa edile per cui avevo lavorato negli ultimi anni non aveva versato i contributi previdenziali previsti, ormai andati in prescrizione. Ho bussato a tante porte ma non c’è stato niente da fare, salvo un breve impiego alla Tenaris di Dalmine (Bg) di un mese e mezzo. Per fortuna, io e Gabri avevamo messo da parte un po’ di risparmi che tuttora ci consentono di vivere pur senza percepire alcuna pensione, facendo molta attenzione alle spese. È a causa oppure grazie a questa situazione che abbiamo sperimentato la vita di montagna a tempo pieno e vissuto come abitazione principale quella che fino ad ora era stata solo una casa di vacanza”. Il tempo, qui, trascorre tra i vari lavori svolti al ritmo delle stagioni. Prosegue Enrico: “A Chiari avremmo più spese, dovremmo pagare il metano e saremmo sempre sull’occasione di spendere. Anche se non siamo proprietari di porzioni di bosco, accordandomi con i proprietari di qualche appezzamento posso fare la legna in cambio del taglio di qualche pianta, e quindi scaldare casa e cucinare con la stufa e avere l’acqua calda grazie allo scaldabagno a legna. Non ho nemmeno dovuto acquistare la motosega, barattandone una di discreta qualità con qualche giornata di lavoro per una persona del luogo. Per noi già questa è una fonte di risparmio: la stufa rimane spenta solo nel periodo estivo, quando cuciniamo sul gas alimentato da una bombola a gpl. Inoltre, qui ho avuto l’occasione di fare qualche lavoretto edile e di manutenzione del verde per alcuni proprietari di seconde case, guadagnando qualche soldo. Ci siamo improvvisati anche come dog sitter, badando e portando a spasso i cani di qualche residente mentre è al lavoro! Ma, soprattutto, qui mi piace la mia casetta, mi piace fare la legna, fare l’orto, andare per noci e castagne, tenere qualche animale”. Da curiosa di tecniche orticole, chiedo a Enrico quali strategie adotta per avere una così buona produzione di verdure: “In autunno concimo le parcelle con letame maturo di mucche allevate a Presegno, che interro con una vangatura profonda. Poi copro con un telo scuro per evitare la fotosintesi e quindi la crescita delle spontanee. In primavera scopro: il terreno è leggerissimo e ben areato, pronto per essere seminato e per mettervi le piantine a dimora. Lungo i bordi trapianto piantine di insalata, mentre nel mezzo semino varie colture tra cui altra insalata in modo da averne per tutta estate. Quando semino i cavoli semino insieme ancora altra insalata, che cresce prima e non ne ostacola la crescita. Oltre al piacere del fare l’orto c’è il gusto di mangiare cibo proprio”. Di recente, Enrico ha preso anche un paio di caprette di razza Saanen: “Le ho svezzate io col biberon, mi sono molto attaccate e mi stanno sempre vicine. Siccome c’è un vicino che alleva alcuni capi della stessa razza, al compimento dei diciotto mesi vorrei farle mettere incinta dal becco. Se riusciremo, l’idea è quella di fare piccoli stracchini per noi. Durante l’estate ho fatto il fieno da immagazzinare per l’inverno: un’altra persona del posto mi ha concesso il proprio fondo da tenere pulito in cambio del foraggio”. E, proprio in questi giorni, sta ultimando la costruzione di un pollaio che dalla prossima primavera ospiterà una decina di galline che forniranno uova e qualche pollastrello per l’autoconsumo: “Al momento di guadagni non se ne vedono”, ammette Enrico. “Anzi, per alcuni anni è necessario spendere per fare quegli investimenti che si spera vengano ripagati a lungo andare”. Alla sera, è tempo di una partita a briscola al circolo del paese, l’unico bar rimasto aperto ad accogliere i residenti per qualche momento di relax e convivialità conclusi i lavori della giornata. Gabri, più amante della solitudine, preferisce invece godersi la propria casa: “A me all’inizio qui non piaceva molto”, ammette. “Arrivavo al venerdì e scendevo la domenica perché avevo il secondo figlio ancora a casa e il nipote a cui badare. Ora che il figlio ha trovato un lavoro e il nipote è cresciuto posso permettermi di stare qui con Enrico stabilmente. Adesso mi sono adattata e vivo qui senza preoccupazioni. Grazie al lavoro nell’orto riusciamo ad avere verdure lungo tutto il corso dell’anno. Ora che è inverno attingiamo dal freezer, che è ricolmo degli ultimi raccolti di fine estate e autunno. Abbiamo scoperto quanto è piacevole cucinare e mangiare i propri prodotti. Io cucino tanta verdura, faccio il pane e alcuni dolci nel forno della stufa. Nel pomeriggio aiuto Enrico in qualche piccolo lavoro in esterno, così sto all’aria aperta e faccio un po’ di movimento”. Infine, con un sorriso mi svela un proverbio che ancora non conoscevo e che, da ‘nuova montanara’ qual sono anch’io, faccio mio: “Dove c’è gusto non c’è perdita”, poiché trasferirsi in montagna non equivale necessariamente a risparmiare denaro rispetto alla città, ma, per chi è vocato alla vita di quassù, significa sicuramente guadagnare in piacere per le semplicità che la vita a contatto con la natura e al ritmo delle stagioni sa regalare.
Michela Capra