“Un viaggio che attraversa i paesaggi, connettendoli”. Questa la quintessenza del progetto artistico-culturale Dislivello. Un trekking artistico sperimentale, che ha condotto Stefano Comensoli e Nicolò Colciago da Garbagnate Milanese, dove vivono e lavorano, fino all’ex Villaggio Eni di Borca di Cadore. Qui, durante un periodo di Residenza, hanno realizzato un’opera-bivacco immersa nel bosco, utilizzando materiale di recupero trovato sul posto.
Nicolò Colciago (29 anni) e Stefano Comensoli (27 anni) sono due artisti milanesi, che fanno parte da anni del progetto artistico Spazienne (insieme a Federica Clerici, Alberto Bettinetti e Giulia Fumagalli, www.spazienne.it), “contenitore in continuo movimento” della loro pratica. Il progetto, nato nel 2014, ha avuto origine “dall’esigenza di fare ricerca in modo indipendente e dalla necessità di attivarsi” degli artisti, il tutto rafforzato dalla “volontà di intraprendere un percorso individuale e contemporaneamente condiviso di idee, bellezza e coraggio”. Il risultato, come sostengono gli autori, è uno spazio di ricerca che “indaga e propone contenuti che sviluppino nell’ambito del pensiero artistico la ricerca di possibilità altre”, innescando, attraverso il confronto teorico e pratico, “una procedura di lavoro che viene a comprende l’aspetto installato, nonché la comunicazione grafica ed editoriale e talvolta l’aspetto auto-curatoriale”. All’interno di questo “progetto espositivo nomade con un’identità definita e contenuti dinamici”, tematiche e metodologie condivise hanno portato gli artisti ad affiancare la pratica individuale a lavori o collaborazioni collettive. Individualmente Nicolò “ricerca e progetta la possibilità di uno sguardo altro sul quotidiano riutilizzando materiali e oggetti prelevati dalla realtà urbana”, mentre Stefano concentra la sua ricerca “sul processo e sul linguaggio del digitale, riportando i dettagli della progettazione virtuale nel reale mediante l’utilizzo di oggetti di uso comune”. Quando collaborano (lo fanno dal 2013, prima che Spazienne nascesse), si dedicano “all’indagine del lavoro e del gioco, con una forte attitudine al confronto” ed adottando “soluzioni e tecniche popolari, manuali, atte all’autoproduzione, istintive e spontanee. Non figlie di un’iper-progettazione”.
Ed è proprio insieme che Nicolò e Stefano hanno deciso di affrontare il progetto Dislivello, coprodotto da Dolomiti Contemporanee (www.dolomiticontemporanee.net), Progettoborca (www.progettoborca.net) e per l’appunto Spazienne: un trekking artistico esplorativo e sperimentale che questa estate li ha condotti da Garbagnate Milanese (Mi), dove vivono e lavorano, fino a Borca di Cadore (Bl). A piedi, zaino in spalla e notti in tenda, per approdare all’ex Villaggio Eni di Borca, prodigioso progetto architettonico-urbanistico realizzato tra gli anni ’50 e ’60 dall’architetto Edoardo Gellner (partendo da una visione di welfare straordinariamente innovativo di Enrico Mattei), sul quale dal 2014 è attiva la piattaforma di rigenerazione Progettoborca (implementata da Dolomiti Contemporanee e Minoter, insieme alla rete di partner Dc), che lo ha trasformato (la Colonia in particolare) in un vero e proprio “laboratorio integrato della produzione culturale“.
I due “art-trekker” sono partiti da Garbagnate il 19 luglio per arrivare a destinazione il 7 agosto. 20 giorni di cammino, circa 1200 metri di dislivello: dalla pianura milanese alle pendici dell’Antelao, dove sorge l’ex Villaggio Eni. Quasi 500 km che Nicolò e Stefano hanno deciso di percorrere seguendo un itinerario di trekking, attraversando ed indagando paesaggi e spazi che di giorno in giorno gli si presentavano. Dislivello è stato, e voleva essere, un viaggio al limite tra introspezione e installazione itinerante, come confermano le parole dei due artisti: «Il progetto è un percorso, un’escursione, un viaggio. Un’esperienza in progressione. Un cammino che attraversa lo spazio reale e di ricerca. Mette alla prova, elimina le sicurezze, le abitudini, altera l’azione e l’equilibrio di produzione sia come processo sia come luogo. L’assenza di una casa base, un luogo stabile di lavoro e di archiviazione di materiali. Uno studio mobile. Lavorazioni in itinere. Trasporto materico e di vissuto essenziale. Archivio visivo in continua espansione. Continui stimoli e l’incontro di scenari differenti saranno il diario dell’avvicinamento alla montagna. Un allenamento costante e concentrato nell’avanzamento di paesaggio. Attraversare il dislivello. Privarsi di sicurezze per superare il limite».
Nicolò e Stefano, attrezzati a livello logistico, cartografico e di comunicazione grazie all’aiuto dei partner del progetto (Salewa, Tabacco Editore e Tuttosport Longarone), hanno camminato dalla mattina alla sera, dormendo in tenda e decidendo il proprio itinerario giorno per giorno. Il loro viaggio ha avuto una restituzione quotidiana, gestita dagli stessi artisti, grazie al social-network Instagram: una sorta di diario di bordo attraverso il quale hanno potuto condividere esperienze, emozioni ed anche sudore. Lungo il tragitto Nicolò e Stefano hanno raccolto informazioni, dati, immagini e riflessioni: materiale utile come punto di partenza per lo sviluppo di una pubblicazione. I due artisti durante la spedizione hanno anche “creato”, ispirati dagli scenari incontrati ed utilizzando oggetti e brandelli di materiale di scarto trovati sul posto, improvvisando delle piccole installazioni come “segnavia” lungo il loro percorso.
Attraversando fiumi, costeggiando laghi e risalendo pendii, Nicolò e Stefano sono finalmente arrivati all’ex Villaggio Eni, “meta della spedizione ed inizio dell’esplorazione”. Qui, infatti, i due artisti si sono messi subito all’opera per portare a termine la seconda fase di progetto Dislivello: la costruzione di un’opera-bivacco. Innanzitutto hanno perlustrato l’area in cerca di un luogo dove poterla realizzare: un luogo appartato, volutamente nascosto ed immerso nel bosco. Individuato il sito adatto, Nicolò e Stefano hanno iniziato la ricerca del materiale necessario per costruire la loro “barca nel bosco”, trovando nella Colonia del Villaggio una vera e propria “miniera d’oro”. Una miniera di oggetti e materiali a cui i due artisti sono riusciti a ridare vita, realizzando una struttura in stretto legame con l’esplorazione del territorio e dettata dai materiali ritrovati giorno dopo giorno: un’opera in bilico tra architettura ed installazione artistica.
Nicolò e Stefano, dopo due settimane intense di Residenza artistica presso l’ex Villaggio Eni, hanno infine fatto ritorno (in treno) a Garbagnate, riprendendo la loro attività artistica e lavorando alla stesura della pubblicazione relativa a progetto “Dislivello” che vedrà la luce nei prossimi mesi.
Andrea Cittadini
Info: https://www.instagram.com/dislivello_project/?hl=it
Statement
di Nicolò Colciago + Stefano Comensoli
“Curiosità e sensibilità permettono di vedere ciò che è ovunque e allo stesso tempo invisibile perché dato per scontato.
I luoghi che attraversiamo, viviamo e analizziamo.
Oggetti vissuti, dimenticati e abbandonati.
Un processo di accettazione dell’oggetto per quello che è. Senza il bisogno di modificarlo per esaltare ciò che vediamo. Non bisogna formare, ma informare.
Materiali industriali, grezzi, rovinati e consumati; forti e indipendenti con un carattere specifico che va approcciato, conosciuto, mai forzato. Un equilibrio che non possiamo dettare, ma dove poter fare.
Soluzioni e tecniche popolari, manuali, atte all’autoproduzione, istintive e spontanee. Non figlie di un’iper-progettazione.
Il display ritorna ad essere uno spazio che custodisce una sua logica. Totalizzante a tal punto da essere in grado di staccarsi dal luogo in cui è inserito per ricreare un altro mondo. Il nostro.
Ciò che vediamo fuori risuona in noi creando un legame a doppio filo tra pensiero e realtà.
Necessità di restituire la nostra concezione di bellezza per mezzo di elementi prelevati, visti e assorbiti che creano uno spostamento di sguardo.
Indaghiamo il fascino dell’instabile spontaneo con la forza e l’equilibrio.
Attraverso gioco, lavoro e confronto esploriamo la possibilità e l’unicità. Mostriamo il noi come un lavoro in corso.”