La Bottega del Possibile è un’associazione di promozione sociale, un laboratorio culturale per pensare e produrre saperi di domiciliarità nel campo delle politiche sociali e sanitarie volte a produrre innovazione e integrazione dei servizi, per dare centralità alle persone ed ai loro bisogni all’interno di un sistema di welfare locale partecipato e di comunità.
È nata nel 1994 a Torre Pellice (Torino), grazie all’opera svolta da parte di Mariena Scassellati Sforzolini, fondatrice e ideatrice della cultura e della traduzione del lemma domiciliarità. Un Assistente sociale di grandi qualità e capacità, che ha saputo conquistare un elevato riconoscimento sociale, oltre alla propria comunità professionale, contribuendo a dotare la Valle Pellice di un sistema locale dei servizi che era divenuto, negli anni 70 del secolo scorso, punto di riferimento nazionale dati i suoi elementi di innovazione e integrazione. Va attribuito a Mariena la nascita del primo servizio sociale territoriale in Italia, era il lontano 1966. Il Foyer di Angrogna, una struttura a carattere familiare che oggi classificheremo come una sorta di Housing sociale, lo fece nascere nel 1980, per dare rifugio alle persone dell’alta Val d’Angrogna nel periodo invernale e, quindi, fin dalla sua “nascita” è stata una storia di comunità. Una struttura pensata per e con i cittadini della Valle al fine di poter preservare la loro domiciliarità e contrastare i rischi di una possibile istituzionalizzazione.
A distanza di oltre 30 anni dalla sua nascita, continua a perseguire come finalità l’elaborazione e la diffusione della cultura della domiciliarità. La Bottega del Possibile è ad oggi la realtà più qualificata e riconosciuta a livello nazionale nel campo della ricerca e progettazione sociale per fornire consulenza nello sviluppo di progetti a supporto della domiciliarità, e della formazione continua sui temi ad essa connessi a dirigenti e operatori dei servizi, nel quadro di un approccio di salute comunitaria.
Nella visione de La Bottega del Possibile, la domiciliarità è il principio guida che orienta le diverse forme di protezione e le pratiche dei servizi sociali e sanitari in una visione il più possibile integrata degli stessi al servizio della persona assunta nella sua globalità.
In relazione alla propria storia e mission, la cultura e il sostegno alla domiciliarità resta ancora a nostro avviso un principio guida che può caratterizzare un sistema dei servizi e le comunità locali per renderle accoglienti, ospitali, aperte, attrattive, inclusive, nonché, solidali e prossime.
Riteniamo che l’investire sul sostegno alla domiciliarità, che ogni persona ha, possa contribuire a contrastare i rischi di periferizzazione che corrono le aree marginali. Poter disporre di un adeguato e accessibile sistema dei servizi, con una giusta dotazione di personale formato, consente di poter offrire un contesto ambientale e sociale in grado di assicurare relazioni e legami sociali, i quali contribuiscono notevolmente a migliorare la qualità della vita e il benessere percepito dalle persone.
Investire sulla domiciliarità, e sui servizi alla persona è strada maestra (obbligata) per rendere ancora attrattive e abitate, anche dalle nuove generazioni, i piccoli paesi di questo territorio. Poter sentire la presenza e la vicinanza dei servizi, nonché, della comunità operosa e solidale, rassicura ogni persona nel momento in cui si presenta una fragilità o un bisogno.
Il sistema verso il quale ci battiamo è un sistema non chiuso negli uffici o negli ambulatori, ma un sistema che opera nella e con la comunità, nei luoghi dove le persone vivono, lavorano, socializzano, studiano, mettendo in campo operatori di comunità; operatori chiamati a tessere reti e legami sociali, ad attivare le risorse presenti e a valorizzare le risorse dei singoli e delle comunità stesse.
Ecco che l’insegnamento e le pratiche agite da Mariena tornano nuovamente utili, riprendere e rilanciare l’esperienza del visitatore itinerante, oggi lo denomineremo l’operatore itinerante di comunità , per andare verso e per non attendere che siano sempre le persone a doversi recare dai servizi, consentirebbe di realizzare un’azione di ascolto e di rilevazione partecipata dei bisogni per mettere in campo risposte che non siano guidate solo dall’offerta, ma rispondenti, adeguate e appropriate agli stessi. Investire su tali operatori e sul sostegno alla domiciliarità renderebbe concreto l’indirizzo politico che oggi indica La casa primo luogo di cura”, ritardando così l’eventuale inserimento in una struttura residenziale della persona fragile o divenuta meno autonoma.
Al progressivo invecchiamento della popolazione, che caratterizza ormai anche questo territorio, occorre un sistema dei servizi consapevole di una domanda di assistenza e di cura crescente e sempre più complessa. A questa domanda occorrerebbe saper rispondere dando preminenza al sostegno della domiciliarità, sapendo anche sperimentare nuove forme dell’abitare, per poter disporre di ambienti familiari dentro i quali la persona possa riconoscersi e sentirsi rassicurato e riconosciuto come persona.
Per incentivare l’insediamento di nuove famiglie occorre infrastrutturare il territorio con dei servizi di sostegno alla genitorialità e a supporto dell’infanzia e dell’adolescenza; il progetto che abbiamo sperimentato nel Comune di Beinasco e Piossasco, a nostro avviso è rappresenta una buona pratica. Un progetto che ha accompagnato e sostenuto la futura mamma dalla gravidanza al primo anno di vita, offrendo delle opportunità e servizi che hanno consentito a quelle persone di sentire vicini e rispondenti i servizi e di tessere relazioni e legami sociali, e di avere risposte differenziate e personalizzate in grado di assicurare una crescita in salute del bambino.
Investire sulla domiciliarità consente di prendersi cura delle persone assunte nella loro globalità, dei loro bisogni e desideri, contribuisce a rendere le comunità più operose e capaci di prendersi cura di tutte le persone che abitano le stesse.
Salvatore Rao, Presidente de La Bottega del Possibile