«Vengo da Marsiglia, ma sono nato al mare per sbaglio», precisa Renaud Bellucci alzando le spalle nella tenuta blu da lavoro. Dietro di lui, le vetrate nuove del corpo centrale del forte di Cuguret, sentinella di pietra che dalla fine dell’Ottocento veglia sul paese di Jausiers, riflettono il cielo mosso di ottobre: nuvole alte al galoppo e capannelli di nebbie sospesi sui valloni in ombra.
La nuova vita del forte inizia col suo primo proprietario. È il 1971 e lo Stato francese decide di mettere all’asta gli immobili militari dismessi. Un sottile filo di fumo, una candela che si spegne senza rilanci, e Jean Roux si aggiudica la postazione di Cuguret. A sessantadue anni, questo energico pensionato ha deciso di fare del forte il solitario rifugio dell’autunno della sua vita. Lascia la famiglia e mette un solido muro di cinta fra sé e il resto del mondo.
Costruita fra il 1883 e il 1891, secondo la linea difensiva ideata dal generale Séré de Rivières, la postazione di Cuguret si trova a 1866 metri di quota e la si può raggiungere a piedi, per un sentiero che prende quota ripido fra i pini, oppure attraverso una sterrata di cinque chilometri. È lungo questa pista che il 10 agosto del 1987 fa capolino la moto di Renaud, aspirante meccanico di sedici anni che fugge appena può nello chalet di famiglia a Sainte-Anne-la-Condamine. Il caso vuole che Jean Roux sia un esperto consulente finanziario, ma coi motori non abbia grande dimestichezza. Renaud gli sistema il martello pneumatico e il pomeriggio passa veloce fra chiacchiere e riparazioni. Al momento del rientro, il ragazzo si dimentica di alzare la corda tesa attraverso la strada per dissuadere gli intrusi. Complice il sole basso sull’orizzonte, non la vede e la centra in pieno: viene sbalzato dalla moto, il casco strappato dalla testa. Soccorso, Renaud perde conoscenza e va in coma per qualche giorno. «Non era il mio momento, evidentemente: mi sveglio e appena posso torno al forte a dare mie notizie». Da allora, Renaud torna spesso a Cuguret, dove ad aspettarlo trova sempre qualche macchina da aggiustare. Intanto gli anni passano. Quando ne compie 90, l’eremita deve lasciare il suo rifugio: è il cuore malato a imporglielo. Abbandonato a se stesso, a partire dal 2000 il forte subisce gli affronti delle stagioni e i furti dei vandali. Renaud tampona come può, ma la situazione peggiora: «Il forte era la sua creatura e vederlo cadere a pezzi gli faceva male: per questo Jean Roux si è deciso a vendere e mi ha fatto la sua proposta. Avevo trent’anni e non mi bastavano i soldi. Così ho messo in vendita la casa e ho chiesto un prestito alla banca: era una vendita diretta, all’antica. Peccato che il giorno della firma Jean Roux abbia avuto una crisi cardiaca, e la vendita sia saltata…». Solo qualche tempo dopo Renaud diventa finalmente proprietario del forte: corre l’anno 2004. Responsabile del magazzino della Direction départementale de l’Equipement, passa a un part-time per consacrarsi nel tempo libero ai lavori di restauro. Di cose da fare ce ne sono tantissime e alcune sono urgenti. I primi anni servono per tamponare le modifiche non proprio ortodosse apportate dal vecchio proprietario: bisogna rimuovere detriti e rifiuti, consolidare le strutture, organizzare gli scarichi, impermeabilizzare le superfici. Quindi, bisogna riportare il forte al suo aspetto originario, adattandolo alla nuova destinazione. Il progetto è quello di farne un luogo d’accoglienza, per gli escursionisti che si fermano una notte, per chi ci verrà a esporre, suonare, parlare nei locali: insomma, un luogo dove è bello vivere e passare del tempo insieme. Senza fretta.
Oggi è nata un’associazione, “Les ermites du fort de Cuguret”, che riunisce i volontari impegnati nell’opera di recupero e valorizzazione del patrimonio naturale, culturale e sentieristico locale. I protagonisti principali dell’opera titanica sono Renaud e suo padre, ogni anno in azione dalla primavera all’autunno inoltrato. Renaud ha lasciato il lavoro (non erano più disposti a concedergli il tempo parziale) e sta dando fondo alla liquidazione per risistemare il forte. Quest’anno, prima della neve, sono riusciti a finire tre piccoli alloggi ricavati nella caserma, che a partire dalla prossima stagione potranno offrire un po’ di respiro economico a un’impresa fino a questo momento totalmente autofinanziata. Infatti l’unico esito di una proposta presentata alle autorità e agli attori locali da Renaud, un percorso escursionistico transfrontaliero attraverso le fortificazioni più interessanti disseminate lungo il confine fra Italia e Francia, si è trasformato dopo mesi di lavoro in una carta, per di più limitata al solo versante francese: «nessun interesse a farne un progetto di portata europea». Ma Cuguret è già adesso più di un punto sulla carta e più di un progetto: è un luogo raro, intriso di luce e di bellezza. Dove chi bussa alla porta del forte può dissetarsi e scambiare qualche parola. Un luogo da cui si scende solo per tornare ancora e ancora.
Irene Borgna