Silvia Rovere è una nuova montanara speciale: sindaca di Ostana, dove vive con la famiglia, gestora del rifugio Galaberna e lavoratrice indefessa. Sono 13 anni che vive in montagna, e viene dalla pianura, prima Villanovetta, poi in città per studiare, infine a fare esperienza in giro per l’Europa e per il mondo. Da 13 anni risiede ad Ostana e con il suo compagno, di origine spagnola, alleva tre figli: 15, 13 e 8 anni. Le abbiamo chiesto di raccontarci cosa vuol dire crescere i figli in un piccolo comune di media montagna oggi. Ed ecco le sue risposte.
È possibile crescere i figli ad Ostana?
Quando siamo arrivati ad Ostana, quindici anni fa, i servizi non c’erano. Eppure sono ancora qui. Non c’era il pullmino per la scuola, non esisteva una baby sitter e men che meno un nido. All’inizio ci siamo arrangiati, e sicuramente qualche disagio l’abbiamo avuto, ma ancora oggi quando la mattina mi sveglio e guardo fuori dalla finestra sono subito felice. E poi oggi che c’è lo scuolabus, il doposcuola e altri servizi, alcune famiglie vanno lo stesso via. E va bene così, perché ognuno è libero di decidere quello che vuole fare. Ma al di là dei servizi quello che fa la differenza per chi ha deciso di rimanere a vivere in montagna è capire il bello di poter stare qui. Altrimenti è tutto inutile.
Rimarrete per sempre?
Non vedo il mio futuro per sempre qui e non penso che passerò qui la mia pensione. Non è detto che un giorno non me ne vada anche io. Ma per ora ci sto bene, anche se la mia famiglia qui non ha radici che non si possano sradicare. Mio marito è arrivato dalla Spagna, io dalla pianura. Ora sono 13 anni che faccio la montanara e mi piace, mi piace il contesto ambientale, mi piace l’idea di poter contribuire direttamente alle cose che succedono ad Ostana. E poi nonostante i cambiamenti climatici sono sicura che qui continuerò a vivere bene. In città, io che ho la pressione bassa, oggi vivrei male. Pativo l’afa già da giovane, quando ci abitavo. Qui invece mi piace andare in giuro in natura, l’ambiente montano mi rilassa. Faccio la rifugista da più di 10 anni e a Ostana riesco a farlo bene, con un buon rapporto con i miei dipendenti e con la comunità locale.
Quanti bambini ci sono ad Ostana?
Ad Ostana oggi ci sono 7 bambini dai 3 ai 15 anni. Nell’ultimo anno 4 se sono andati ed 1 è arrivato, nuovo. Io ho 3 figli, una di 15, una di 13 e il piccolo di 8. La mia grande, 15 anni, per ora se la vive bene. Fa la prima superiore a Saluzzo e va e viene con il bus. Passa molto tempo a Saluzzo, appoggiandosi alla casa di mia mamma. Vive la settimana intensamente, tra le lezioni di danza, i recuperi scuola e gli scout. Poi nel weekend viene a casa, e magari si riposa davanti alla tv come tutti i suoi coetanei. Mi sembra felice. La seconda invece, lo so già, mi darà più filo da torcere. Ma ora addirittura li vedo andare a scuola con la felpa con su scritto Ostana. Orgogliosi. Sembra incredibile…
Quindi la situazione comunque è migliorata negli anni?
Non nascondo che comunque noi genitori siamo spesso in automobile, su e giù a portare i figli, ma mi dicono le amiche e gli amici in città, a Saluzzo, che alla fine anche loro passano il tempo a fare gli autisti. Oggi a Ostana rispetto a quando sono arrivata io c’è comunque qualche bambino in più, qualche servizio in più come la scuoletta o lo scuolabus. In 13 anni qualcosa è cambiato, in meglio, ed io in quanto mamma ho insistito molto sui servizi alla famiglia. Oggi secondo ma c’è più poesia, è diverso rispetto ad altri posti, anche in valle, dove noto che sono più abbruttiti, a volte incarogniti.
Per quanto riguarda i collegamenti, quelli in linea di massima ci sono. Ostana alla fine è a 30 minuti da Saluzzo, non è una realtà come ad esempio Chianale, in Alta Val Varaita, perché li allora sì che diventa difficile. Qui da noi quello che c’è più o meno funziona, e chi se ne va, si traferisce in pianura magari dice che non funzionano, perché alla fine è una valutazione soggettiva. Per me che abitavo a Villanovetta e che per andare a scuola a Fossano dovevo prendere 2 treni e 1 bus, la situazione non è cambiata molto. Certo per chi abitava e andava a scuola a Saluzzo o Torino è diverso.
Di cosa c’è bisogno oggi in montagna?
Di servizi flessibili, capaci di adattarsi al cambiamento. Noi ad esempio ora abbiamo fatto la Scuoletta che sta in piedi con i bambini che ci sono. Un domani magari bisognerà chiuderla, deve quindi essere un sevizio flessibile. Si potrebbe ad esempio un domani aprire un centro per i bambini a Paesana, che serva tutti i comuni della valle, ben collegato con i mezzi pubblici, e sarebbe bello. Ma poi ti scontri con le vecchie dinamiche e capisci che è davvero difficile. Ad esempio con i soldi del PNRR hanno finanziato 3 asili nido in Val Po: Paesana, Rifreddo e Martiniana. Tutti i comuni hanno fatto richiesta e sono stati finanziati. Ma poi come li riempi? I bambini sono sempre quelli, e rischi di aver realizzato delle strutture che rimarranno vuote.
I servizi ci vanno, certo, ma bisogna anche cercare di razionalizzare le risorse. E poi insisto, bisogna far sì che chi vive qui, in montagna, abbia consapevolezza della fortuna che ha, altrimenti sarà tutto inutile.
Maurizio Dematteis