L’Italia, l’Europa e il Mondo intero stanno affrontando un’emergenza con pochi precedenti a memoria d’uomo: il Coronavirus mette in discussione lo status quo di un rapporto sbilanciato tra centro e periferia, tra pianura e montagna, tra luoghi densamente abitati e altri meno, dove i primi fino a ieri erano posti al centro e i secondi messi in secondo piano. E questa emergenza rapida ed improvvisa arriva in un momento storico già di grosso cambiamento, sotto molti punti di vista: climatico, economico, culturale.
Oggi in Italia studiosi, opinionisti, professionisti e politici si chiedono se l’emergenza Covid-19 non possa essere un’occasione per ricollocare al centro delle dinamiche di sviluppo, dopo anni di oblio, un quarto dell’intero territorio nazionale costituito dalle aree interne del paese, per la stragrande maggioranza fatto di montagne. E questa è un’ottima notizia, perché quello che da tempo la nostra Associazione Dislivelli studia e promuove, accanto a realtà da sempre attive sul fronte del sostegno ai diritti della montagna, oggi viene preso in considerazione da un numero sempre crescente di realtà della società.
L’attenzione verso le aree interne del Paese aumenta, ed è sintomatico di una sensibilità crescente verso la prossima “primavera” montana confermata da numerose iniziative istituzionali. Il Ministero degli Affari Regionali e delle Autonomie, a partire dalla fine del 2018, ha convocato gli Stati generali della Montagna, che si riuniscono periodicamente nel tentativo di mettere in agenda politica anche le istanze del territorio montano.
E se i governanti cominciano a volgere l’attenzione ai problemi della montagna, la società civile non è da meno: nel mese di novembre 2019 Dislivelli è stata tra i promotori del “Manifesto di Camaldoli per la montagna”, frutto di un incontro in cui la società civile italiana, capitanata dalla Società dei Territorialisti e delle Territorialiste, ha chiamato a raccolta sulle montagne di Arezzo tutte le realtà interessate a sostenere la rinascita delle terre alte italiane.
Il Manifesto per la montagna attraverso otto articoli fornisce alla società civile e alle istituzioni gli strumenti per sostenere gli “indizi di rinascita” delle aree interne del paese, quei timidi segnali di cambiamento che, non dimentichiamolo, corrono ancora forti rischi di marginalizzazione e vanno adeguatamente sostenuti. Imprenditori privati, associazioni, chiese, movimenti e, ovviamente, amministrazione pubblica, tutti insieme possono tracciare nuove strade di sviluppo sostenibile a vantaggio dell’intero Paese. Sì, l’intero paese, comprese Milano, Roma, Napoli e tutte le grandi città. Perché non stiamo parlando di una percentuale irrisoria della superficie del territorio nazionale, ma di quasi un quarto di esso, che se collegato adeguatamente al resto del paese, può portare vantaggi per tutti.
Maurizio Dematteis