Da circa un anno Legambiente sta sperimentando in collaborazione con l’IC Lucatelli di Tolentino (Mc), il comune di Tolentino, Anpas, EuroSc e l’Università La Sapienza, un’esperienza di rigenerazione ambientale, sociale e culturale a partire dall’adozione e riappropriazione da parte dei minori di spazi per loro significativi. Il progetto, che oltre a Tolentino si realizza contemporaneamente anche a Roma, Pisa, Palermo e Sant’Arpino (Ce), è sostenuto da “Impresa sociale con i bambini” e si pone l’obiettivo generale di costruire processi di contrasto alla povertà educativa attraverso la restituzione di opportunità educative e sociali tenute in rete da una comunità educante diffusa e coordinata.
Ma quali sono le povertà educative che caratterizzano un borgo di poco più di 18mila abitanti come Tolentino, che è a metà strada tra la costa marchigiana e i Monti Sibillini e che su carta ha tutte le qualità per essere una cittadina del “buon vivere”?
Al netto dell’attuale pandemia, che sappiamo aver compromesso spazi e tempi collettivi per tutti i bambini e ragazzi, generando vari tipi di svantaggi, siamo in uno dei comuni del cratere del terremoto del Centro Italia del 2016, dove l’“esodo” della popolazione dall’entroterra alla costa e i ritardi nella ricostruzione, hanno determinato una rottura nei legami identitari e affettivi della comunità. A causa di queste situazioni si sono venute a creare anche delle “periferie sociali” nei villaggi container, dove le famiglie con minori disponibilità economiche continuano a vivere a distanza di quasi cinque anni dal sisma.
Senza questi legami e con questo diffuso senso di spaesamento e isolamento, ai ragazzi viene a mancare la dimensione del “villaggio”, con punti di riferimento spaziali che loro percepiscono come luoghi significativi, perché sono animati, abitati e si possono incontrare con gli altri.

La scuola ancora oggi rappresenta in quel contesto un punto di forza: è il luogo educativo dove si costruiscono percorsi di crescita, di socialità e di incontro fra pari e fra generazioni, ma è un luogo parziale, rispetto alla vita complessiva dei ragazzi, e non esaustivo rispetto ai loro bisogni di apprendimento e socializzazione.
Il percorso di rigenerazione in un contesto che ancora vive le conseguenze di una situazione fortemente traumatica, con ancora molti margini di incertezza rispetto alla collocazione fisica del loro abitare, è certamente ambizioso, ma mira a rendere protagonisti i ragazzi e con essi l’intera comunità, di una trasformazione di spazi in luoghi significativi nei quali riconoscersi e ai quali attribuire una funzione.
La prima azione di questo processo è stata quella di far uscire i ragazzi, operazione non semplice a causa della pandemia, per guardarsi intorno: subito un elemento naturale come il fiume Chienti e un centro storico prestigioso hanno dato un senso e una collocazione di quel territorio, ma lo scopo è andare oltre, per capire cosa chiedono loro per viverci bene e sentirsi parte attiva del territorio stesso, allargando il confronto anche al resto della comunità fino a costruire una vera e propria mappa di quella comunità.
Un percorso partecipativo che parte dalla domanda di benessere delle nuove generazioni per poi allargarsi a una condivisione ampliata agli altri cittadini e all’apertura di un vero e proprio cantiere di riqualificazione che attraverso campi di volontariato e assemblee partecipative darà vita a un luogo di incontro e partecipazione: aree verdi, parchi giochi, percorsi pedonali o ciclabili sicuri, centri di aggregazione interni alla scuola,….
Chiaramente, essendo un processo prevalentemente sociale ed educativo, la rigenerazione di uno spazio è il pretesto per ricostruire legami sociali e coesione intorno a un valore e un bene comune di cui avere cura.
L’obiettivo di ricostruire condizioni educative e inclusive per le nuove generazioni dovrebbe essere oggi comune a tutti i territori, dalle periferie urbane ai comuni piccoli e medi della provincia italiana. Per questo vanno colte in pieno e con consapevolezza le opportunità presenti nel PNRR, ma anche in altre fonti di finanziamento che riguardano la rigenerazione urbana da realizzare con un definito processo di partecipazione e condivisione con i cittadini, specie con le giovani generazioni.
Vanessa Pallucchi