Un fermento innovativo sta attraversando le Alpi, la montagna in genere, esprimendosi nella sperimentazione di nuove architetture, nella realizzazione di eventi legati al turismo dolce, festival di letteratura, rassegne cinematografiche, mostre di fotografie sino alla costruzione di laboratori eno-gastronomici sui prodotti di eccellenza locale. Si sta in altre parole esprimendo una cultura alpina tutta contemporanea fatta di lacerazioni rispetto al passato, di nuove interpretazioni, di mix culturali, affermando così l’importanza della trasformazione culturale in atto nelle Alpi con importanti ricadute sugli indirizzi di sviluppo delle comunità locali.

La recente ri-lettura della “Dichiarazione Popolazione e Cultura” portata avanti dalla Cipra Italia in accordo con il Ministero dell’Ambiente va appunto nella direzione di guardare alla contemporaneità della montagna e della sua cultura: una cultura che non è solo fatta di patrimoni e memorie da conservare o da esibire al turista, ma anche e soprattutto di saperi, abitudini, capacità tecniche e linguistiche, tradizioni vive e istituzioni specifiche che per riprodursi devono rinnovarsi continuamente in relazione a stimoli e ad apporti interni e esterni che si reinterpretano all’interno di un processo di ibridazione culturale.
Partendo dal lavoro di ricerca contenuto nel volume Bertolino, Corrado, 2017, “Cultura alpina contemporanea e sviluppo del territorio”, emerge che la cultura e lo sviluppo territoriale, questioni tradizionalmente legate all’ambito urbano, diventano invece trama di un ridisegno concettuale che trasforma la bassa densità della montagna, e dunque la rarefazione sociale e culturale, da una condizione di svantaggio e debolezza a valore aggiunto specifico espresso che fa da elemento di supporto nel passaggio dalla tradizione alla modernità.
La ricognizione della progettualità culturale svolta all’interno di questo lavoro insieme ad uno studio che è proseguito anche in ambito alpino internazionale ha permesso di costruire una possibile classificazione delle esperienze in atto, riconoscendo tre diversi processi progettuali culturali:
– progettualità di territorio che fanno del rinnovamento culturale la base per costruire un mix economico di attività innovatrici;
– progettualità di territorio in cui l’espressione artistica, intesa nelle sue molteplici forme, è maieutica all’emergere di una potenzialità latente di sviluppo, in cui ri-prendere le fila delle identità territoriali più sfibrate dal tempo e farne occasione di crescita/ri-costruzione della comunità;
– progettualità metro-montane che hanno l’obiettivo di leggere in maniera diversa il rapporto tra città e montagna. In questo caso, le progettualità possono utilizzare un linguaggio che nasce in montagna ma viene contaminato da linguaggi urbani contemporanei o viceversa.

Allo stesso tempo, sono stati individuati “nuovi” spazi per le pratiche culturali. Spazi che diventano protagonisti nella produzione di una contemporaneità della cultura. Questi sono:
– i rifugi, vero e proprio avamposto della cultura alpina contemporanea in grado di intercettare nuove tendenze culturali mantenendosi agganciati ad una tradizione che però sa rinnovarsi (è un esempio il progetto “Rifugi di cultura” del Gruppo Scientifico Terre Alte del CAI);
– le borgate, le quali, dopo aver vissuto molti anni di abbandono, tornano ad essere al centro di un interesse sociale, culturale ed economico. In altre parole, diventano humus nel quale far crescere nuove iniziative culturali (è un esempio il progetto “Borgate dal vivo” che interessa ormai l’intero arco alpino);
– i “vuoti” della montagna,i quali, non diversamente dall’ambiente urbano, lasciano scheletri fisici che tengono imprigionata un’energia culturale oggi trasformata in progettualità culturale (è un esempio il lavoro di “Dolomiti contemporanee” che mette in campo prassi rigenerative di edifici abbandonati o dismessi);
– gli spazi pubblici della montagna, ovvero i sentieri, i prati, i boschi che diventano sempre più nuovi ambienti per realizzare installazioni (Arte Sella, ad esempio), trovare nuovi spazi culturali e di aggregazione.

Dunque, la cultura alpina contemporanea si afferma come dispositivo di innesco nei processi di sviluppo locale come elemento che favorisce il confronto tra vecchio e nuovo, produce un’ibridazione culturale di idee, valori, visioni, ponendosi lungo un asse che collega i due estremi della continuità e della discontinuità culturale e assumendo come obiettivo quello di mettere insieme tradizione e modernità in un’ottica di riproduzione innovativa, senza accettare un destino ineluttabile di riproposizione del passato in chiave puramente folkloristica ed estetica. Essa assume così il ruolo di attivatore di progettualità altre attraverso una modalità integrata e mettendo in rete le risorse territoriali specifiche al fine di costruire un’offerta innovativa.
Federica Corrado