In questi giorni stiamo assistendo a delle immagini molto forti che parlano della nuova ondata alluvionale che ha colpito la Romagna, e non è altro che una delle conseguenze della crisi ecologica e climatica di enorme portata. In questo senso è importante uscire dalla logica meramente emergenziale, che parla di questi eventi come di calamità naturali ed eventi isolati. Molteplici sono i fattori che hanno portato a questa situazione, come ad esempio la cementificazione scellerata: ricordiamoci che l’Emilia-Romagna è la terza regione più cementificata d’Italia e per incremento del consumo di suolo nel 2021. Con il 9% di suolo impermeabilizzato l’Emilia Romagna è al di sopra della già altissima media nazionale.

Per reagire a tutto questo a Torino, dal 26 al 28 luglio, verrà organizzato il Secondo Climate Social Camp, dopo quello dell’anno scorso che ha unito un’incredibile molteplicità di persone in cinque giorni di dibattiti sulle lotte ecologiste, sulle prospettive e tanto altro. Il campeggio, organizzato dalle attiviste e dagli attivisti ambientali di Torino in contemporanea al Meeting europeo di Fridays For Future, avrà quest’anno tra i temi più significativi proprio quelli legati all’acqua, all’emergenza idrica nel contesto del cambiamento climatico, alla cementificazione e al consumo di suolo. In una visione di lotta per la giustizia climatica e sociale. Sarà un momento importante che auspichiamo possa aiutare a creare una rete più larga possibile che sia in grado di avanzare idee per superare la crisi, che non è solo ecologica, ma anche sociale ed economica.

In questo senso dobbiamo pensare al suolo non solo in quanto superficie, ma come un insieme di stratificazioni, dalla cui fertilità dipende la nostra stessa esistenza. Il suolo è un ecosistema eccezionale, basti pensare alla miriade di esseri viventi che lo abitano, alla capacità che ha di trattenere e rilasciare acqua, di contenere l’anidride carbonica e di creare l’humus che rende fertile la terra. Purtroppo questa straordinarietà è anche estremamente fragile perché il suolo è poco resiliente, soprattutto a fenomeni di inquinamento, erosione e impermeabilizzazione. Tra gli effetti più preoccupanti del consumo e dell’impermeabilizzazione del suolo vi è l’impossibilità per le acque di penetrare nel sottosuolo, negando alle falde la possibilità di ricaricarsi, elemento derimente per mantenere l’equilibrio del ciclo idrologico. Il suolo inoltre fa fatica a contenere la grande quantità d’acqua di questi giorni a causa della siccità da record di quest’inverno. Il 2022 è stato infatti l’anno più secco in Europa dal 1800, periodo da quando avvengono le prime rilevazioni scientifiche: al primo posto per estensione delle aree colpite dalla siccità, al secondo posto per riduzione della portata dei fiumi. Questo non impatta però solo a livello ambientale, bensì comporta delle gravi conseguenze sociali, sanitarie ed economiche che gravano sulla popolazione, più incisivamente sulle fasce meno abbienti e sui soggetti svantaggiati e fragili, che subiscono maggiormente gli effetti della crisi.

La causa degli eventi catastrofici ai quali stiamo assistendo, dalla siccità alle alluvioni, è una successione di eventi associata alle elevatissime temperature, che vanno a superare persino quelle registrate nella tragica e torrida estate del 2003, dove l’ondata di calore è arrivata a causare la morte di 70 mila persone, portando un deficit idrico del 70% solo nella zona nord-ovest d’Italia.

Ad aggravare le conseguenze della siccità concorre l’inquinamento dalle grandi multinazionali che interessa interi ecosistemi idrici che vengono immolati per aumentare i loro profitti, spesso con la complicità delle istituzioni, che negano in questo modo l’approvvigionamento d’acqua potabile a intere popolazioni. A questo si aggiunge la riduzione delle riserve di ghiaccio e neve, che impattano fortemente sull’agricoltura di pianura e sull’allevamento montano durante i periodi del disgelo, e un preoccupante aumento del rischio di isole di calore urbane.

Tutto è collegato: l’alternarsi di periodi siccitosi e alluvionali crea problemi di programmazione per l’intero ciclo colturale; la variazione termica e la scarsità idrica causano la perdita di fertilità e di struttura del suolo riducendo lo stoccaggio di carbonio e la buona crescita di una nuova coltura.

A questo scenario si aggiunge la malagestione delle acque urbane da parte delle autorità regionali e comunali.

Per questi motivi e tanti altri legati alla ricerca di un equilibrio uomo-ambiente il Climate Social Camp 2023 si impegna a ricercare forme nuove e inedite di reazione dal basso. Grazie ai lavori dell’anno scorso e a 12 mesi di approfondimenti e ampliamento delle nostre visioni, quest’anno il campeggio verrà implementato da varie realtà torinesi e di zone limitrofe unite nella lotta per la giustizia climatica e sociale. Invitiamo tutte e tutti a partecipare dal 26 al 28 luglio a Torino!

Rete Climate Social Camp

Info: www.climatesocialcamp.com

Approfondimenti:

https://www.researchgate.net/profile/Andrea-Zinzani/publication/323120681_Cambiamento_Climatico_Acqua_e_l%27Approccio_dell%27Ecologia_Politica/links/5a818082aca2726ad848a17b/Cambiamento-Climatico-Acqua-e-lApproccio-dellEcologia-Politica.pdf

https://jacobinitalia.it/bancarotta-idrica/

https://www.globalproject.info/it/in_movimento/acqua-crisi-climatica-e-siccita-il-diritto-allaccesso-allacqua-pubblica-e-sicura-litalia-rischia-di-prosciugarsi/24102

https://www.infoaut.org/crisi-climatica/allarme-siccita-giro-del-mondo-tra-le-lotte-per-lacqua