Il cielo è caduto sopra la Val Grande di Lanzo durante la tempesta dello scorso 29 ottobre, quella che ha abbattuto centinaia di migliaia di alberi in Trentino.
Il giro escursionistico ad anello Bonzo (975 m) – Alboni (1384 m) – Mea (1526 m) – Bonzo, lungo i sentieri 322 e 322A, non è più percorribile, in particolare sul 322A dove moltissimi alberi, soprattutto larici ed abeti, sono crollati devastando il tragitto.
Per rendere comprensibile la dimensione del danno, pensate che per perdere solo 200 metri di quota ci abbiamo impiegato un’ora (un escursionista mediamente allenato, su un sentiero in condizioni ottimali e a pendenza costante, in un’ora perde circa 500 metri). Per arrivare a Bonzo, e terminare così l’escursione, avremmo dovuto perdere ancora 300 metri. Col sentiero in buone condizioni, il tempo impiegato a scendere dal bivio dopo Mea è di un’ora circa.
Lo spaesamento provocato dalle devastazioni è palpabile e ben presto si tramuta in un profondo sentimento di tristezza, smarrimento e impotenza di fronte ad una fase perturbata tra le più intense, complesse e rovinose da molti anni, a causa della profonda depressione “Vaia” che ha colpito l’Italia tra sabato 27 e le prime ore di martedì 30 ottobre 2018 (da Nimbus).
Non ci era mai successo di doverci ritirare da un’escursione a causa di alberi caduti e non abbiamo mai visto nulla del genere sulle Alpi. In qualche modo, magari con qualche tribolazione, eravamo sempre riusciti a progredire, superando qualche pianta che sbarrava il percorso (normali crolli causati dalla vetustà, neve o vento, soprattutto föhn nelle Valli di Lanzo).
Ora siamo molto preoccupati pensando a tutti gli altri sentieri nei boschi delle Valli di Lanzo. In che condizioni saranno? Ci inquieta molto soprattutto pensare ai giri ad anello che possono diventare una trappola se sono impraticabili quando si è quasi giunti a chiudere il giro, magari dopo aver camminato molte ore: in questo caso tornare indietro significa affrontare un’altra escursione con il rischio di imbattersi nel buio, soprattutto in questa stagione con poche ore di luce…
Mentre cammino penso a tutto ciò che un sentiero contiene: la fatica di chi l’ha voluto e poi l’ha mantenuto, la gioia di chi lo percorre, il senso di appartenenza ad un territorio alpestre e la sua identità, le connessioni col tempo cronologico (la storia delle genti alpine), il godimento del paesaggio, gli odori del bosco, la vita che si incontra, la condivisione con gli amici del Cai, lo sviluppo del turismo escursionistico… E subito emerge un profondo ed enorme senso di perdita.
Abbiamo percorso le montagne con ogni tempo e in ogni condizione. Leggendo i bollettini meteorologici e nivologici, sovente riusciamo a immaginare le condizioni della montagna dove andremo a fare le nostre escursioni. Negli anni ci siamo presi il vento, la pioggia, le tempeste, la neve, la grandine… ma mai ci era capitato di camminare tra innumerevoli cadaveri distesi su di un sentiero. Fatichiamo a immaginare quale violenta manifestazione meteorologica abbia provocato questo scempio, anche dopo aver letto il resoconto di Nimbus.
Tutta questa desolazione sembra un grido d’allarme del pianeta, un avviso importante agli uomini indifferenti ai cambiamenti climatici che loro stessi contribuiscono a determinare.
Poco prima di Bonzo, dopo aver aggirato un albero che ci sbarra la via, arriva la ciliegina sulla torta di questa pessima giornata. Sentiamo alle nostre spalle un boato che ci fa sobbalzare. Quando voltiamo le spalle non crediamo ai nostri occhi: un gruppo di motociclisti sul sentiero si arresta davanti alla pianta sdraiata che ostacola le loro acrobazie. Ne contiamo almeno quattro. Gridando, li ammonisco che è vietato girare in moto sui sentieri… Così chiamo immediatamente i Carabinieri del Comune di Ceres che mi diranno che possono solo mandare qualcuno alle partenze dei sentieri del Comune di Groscavallo, sulla strada provinciale, e che però non sono in grado di risalire i sentieri perché non attrezzati. Ma i Carabinieri Forestali voluti dal governo Renzi, dove sono?
Chi sorveglia il patrimonio forestale, ambientale ed escursionistico della Regione Piemonte, soggetto ai devastanti impatti dei cambiamenti climatici determinati dalle attività umane?
Patrimonio fragilissimo e bisognoso di estreme attenzioni affinché il cielo non cada definitivamente e irrimediabilmente su di noi.
Beppe Leyduan
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