Il Montebore è un formaggio delle valli tortonesi, in provincia di Alessandria, che pochi anni fa era a rischio estinzione. Un buffa torre di formaggette, poste una sull’altra tipo torta nuziale, realizzate con latte crudo di pecora e vacca. Poi un giorno le donne del paese dell’allora Comunità montana Terre del Giarolo si sono ribellate al declino dei loro territori, fatto di perdita di tradizioni casearie, abbandono da parte di greggi e mandrie e avanzamento inesorabile del bosco. E hanno deciso di portarne quattro forme a Cheese, l’appuntamento annuale di Slowfood che si tiene in autunno a Bra. Era il 1999, e da allora il formaggio è diventato un Presidio Slowfood. Stampa e tv hanno immediatamente subodorato lo scoop, infarcito di ritorno alla terra e recupero di biodiversità, facendo sì che oggi il Montebore sia diventato un formaggio apprezzato e ricercato, non solo in Italia.
Nella storia che Roberto Grattone, della coperativa Vallenostra di Mangiardino Ligure, ha raccontato nell’ultima edizione di Cheese (20-23 settembre 2013) ci sono tutti gli argomenti toccati nei Laboratori di resistenza casearia tenutisi presso la Casa della Biodiversità, organizzati da Slowfood in collaborazione con l’Associazione Dislivelli.
Quattro laboratori sui seguenti temi: accesso alla terra, formazione, fare impresa in montagna e comunicazione. Nel corso dei quali si sono affrontate storie interessanti ed emblematiche che ruotano intorno al mondo dei pastori e dei piccoli caseificatori: Alessando Boasso, Mario Gala e Francesca Maestrello del Presidio della tuma di pecora delle Langhe, Francesco Pastorelli dell’Associazione fondiaria di Carnino, Marian Popoiu provenienti dai monti Buceri della Romania, Marta Fossati allevatrice della Valle Stura, Daniele André dell’Istitute Agricol Regional e Marzia Verona allevatrice del Progetto Propast. E poi Silvia Rovere e Enrica Alberti del rifugio Galaverna di Ostana, Giovanni Fassino e Antonella Rosa di Transumanza Canavese, Marco Bussone e Massimo Crotti dell’Uncem Piemonte, Luca Nicolandi veterinario, Roberto Moncalvo di Coldiretti Piemonte, Guido Tallone dell’Istituto lattiero caseario di Moretta e Luigi Ferrero della Regione Piemonte.
Tante esperienze, tanti punti di vista che hanno cercato di trasmettere l’idea al numeroso pubblico presente di che cosa voglia dire fare il casaro e il pastore oggi.
Maurizio Dematteis