Luca Mercalli, Che tempo che farà. Breve storia del clima con uno sguardo al futuro, Rizzoli, Milano 2009, 299 pagine, 15 euro

“E siccome la nostra attività di ricerca nasce in uno dei più straordinari laboratori scientifici naturali, le Alpi, ci sentiamo un po’ come quei cantastorie medievali che passavano nelle vallate occitane e portavano saperi e informazioni dal vasto mondo. Cantiamo una moderna chanson du climat” (p. 291).
In quasi 300 pagine il meteorologo Luca Mercalli ci racconta una storia: la lunghissima, affascinante e misteriosa storia del clima della Terra e di coloro che da anni lo studiano e cercano di prevederlo. Non è un libro da leggere sotto l’ombrellone, a meno di non voler sudare più di quanto la canicola estiva già non imponga. Il testo è infatti denso di definizioni, formule, nomi di scienziati ignoti ai profani. Ma è un libro che vale l’impegno della lettura, un po’ come una lunga e faticosa salita è ricompensata dalla vista ampia e a 360° che si gode dall’alto di una vetta. L’epopea climatica narrata da Mercalli è uno strumento per consentire al lettore di elaborare le proprie idee nei confronti dei cambiamenti climatici: chi non si accontenta né del catastrofismo allarmistico né delle tranquillizzanti opinioni dei negazionisti potrà misurarsi con una mole di risultati recenti esposti con chiarezza e rigore. Se leggerà con attenzione, se osserverà con cura le foto e se avrà la pazienza di prendere dimestichezza con grafici e tabelle, allora riuscirà a cogliere il filo che unisce il crollo del Ghiacciaio Superiore di Coolidge al Monviso (luglio 1989), l’emersione della mummia Ötzi dai ghiacciai del Sud Tirolo (settembre 1991), il caldo soffocante dell’estate 2003 e l’anno senza inverno (2006-2007). Capirà che non sono sufficienti due inverni di abbondanti nevicate sulle Alpi Occidentali per smentire un processo che dal 1850 a oggi ha dimezzato i ghiacciai alpini e che di qui a qualche anno li farà scomparire del tutto. Dai ghiacci in fusione sulle Alpi lo sguardo si sposta al mondo intero, dalle calotte polari in via di fusione all’avanzata dei deserti. E ogni passaggio, ogni previsione, ogni modello è giustificato dal lavoro di centinaia scienziati di ogni nazionalità che hanno trascorso mesi e anni a monitorare ghiacciai, a tentare di estrarre chilometriche carote di ghiaccio dalla banchisa antartica alla ricerca di tracce del clima che fu e di indizi per dedurre il clima che sarà. Alla fine del libro come minimo si avrà un’idea della grande avventura intellettuale, dell’imponente impresa di conoscenza alla base delle previsioni sul clima e si saranno acquisiti gli strumenti per orientarsi in teoria e in pratica in merito alla questione del riscaldamento climatico. Risultato importante dal momento che “la posta in gioco non è trascurabile: si tratta della nostra qualità della vita e di quella di coloro che ci seguiranno”.
Irene Borgna