«L’ultimo allevatore a Carnino risale a 15 anni fa – racconta Francesco Pastorelli, Direttore della Cipra Italia, originario dell’Alta Valle Tanaro, forse il più giovane rimasto a parlare ancora la lingua dei brigaschi. Era mio papà, e dopo di lui nessuno ha più monticato queste zone».
Tra le cause principali dell’abbandono dei prati di Carnino, anticamente soggetti alla coltivazione, l’estrema parcellizzazione della terra: figli, parenti, cugini e discendenti delle vecchie famiglie si sono divisi sempre più le eredità dei loro vecchi, fino ad ottenere una serie di appezzamenti di pochi metri quadrati, inutili dal punto di vista produttivo. Ma poi i guardia parco del Marguareis, di istanza nel paesino piemontese, hanno cominciato a mostrare segni di insofferenza nei confronti della rapida “rinaturalizzazione” del territorio, che nel giro di pochi anni ha rischiava di cancellare l’opera di terrazzamenti, bonifica dalle pietre e taglio di alberi e arbusti nella zona limitrofa all’abitato minacciando di cancellare un patrimonio di biodiversità creatosi in millenni di attività umana. «Abbiamo cominciato a recuperare alcuni prati per farci brucare i selvatici – racconta Massimo Sciandra, guardia parco del Marguareis –, ma ci siamo subito resi conto che senza l’attività di pascolamento delle mucche le radure riconquistate sarebbero presto tornate a essere invase dal bosco». Le potenzialità per la monticazione di qualche centinaio di mucche tra i pascoli bassi e quelli alti intorno a Carnino ci sarebbero. Ma come fare a superare l’annoso e spinoso problema della parcellizzazione delle terre? Come pretendere che un allevatore possa contattare decine e decine di proprietari dei terreni per poter arrivare ad avere un’area sufficiente per la sua attività? Ed è qui che è entrato in gioco l’instancabile professor Andrea Cavallero della Facoltà di Agraria dell’Università di Torino, con la proposta di creare un’Associazione fondiaria.
Nata nel 2012, l’Associazione Fondiaria Carnino è riuscita a riunire decine di proprietari terrieri interessati a far pascolare i propri terreni, migliorando la condizione ambientale e, cosa non irrilevante, disposti a utilizzare i proventi dell’affitto versato dall’allevatore per ottimizzare i pascoli attraverso l’introduzione di un impianto idrico e vasche semovibili adatte ad un “pascolo turnato”. Condizione fondamentale per preservare l’ambiente ed evitare che i capi segnino eccessivamente il terreno per recarsi a bere nel ruscello di fondovalle.
Maurizio Dematteis
Forum ufficiale dell’Associazione Fondiaria Carnino
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