«Quest’anno ci hanno passato solo più i soldi per la gestione ordinaria. A ottobre del 2010 ci è arrivata una lettera che annunciava i tagli. Abbiamo cercato di essere virtuosi, tagliando i servizi interni e facendoci pagare gli accompagnamenti e le visite al Parco. In modo da non penalizzare la parte di attività legata alla ricerca, o più in generale alla cultura. A dicembre del 2010 però ci hanno chiesto di “stringere” ancora. Oggi siamo fuori di 25 mila euro».

Gain Luigi Repetto, presidente del Parco Capanne di Marcarolo dal 2001, lancia un grido d’allarme. Ma senza piagnistei. Con freddo realismo. Con la tranquillità di chi può dire: «In 10 anni di presidenza ho realizzato tutto quello che ci eravamo proposti di fare». Una sede amministrativa a Bosio, una operativa a Lerma, una sede culturale a Palazzo Gazzolo di Voltaggio. E ancora: un ecomuseo a Cascina Moglioni in località Sacrario della Benedicta, un rifugio escursionistico e un bivacco nel parco. «Accanto ai beni immateriali – continua il presidente – abbiamo anche promosso quelli materiali. Come un arboreo con 120 piante tra meli, peri e susini per recuperare i vecchi cultivar della zona. E un orto didattico per recupeare le sementi autoctone, come il pomodoro tondo liscio genovese. O ancora la promozione dei castagneti. Il tutto, ovviamente, a disposizione di quanti sono interessati a utilizzarli». Anche se, ammette Repetto, i 35 residenti che vivono all’interno dell’area del parco sono piuttosto anziani, poco propensi a sviluppare progetti imprenditoriali e a collaborare con il Parco. «Gli abitanti hanno maturato nel tempo una prevenzione viscerale nei confronti delle istituzioni – sottolinea Gain Luigi Repetto –. Forse anche a causa dello storico giogo dei genovesi subito per anni. E i genovesi sono belli tosti! Per continuare poi con la disattenzione delle istituzioni a queste terre “di confine” del secondo dopoguerra. Fatto sta che collaborare con gli autoctoni è difficile anche per noi».
Gli esempi positivi comunque non mancano. Come l’ultima famiglia che tiene delle mucche nell’area del parco, che l’istituzione ha aiutato a costruire un caseificio a norma, e oggi vede quasi raddoppiato il giro d’affari delle vendite. O un “reinsediato” quarantenne che utilizza le sementi dell’orto didattico del parco, mettendo a disposizione il suo aiuto per portare avanti l’esperimento botanico del Parco.
«Crediamo molto nelle potenzialità del Parco per il nostro territorio – spiega Giordano Lombardo, responsabile dell’omonima azienda agricola biodinamica specializzata in vino cortese e barbera, a pochi passi dal borgo medioevale di Gavi (www.giordanolombardo.it) -. Nel nostro caso il Parco Capanne di Marcarolo funziona come leva commerciale. Molti turisti vengono a visitarlo e tornano con le nostre bottiglie da portarsi a casa come souvenir». Il turismo è un altro dei settori che il Parco cerca di promuovere: «Con l’organizzazione di camminate notturne, ciaspolate invernali ed escursioni botaniche», continua il presidente del Parco. «Ma purtroppo oggi è tutto più difficile a causa dei problemi economici. E non penso che in futuro ci sarà un miglioramento. Perché, a destra come a sinistra, nessuno ha a cuore la sorte dei parchi. Vogliono tutti il loro superamento. E nel “Testo unico sulle aree protette” del 2009 l’hanno espresso chiaramente: delega agli enti locali della gestione dell’ambiente». Enti locali, o comuni nella fattispecie, che però faticano ormai anche solo a gestire i servizi per la cittadinanza. E non sono sicuramente in grado di assumersi altri oneri.
Maurizio Dematteis

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