Innalzamento della temperatura terrestre, impatti climatici in forte aumento e disastri ambientali che si susseguono a ritmi mai conosciuti. Principale indiziata? L’emissione di Co2 in atmosfera.
Tutti devono fare la loro parte, organizzazioni internazionali, nazioni, regioni, fino all’ultimo anello della catena: i comuni. Come Bolzano, primo comune italiano a cercare di fare a meno delle fonti di energia fossile, petrolio e gas in testa. Grazie a un progetto dell’ingegner Helmut Moroder che ha progettato il primo piano di autarchia energetica di un comune alpino nel nostro paese. Un piano, per la cronaca, passato al vaglio dello scorso consiglio comunale di Bolzano all’unanimità.
«Abbiamo cominciato col chiederci se dimezzare le nostre emissioni entro il 2050 fosse un obiettivo raggiungibile», spiega Helmut Moroder, da gennaio di quest’anno Direttore generale del Comune di Bolzano, o City manager, come usa dire oggi. «E abbiamo calcolato che partendo dalle attuali 10 tonnellate di Co2 all’anno prodotte, possiamo arrivare a 2 nel giro di soli vent’anni. Cioè entro il 2030». Un progetto sicuramente ambizioso. «Oggi spendiamo un mucchio di soldi in combustibili fossili con il rischio di cambiare il clima, immettendo un sacco di Co2 in atmosfera. Ma se le stesse risorse economiche le utilizzassimo per stabilizzare il clima, rivolgendoci alle fonti rinnovabili, potrebbe diventare un affare. Perché in prospettiva l’energia fossile sarà sempre più cara, e chi non si adeguerà finirà per sbatterci il muso. Inoltre i nostri figli, se non cominciamo la trasformazione, tra qualche decennio si arrabbieranno con noi».
Moroder, già presidente della Cipra Italia, essendo ingegnere di formazione è abituato anche a fare i conti cifre alla mano. «Oggi il Comune di Bolzano spende 130 milioni di euro, che vanno a realtà fornitrici di combustibili fossili esterne alla regione. Sono circa 1300 euro ad abitante. L’obiettivo è quello di ridurre la spesa dell’80%». Con un piano ventennale che prevede la riduzione annua di 40 milioni di euro. «Sarebbero 40 milioni di euro all’anno da investire in ristrutturazione degli edifici. Con grosse ricadute positive sulle imprese edili locali». E poi nuove centraline idroelettriche, promozione di una mobilità alternativa all’automobile in città e creazione di un nuovo super inceneritore di rifiuti con il quale produrre teleriscaldamento. «Abbiamo già cominciato da quest’anno a discutere il piano con imprese e cooperative edili del posto – dice il city manager – coinvolgendo naturalmente gli amministratori di condominio. E stiamo cominciando a lavorare con i primi 10 palazzi».
Il motore per attuare il progetto è sicuramente quello economico. E la smobilitazione di 40 milioni di euro l’anno, che da fornitori di gas, petrolio o quant’altro esterni alla regione potrebbero ricadere su attori economici locali, sicuramente fa gola ai grossi gruppi finanziari. «All’inizio ci aiuteranno le banche o gli energy contractor – spiega il tecnico –, disposte ad anticipare una parte della somma occorrente a fronte di un guadagno sicuro in seguito. Mentre gli inquilini continueranno a pagare la bolletta di sempre fino a quando non avranno coperto le ristrutturazioni effettuate sulle loro case». A fronte, ovviamente, di un grosso risparmio enegetico, e quindi economico, che servirà a ripagare il prestito.
Un progetto “rivoluzionario” e che potrebbe fare proseliti. Pestando i piedi, avverte il collega ingegner Rheinard Koch, fautore di un progetto simile a Güssing, in Austria, a grosse lobby economiche: «Si tratta di sistemi che le grandi lobby non vogliono. Parliamo di molti soldi, e molti soldi vuol dire molto potere. Se ogni comunità facesse come noi, quel potere verrebbe meno».
Maurizio Dematteis