«Lavoravo a Cairo Montenotte, nel 2004 sono andato in pensione, e sono tornato». Giovanni Carazzone non ha dubbi sul valore della sua scelta. Entra in uno dei bar del paese di Bagnasco, in Val Tanaro, e saluta tutti. «Qui non è come in città. Perché a Cairo ero uno dei tanti, mentre qui a Bagnasco sono “un reuccio”. Qui sono qualcuno: faccio il presidente della pesca, del Servizio assistenza anziani, sono coordinatore della Protezione civile e nella squadra del Ballo della sciabola». Giovanni, alto, fisico asciutto, perfettamente in forma, sulla settantina, lamenta addirittura di non avere più tempo libero: «Pensavo di tornare per dedicarmi alla pesca, curare l’orto, ecc. Invece mi trovo ad essere sempre occupato. E ho meno tempo libero di prima…».
Un problema? Affatto, perché secondo l’attivissimo pensionato «si torna in questi paesini proprio per questo. Per non fermarsi. Un po’ di beni, un orto, un prato, un po’ di bosco qui ce l’hai. E sicuramente non hai tempo per annoiarti». I “pensionati di ritorno” sono uno dei fattori che hanno inciso sull’inversione di tendenza dello storico spopolamento di Bagnasco, il piccolo comune della Valle Tanaro, che come i suoi vicini a partire dagli anni ’50 ha visto partire migliaia di persone. Ma se stringiamo l’analisi ai soli tre anni dal 2009 al 2011, ci accorgiamo che in Valle Tanaro si assiste a un incremento della popolazione di 92 nuovi abitanti. E stringendo ulteriormente sui soli comuni della bassa e media valle, lungo la Statale, Bagnasco, Priola e Garessio, notiamo come i nuovi residenti siano ben 335, a fronte di 177 cancellati. Con un incremento di 158 abitanti in tre anni.
Tutti pensionati? No di certo, perché se i nuovi residenti con i capelli bianchi sembrano essere un fenomeno in aumento, sono gli stranieri i veri artefici di questa inversione di tendenza demografica, con il loro mini “baby boom” che sta cambiando le sorti della Valle Tanaro. «Bagnasco tiene grazie agli immigrati – spiega il sindaco Maria Adelaide Tibolo -, e se fosse solo per i bagnaschesi saremmo già andati sotto i mille abitanti da anni».
Fenomeni legati alla globalizzazione che da una parte, come in questo caso, creano anche alcuni problemi di coesistenza: «In paese è arrivata troppa marmaglia – spiega Giuseppe -, tutti questi stranieri che hanno creato diffidenza, soprattutto in noi anziani, che non siamo tanto contenti». Ma che, dall’altra, come riconosce lo stesso pensionato, sono fenomeni che possono trasformarsi in opportunità per tutta la comunità: «soprattutto per quanto riguarda i rumeni, hanno tutti almeno due o tre figli, e hanno salvato le nostre scuole dalla chiusura».
Oggi il 34% dei residenti negli ultimi tre anni a Bagnasco sono di origine straniera. Di cui la maggior parte provenienti dalla Romania, come Nicola Lupescu: «Sono arrivato Bagnasco con un’agenzia di lavoro in affitto – spiega -. E oggi lavoro con il posto fisso da panificatore a Garessio. Sono qui con mia moglie e due bambini, uno all’asilo e uno a scuola, in prima media. A Bagnasco tutto sommato si vive bene, con buoni servizi e un buon rapporto con i locali».
Nicola racconta di come lavorando in Italia, con anni di sacrifici, sia riuscito a costruirsi una casa in Romania. Che però ora vorrebbe vendere per comperare in Italia, proprio a Bagnasco. «Sono andato a vedere due o tre case nel centro storico, e vorrei comprare – racconta -. Perché mio figlio è arrivato qui che aveva due anni, e ora va alle medie. L’altro è addirittura nato qui. E la nostra vita ora è qui». Nicola nel poco tempo libero frequenta la locale associazioni dei pescatori, partecipando alla pulizia dei torrenti e all’organizzazione dell’annuale sagra della trota. «Sono momenti importanti per noi stranieri», spiega. Perché l’integrazione passa anche per queste giornate condivise. E Nicola desidera fortemente diventare “uno di loro”. «Mi è capitato anche di assistere alla Battaglia delle sciabole. E mi piacerebbe un giorno entrare a far parte anche di quell’associazione».
Maurizio Dematteis