Giunto alla sua seconda edizione dopo le restrizioni conseguenti all’emergenza sanitaria, il workshop “Atelier 2000. Scenari di progetto in alta quota” organizzato dallo Iam si è potuto finalmente svolgere nel 2021, dal 27 settembre al 2 ottobre, ancora una volta nel suggestivo contesto montano valdostano della Valpelline. Coordinato dal professor Roberto Dini, il workshop ha visto il partenariato di due fondazioni locali (la Fondazione Comunitaria della Valle d’Aosta Onlus e la Fondazione Courmayeur Mont Blanc), oltre alla collaborazione del Dipartimento di Ingegneria Strutturale, Edile e Geotecnica, del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del Politecnico di Torino; infine, del Club Alpino Italiano Valle d’Aosta e del Club Alpino Italiano Sezione di Aosta, dell’Associazione Cantieri d’Alta Quota e della Scuola di Montagna Esprisarvadzo.

Ospiti questa volta del rifugio Prarayer in località Bionaz (AO), i 18 studenti di architettura che hanno scelto di partecipare hanno avuto occasione di confrontarsi e dialogare con svariati professionisti esperti di interventi in montagna, tra cui ingegneri, guide alpine e progettisti, per un’esperienza multidisciplinare a tutto tondo di conoscenza del contesto montano.
A partire dall’analisi di tre casi studio selezionati, il laboratorio didattico ha affrontato le questioni e le problematiche emergenti dei territori d’alta quota, fornendo conoscenze e metodologie progettuali applicabili anche in altri contesti, urbani ed extraurbani, confermando il ruolo della montagna come ottima palestra progettuale.
Prima attività del workshop, i sopralluoghi sono stati fondamentali in quanto hanno permesso di cogliere le potenziali sinergie che si possono instaurare con l’inserimento di nuovi elementi all’interno di un contesto naturale e allo stesso tempo stratificato.
La prima delle due giornate di sopralluogo è stata utile per comprendere al meglio le potenzialità e le criticità delle prime due aree di studio, quella del parcheggio di Place Moulin in prossimità della diga e quella del villaggio di Prarayer. Entrambe le prime due aree sono state raggiunte con facilità dagli studenti (la prima in automobile e la seconda con una passeggiata di circa un’ora), che nei cinque giorni successivi hanno avuto l’occasione di conoscerle più a fondo data la loro prossimità.
La seconda parte dei sopralluoghi ha invece costituito un’esperienza inedita per molti dei partecipanti; si è infatti organizzata un’escursione coordinata dalla guida alpina Cristian Bredy, durante la quale gli studenti hanno superato il dislivello di 800 metri che separa il rifugio Prarayer dal rifugio Aosta, meta della gita e terza area di progetto.
Questa prima fase conoscitiva, insieme alle lezioni tenute dagli ospiti, hanno permesso agli studenti di assumere consapevolezza in relazione a tutte le accortezze progettuali – impiantistiche, distributive e logistiche – da controllare all’interno di un progetto svolto in ambiente alpino; in quest’ottica, si è rivelata fondamentale la permanenza in rifugio per confrontarsi direttamente con le condizioni di vita in alta quota.
Differenti i contributi didattici. In prima battuta, l’inquadramento storico culturale del villaggio di Prarayer illustrato da don Ivano Reboulaz (Presidente CAI sezione Aosta), per poi passare alla definizione degli elementi del progetto in alta quota con la lezione di Roberto Dini, seguita dal dialogo con la guida alpina Cristian Bredy in merito agli obiettivi della Scuola di Montagna Esprisarvadzo. Durante il sopralluogo al rifugio Aosta (2788 mslm) gli studenti hanno assistito ai contributi itineranti di Valerio De Biagi (DISEG – PoliTo) e Maddalena Marchelli (DIATI – PoliTo) relativi alla lettura del territorio in relazione al rischio idrogeologico e, successivamente, di Paolo Maschio e Andrea Lingua (Geomatics Lab – PoliTo) autori del rilievo realizzato in loco con l’ausilio di droni, indispensabile per la successiva elaborazione dei progetti. Sempre in materia di rilievo, è stata fondamentale la conferenza di Alberto Cina (DIATI, cc-glacier-lab – PoliTo) inerente al rilevamento e monitoraggio dei ghiacciai seguita dalla conferenza di Stefania Tamea (DIATI-PoliTo) che ha parlato di approvvigionamento energetico in ambiente alpino.
Di carattere storico, si sono rivelati fondamentali i contributi di Luca Gibello (Cantieri d’Alta Quota) sull’infrastrutturazione dell’ambiente alpino, di Stefano Girodo (Leap Factory) sulle esperienze progettuali in alta quota, di Stefano Duglio (UniTo) sulla gestione ambientale dei rifugi e, infine, dell’avvocato Maurizio Flick (Fondazione Courmayeur Mont Blanc), che ha illustrato i temi legati al rischio e la responsabilità in montagna.
Il workshop si è concluso con un’ultima lezione finale di presentazione dei lavori svolti che avrà luogo in contesto urbano, il 4 novembre, presso la sede di Architettura del Castello del Valentino.
Cristian Dallere, Eleonora Gabbarini, Matteo Tempestini