«L’Associazione Alta via dei Monti liguri nasce nel 1994 – spiega Vanessa Chiesa, responsabile della comunicazione e promozione – per valorizzare i 440 chilometri di sentiero che vanno da Ventimiglia a Ceparana, sul confine con la Toscana. Noi cerchiamo di lavorare con le risorse dei paesi dell’entroterra ligure, che raccolgono bellezze naturalistiche e culturali e gastronomiche spesso dimenticate». L’Associazione, nata dall’incontro tra Cai, Federazione italiana escursionisti e Union Camere Liguria e con sede a Genova, ha creato tre posti di lavoro per altrettante giovani donne specializzate nell’escursionismo montano. «Oltre ai numerosi soci che lavorano a titolo volontario – continua Vanessa – siamo attualmente in tre professioniste: Paola Losasso, Mariacristina Bruzzone ed io, impegnate a tempo pieno nella gestione dei servizi legati all’Alta via». I fruitori sono gruppi di escursionisti, scuole e molti stranieri, provenienti soprattutto dal nord Europa. «E’ molto difficile capire quante persone ogni anno percorrono l’Alta via dei Monti liguri – spiega la collega Paola Losasso – perché ovviamente non tutti passano da noi per organizzare la loro escursione. Ma i dati d’accesso del nostro sito, che offre tutte le informazioni a riguardo, dicono che ogni anno sono oltre 700 mila le visite. Io lavoro nell’associazione dal 2003, e la mia percezione è che i visitatori siano gradualmente in aumento. Sicuramente lo sono le richieste dei turisti nei nostri confronti».
Ma qual è il lavoro svolto dall’associazione intorno al percorso escursionistico? «Oltre all’accompagnamento di singoli e gruppi, alla manutenzione e alla promozione dei sentieri, da molto tempo ormai stiamo cercando di realizzare una rete delle risorse che ruotano intorno al sentiero», spiega Vanessa Chiesa. E per fare questo le tre giovani donne organizzano incontri periodici con tutte le realtà presenti sul territorio: strutture ricettive, piccoli produttori, artigiani e iniziative culturali. Un lavoro a cavallo tra la promozione del turismo dolce, la valorizzazione dei prodotti a “chilometro zero” e la riscoperta delle tradizioni culturali locali.
Maurizio Dematteis