Essere indipendenti rispetto all’importazione di energia è un traguardo ambito da molti: significa essere in grado di coprire il fabbisogno energetico sfruttando le fonti locali  rinnovabili,  risparmiando e utilizzando l’energia in modo efficiente. Appare evidente che chi non dipende dall’importazione di energia dispone di una maggior libertà decisionale, genera un valore aggiunto locale e crea posti di lavoro in settori come la selvicoltura, le tecnologie energetiche, le coibentazioni edilizie. Nelle Alpi ci sono le condizioni quadro per arrivare a una sorta di autonomia energetica nei prossimi decenni e alcune regioni o città alpine si sono già attivate (si pensi alla città di Bolzano, alla Valle di Goms in Svizzera, all’Achental in Baviera, al Land Vorarlberg in Austria).  Si tratta di utilizzare in maniera opportuna  risorse quali acqua, biomassa, sole e vento, ma soprattutto di sfruttare grandi potenziali di risparmio energetico, a partire dal settore dell’edilizia, senza dimenticare settori strategici come quello dei trasporti, particolarmente energivoro, sul quale si può intervenire mediante una intelligente  pianificazione del territorio che riduca le esigenze di spostamento. Senza dimenticare che le Alpi, per mezzo delle foreste, danno un contributo fondamentale alla protezione del clima mediante la loro funzione di assorbitore di CO2.

Il processo che porta all’autonomia energetica necessità prima di tutto di lungimiranza: occorre  puntare a un mix di interventi e non limitarsi, come purtroppo avviene in molte località, allo sfruttamento delle energie rinnovabili; l’obiettivo deve essere quello di consumare quanto si è in grado di produrre in maniera sostenibile, non di produrre il più possibile per monetizzare mediante i certificati verdi. Non quindi un’autarchia “spinta” con delle “isole” energeticamente autosufficienti a caro prezzo in termini ambientali e paesaggistici – si pensi al fatto che meno del 10% dei corsi d’acqua alpini può essere ancora considerato in condizioni di naturalità e che i crinali alpini spesso non sono adatti ad ospitare impianti eolici industriali – ma un duplice processo di riduzione dei consumi e di utilizzo ottimale delle fonti rinnovabili adatte a un territorio. Nel corso del convegno il conflitto tra la produzione energetica e la tutela ambientale è emerso vivacizzando il dibattito.
Da un processo che porta all’autonomia energetica, oltre che per la tutela del clima, possono derivare benefici occupazionali ed economici, ma l’autonomia energetica non può diventare un alibi per cementificare e prosciugare gli ultimi corsi d’acqua o per occupare ampi tratti di paesaggio con impianti eolici e solari.
Francesco Pastorelli

Per approfondimenti:
Regioni energeticamente autonome
Relazioni e interviste del convegno