Un centro di ricerca scientifica in media valle, un’azienda agricola che diventa agriturismo, fattoria didattica, luogo di visita di percorsi di lavorazione tradizionali nell’alta valle consacrata allo sci e un borgo storico restaurato e rivitalizzato per attrarre nuovi turismi nella montagna marginale. Sono solo alcuni casi di una montagna, quella alpina, che si sta ri-pensando e sperimentando. Ma sono esempi che ci fanno capire come i protagonisti, gli abitanti della montagna, stanno mettendo in gioco competenze e saperi locali, guardando oltre i modelli tradizionali. Da un lato sperimentando concretamente multifunzionalità, innovazione di processi e prodotti e creatività, scardinando così l’idea che questi aspetti siano prerogativa della città e dell’urbano. Dall’altro, avviando un percorso di ibridazione culturale che combina nuove idee e nuove informazioni tra interno ed esterno, portando così le Alpi oltre la tradizione verso la costruzione di modelli di sviluppo alternativi in cui vengono poste al centro nuove o rinnovate professioni e mestieri, una certa qualità della vita, un’urbanità dentro la montagna, un rapporto equilibrato con la natura inteso come valore aggiunto della montagna abitata.

Di questo si è parlato ad “Alpi oltre la crisi” il 9 e 10 settembre 2014, nell’evento organizzato da Cipra Italia in collaborazione con Comune di Oulx, Dipartimento Dist del Politecnico di Torino, Tesori d’Arte e Cultura Alpina, Società Meteorologica Italiana e Associazione Dislivelli. Un evento pensato per parlare delle Alpi di oggi, fuori dalle retoriche e dai passatismi.
La nuova sfida che si prospetta a Cipra Italia, come a tutte le realtà che si interessano a vario titolo dei temi legati alla montagna, non è tanto quella di produrre nuova retorica, quella del “piccolo è bello” o dei nuovi eroi della montagna, ma di portare avanti l’affermarsi di una montagna alpina come territorio specifico, dotato di caratteristiche proprie, in grado di rispondere con un proprio approccio, una propria visione alle sfide, economiche anzitutto, che oggi vengono poste. Questo significa mettere gli abitanti della montagna al centro delle politiche, riconoscendone capacità e potenzialità ma anche desideri e bisogni che non differiscono da quelli di chi vive in altri contesti territoriali. In ragione di questa idea, abbiamo scelto di guardare anzitutto alle pratiche per dare voce a chi “fa territorio”, al fine di far emergere fattori positivi ma anche per comprendere effettivamente quali sono i fattori di debolezza e di difficoltà oggi presenti, per cogliere le novità ma anche la frammentazione che ancora caratterizza pesantemente lo sviluppo dei nostri territori montani.
In quest’ottica il primo giorno a Oulx è stato dedicato proprio alla costruzione di un’esperienza diretta con il territorio, quello della Valle di Susa, attraverso il Primo Laboratorio Alpino per lo Sviluppo. Un laboratorio come luogo di scambio e confronto tra istituzioni, attori del territorio e ricerca applicata e che ha come obiettivo la conoscenza territoriale e, dunque, il ri-conoscimento di nuovi orizzonti di significato. Non possiamo nasconderci dietro l’idea che la passata stagione dello sviluppo locale ci abbia consegnato tout court metodi, strumenti e dispositivi di lettura e conoscenza per la progettazione del territorio. Siamo entrati in un’altra fase storica e soprattutto abbiamo bisogno di leggere il cambiamento se non vogliamo che la prossima stagione di programmazione europea sia occasione perduta per dare il supporto alla montagna che c’è, che vive e che sa (ri)pensarsi.
La seconda giornata si è svolta, a partire da questa esperienza laboratoriale, mettendo a fuoco due grandi temi: il rapporto città-montagna e la ri-valorizzzazione delle aree protette. Temi che per aspetti diversi entrano in gioco per la costruzione di modelli alternativi di sviluppo di una montagna, come si diceva prima, abitata. Ridurre il primo tema a una mera questione politica (e non della Politica) senza capire le effettive opportunità e chance che si presentano sia per la montagna sia per la città, così come cercare di limitare il secondo tema entro un ambito di dibattito ambientalista – peraltro oggi in fase di revisione – significherebbe rimanere ancora una volta fuori dalla porta dello sviluppo locale. In questa direzione è stato affrontato il dibattito, aprendo dunque a nuove questioni, nuovi linguaggi e sicuramente nuove domande.
L’impegno di Cipra Italia sarà dunque quello di portare avanti un dialogo che si è iniziato a ricostruire con il territorio alpino, non solo continuando il percorso in Valle di Susa, consapevoli della necessità di lavorare nel tempo, ma anche portando questa positiva e proficua esperienza a realizzarsi in altri territori alpini. Siamo aperti a nuove candidature di territori per il prossimo anno!
Federica Corrado