“Tu sei buono e ti tirano le pietre. Sei cattivo e ti tirano le pietre”: sembra ispirata dal testo della famosa canzone di Gian Pieretti la politica di taglio dei fondi alle aree protette attuata dalla Regione Piemonte a partire dallo scorso anno. Grandi o piccoli, efficaci o meno: parchi e riserve hanno subìto tutti un drastico ridimensionamento dei fondi. «La sensazione è quella che, nella necessità di contenere le spese, non ci sia stata la volontà di intervenire con una scelta faticosa e impopolare, ma coraggiosa, come quella di pensare a una diversa gestione delle piccole riserve: si è preferito demagogicamente tagliare i fondi a pioggia, senza un piano complessivo di miglioramento dell’efficienza delle diverse realtà», spiega Patrizia Rossi, direttore del Parco Naturale Regionale delle Alpi Marittime (Pnam). Il Pnam, il più esteso parco piemontese e tra i più vasti d’Italia, pur essendo una delle realtà più propositive e vivaci del settore (insignito nel 1993 del Diploma europeo delle aree protette), sconta oggi le difficoltà causate da un ridimensionamento dei fondi drastico e improvviso: «Un conto è puntare al risparmio razionalizzando l’organizzazione – continua Rossi –, con un piano di riduzione dei fondi graduale, che dia tempo all’ente di adeguarsi senza perdere funzionalità. Altra questione è tagliare dall’oggi al domani i fondi di un terzo, costringendo il parco a ridimensionare bruscamente servizi e attività. Abbiamo dovuto rinunciare a due automezzi, e nonostante tutto, secondo i nostri calcoli, i soldi per il carburante basteranno solo fino a settembre. Naturalmente anche l’offerta di eventi per l’estate, a carattere culturale, escursionistico e di intrattenimento ne ha risentito».
In questa situazione il rischio è che i parchi siano costretti a fare un passo indietro, riducendosi così a puri vincoli di conservazione, «gettando al vento trent’anni di teorizzazioni – sottolinea il direttore – e, soprattutto, di sforzi concreti per rendere il parco una realtà integrata al territorio e partecipata dai suoi abitanti, nonché un elemento centrale dello sviluppo economico della valle».
Una delle possibili carte da giocare verso una maggiore efficienza della rete delle aree protette piemontesi era l’accorpamento, ma «di fatto l’unico accorpamento realizzato è stato quello della Valle di Susa – continua la Rossi –. Al momento non c’è la volontà politica di procedere all’accorpamento dei Parchi delle Alpi Marittime e del Parco dell’Alta Valle Pesio e Tanaro. Eppure si tratterebbe di un’operazione che darebbe alla presenza dei parchi sul territorio un’impronta più visibile ed efficace, spendibile dal punto di vista turistico. Ma prima di tutto verrebbero i vantaggi nell’ambito della gestione ambientale e della ricerca scientifica. Adesso, però, tutto è fermo: la collaborazione avviene tra il Pnam e un’associazione privata, interessata al discorso di candidatura dei due territori a Patrimonio mondiale dell’umanità».
Alcune attività del Parco sono finanziate grazie a progetti europei di ampio respiro, come il Piano integrato transfrontaliero, che hanno il pregio di essere molto ampi e articolati, ma anche il limite di risultare estremamente concentrati nel tempo: «In seguito alla decisione di gestire internamente le azioni del Pit – dice il direttore –, il personale è soggetto a molto stress e a doppio lavoro: l’ordinario e quello supplementare di gestione dei progetti in un periodo di tempo piuttosto concentrato. Inoltre ci troviamo nella situazione abbastanza allucinante per cui mancano i soldi per le fotocopie e le divise dei guardiaparco, ma dobbiamo investire in tempi stretti i fondi del Pit in tutt’altro. È come non avere i soldi per mangiare e disporre di una casa bellissima, piena di oggetti utilissimi, che però non tolgono la fame».
La situazione di difficoltà del parco non lascia indifferenti gli abitanti della valle: a fine 2010 è partita dall’Associazione ecoturismo in Marittime una raccolta di firme a sostegno dell’ente, che è stata spedita in Regione Piemonte con una lettera di accompagnamento in cui si spiegava come il parco andasse difeso in quanto “volano dell’economia del territorio”: «Incredibile! – commenta ancora Patrizia Rossi – una volta tanto una lettera a favore e non contro i parchi! È la testimonianza del buon lavoro svolto negli ultimi anni. In particolare, il lavoro partecipato alla redazione della Carta del turismo sostenibile, svolto tra il 1995 e il 2000, ha prodotto una notevole sensibilizzazione degli attori dell’economia locale. Prima ciascuno promuoveva se stesso, ora si cerca di fare sistema».
Al momento però non si intravedono vie d’uscita: in Regione Piemonte sembra mancare la volontà di pensare ai parchi se non in termini di tagli. I parchi non sono un lusso, una spesa voluttuaria a bilancio. Ma come recita il titolo di una mostra recente, sono “laboratori di futuro”.
Irene Borgna