Dopo un periodo che ha visto predominante l’interesse degli studiosi verso l’urbano, mettendo in secondo piano le questioni della montagna e inserendole spesso in una più generica ruralità, la ricerca alpina è tornata ad essere al centro degli studi di molte scuole sia nazionali che internazionali. Su questa strada, da tempo, l’Associazione Dislivelli, attraverso Dislivelli Research, ha portato avanti un’attività di ricerca di frontiera e sperimentale, iniziata con l’attenzione verso il fenomeno del ripopolamento della montagna (si veda il lavoro puntuale di restituzione di questi movimenti migratori dei cosiddetti “nuovi montanari”, Corrado, Di Gioia, Dematteis, a cura di, 2014) e poi proseguita con lo studio dei rapporti città-montagna al fine di comprendere quali risorse possano scambiare tra loro la città e la montagna, in che misura avvengono questi scambi e all’interno di quale quadro di governance/government del territorio.
Lungo questo cammino, l’Associazione ha costruito importanti reti di ricerca che si sono solidificate nel tempo. In primis con il Dipartimento Dist del Politecnico di Torino, presso cui ha sede l’Associazione Dislivelli, quindi con Eurac Research, con il quale ha condiviso fin dalla sua fondazione non soltanto temi e momenti di riflessione (I e II Forum dei giovani ricercatori) ma anche un lavoro editoriale quale Mountain Dossier. Ancora, l’Università di Torino, il Collegio Carlo Alberto, la Società delle Territorialiste e dei Territorialisti, Rete Montagna, per citarne soltanto alcuni.
Gli articoli presenti nel numero restituiscono dunque in maniera sintetica le attività di ricerca più recenti, le quali fanno riferimento a progetti finanziati da diversi enti territoriali e hanno come oggetto di studio territori vasti a geometria variabile.
Si parte dai parchi che oggi possono avere un ruolo importante in termini di costruzione di percorsi innovativi di sviluppo locale. Come si può leggere nell’articolo di Erwin Durbiano, si tratta di una sfida difficile per gli enti gestori di queste realtà ma il lavoro di ricerca mette in evidenza come proprio questi territori, a fronte del grande potenziale di risorse che posseggono, possano essere laboratori sperimentali per uno sviluppo sostenibile. Questo è quanto accade già in parte nelle aree protette del cuneese ma serve ancora molto lavoro in termini di coordinamento tra i soggetti territoriali alle diverse scale, tra le diverse aree protette e in relazione alle aree urbane da cui provengono spesso molti visitatori.
C’è poi il tema della cultura, o meglio delle pratiche culturali all’interno delle aree montane. Una sperimentazione sempre più frequente nelle Alpi, ma non solo, che supporta la creazione di nuove forme identitarie. E’ questo in un qualche modo il lavoro di ricerca svolto con il progetto Corpo Links Cluster, che riprende quanto già messo a punto in una ricerca svolta sempre da Dislivelli per conto della Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo sul tema delle pratiche culturali e dello sviluppo territoriale. Marianna Bertolino sviluppa nel suo articolo alcuni elementi più di dettaglio su questa attività di ricerca, in particolare focalizzandosi sulla metodologia di lavoro e sul caso studio affrontato.
Il tema delle migrazioni, restituito da Andrea Membretti e Alberto Di Gioia, costituisce come si legge nell’articolo una sorta di approfondimento del concetto dei nuovi montanari, focalizzandosi su quei soggetti che “per forza” e non per scelta si trovano a migrare e vivere in aree montane. Una realtà importante questa sia in termini numerici sia in termini di ibridazione culturale con conseguenti implicazioni nelle generali dinamiche di questi luoghi della montagna che li accolgono. Si tratta anche in questo caso di studi che in maniera empirica e sperimentale si confrontano con un fenomeno in atto, cercando di fornire una conoscenza utile alla costruzione di politiche territoriali efficaci.
Infine, Giacomo Pettenati sviluppa in sintesi gli elementi centrali della ricerca nel progetto Alpfoodway. Un progetto che parte dal riconoscimento del valore dell’incrocio tra materialità e immaterialità della cultura. Il cibo rappresenta un veicolo significativo di cultura e tradizione alpina, ha un ruolo di “collante”, come scrive l’autore, ed è testimone esso stesso dei cambiamenti socio-demografici e territoriali. Si pensi alla perdita nel tempo di alcuni cibi e della cultura a loro collegata a causa del fenomeno dello spopolamento o anche alle conversioni economiche che hanno privilegiato altre risorse a discapito dell’agricoltura e allevamento, facendo davvero perdere pezzi di biodiversità. Questo progetto punta proprio al recupero di questo patrimonio, creando le condizioni per una candidatura della Cultura del cibo Alpina alla lista del Patrimonio Culturale Intangibile dell’Unesco, promuovendo così il ruolo delle comunità e delle popolazioni che di questo patrimonio sono custodi e di coloro che si fanno portatori di questi valori.
E’ possibile trovare i risultati di molte delle attività di ricerca dell’Associazione nelle pubblicazioni della collana Terre Alte edita da Franco Angeli e sulla rivista Mountain Dossier consultabile on-line.
Federica Corrado
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