Mi chiamo Margherita Dematteis, ho 28 anni e sono nata in un piccolo paese delle Alpi Cozie che si chiama Rore, dove attualmente vivo. Qua ho passato tutta la mia infanzia e adolescenza per poi scendere a Torino per seguire i miei studi e intraprendere la carriera universitaria. Dopo aver frequentato il liceo scientifico di Saluzzo ho deciso di prendermi un anno sabbatico per fare un’esperienza di ragazza alla pari in Costa Rica e successivamente ho scelto di iscrivermi alla facoltà di Scienze Naturali a Torino. Ho poi optato invece per Padova per la mia laurea magistrale in “Sviluppo territoriale sostenibile e cambiamenti climatici”. Questa scelta mi ha portato a viaggiare molto in giro per il mondo in quanto il percorso di studi intrapreso prevedeva un semestre all’Università di Quito in Ecuador e un periodo in Sudafrica. In Sud America ho vissuto in Ecuador, Perù, Bolivia e Colombia. Il percorso intrapreso mi ha insegnato molto e soprattutto mi ha fatto crescere come persona. Ad oggi mi rendo davvero conto dell’importanza di viaggiare, non solo per conoscere nuove culture e mondi e per esplorare nuovi paesaggi, ma anche per vedere la realtà da prospettive diverse.
La mia storia, che non ha la pretesa di essere un esempio da seguire, mi ricorda quotidianamente che in realtà nella costruzione di un futuro giocano un ruolo decisivo l’ambiente sociale in cui si cresce, la mentalità della famiglia d’origine e il coraggio e la voglia di buttarsi in nuove esperienze per scoprire nuovi mondi. Queste caratteristiche non sono assolutamente scontate e mi rendo conto di essere stata fortunata in questo. Come me, alcuni altri giovani valligiani hanno fatto esperienze all’estero, ma, troppo spesso, nei contesti montani la mentalità ancora un po’ troppo chiusa e all’antica tende a non considerare l’istruzione come una priorità nella formazione personale.
Crescendo mi sono poi resa conto che in realtà i sacrifici fatti in primis dai miei genitori e poi da me sono stati numerosi. Nascere in un paese di montagna vuol dire essere distanti da molti servizi: la scuola, i cinema, l’ospedale, le attività sportive e ricreative, i centri culturali… Questa mancanza di servizi ha portato negli anni molte famiglie a scendere a valle per permettere ai figli dopo le scuole medie di proseguire gli studi. Oggi noto con dispiacere che nella parte alta della più parte delle valli alpine lo spopolamento è stato massiccio e oramai sono pochi i giovani rimasti.
D’altro canto però, in questi ultimi anni, nelle aree montane piemontesi hanno preso forma fenomeni di ripopolamento e riscoperta della montagna da parte di molti giovani provenienti dalla pianura, che hanno portato innovazione e cambiamento. L’unione di questi con alcuni giovani locali rimasti sul territorio o ritornati da esperienze altrove ha permesso lo sviluppo di nuove reti sociali e una rinascita di alcuni paesi con la creazione di nuovi posti di lavoro.
A mio modo di vedere, la conoscenza del bagaglio storico-culturale, degli antichi saperi e in generale del territorio nel suo insieme rappresenta un punto di forza per un giovane locale. Grazie ai sacrifici e alle difficoltà incontrate legate alla mancanza di servizi, egli è maggiormente consapevole dei bisogni e delle necessità delle comunità. Penso dunque che la valorizzazione e la progettazione territoriale debbano partire da chi sul posto vive e lavora tutto l’anno.
Per il resto le opportunità lavorative per i giovani sono soprattutto legate al turismo e alla ristorazione. Dal mio punto di vista, oggi un giovane che vive in montagna deve costruirsi un lavoro che esca dagli schemi classici e convenzionali, che unisca diverse competenze e abbia un approccio multidisciplinare e olistico. Può spaziare dalla forestazione all’agricoltura di qualità, all’apicoltura, all’architettura, al recupero di vecchie borgate per creare servizi di ospitalità nuovi e molti altri… In questo aver viaggiato e fatto esperienze di studio o lavorative all’estero possono portare spunti innovativi. I progressi tecnologici e lo sviluppo delle comunicazioni degli ultimi anni saranno sicuramente alla base della creazione di nuovi lavori e opportunità per vivere in montagna, limitando così lo spopolamento.
Infine, data l’importanza e il ruolo che la montagna ha anche nella fornitura di risorse naturali e di capitale umano, penso sia fondamentale valorizzare le aree montane, dedicando uno spazio apposito da parte dei decisori politici per mantenerne e possibilmente incrementare la popolazione residente.
Margherita Dematteis