Giovedì 25 maggio presso la sede della Regione Piemonte di Corso Stati Uniti, a Torino, si è tenuto l’incontro di presentazione dell’Associazione Trip Montagna, il neonato coordinamento del turismo responsabile sulle Alpi del Piemonte. L’incontro è stato organizzato dall’Associazione Trip Montagna (che vede al suo interno il Collegio regionale Guide alpine del Piemonte, l’Associazione italiana Guide ambientali escursionistiche – Aigae, l’Associazione gestori rifugi alpini e posti tappa del Piemonte – Agrap, la Rete Sweet Mountains e le associazioni Dislivelli e Cantieri d’alta quota), in collaborazione con Regione Piemonte.
A partecipare è stato un ampio ed eterogeneo gruppo di operatori della montagna (enti istituzionali, associazioni, imprenditori, giornalisti, ecc.) che condividono l’idea della necessità di reinventare un turismo di montagna più sweet e più green.
Trip montagna, nata nel gennaio di quest’anno, coinvolge oltre 700 tra piccoli imprenditori e professionisti della montagna e 543 comuni montani del Piemonte. Concetti chiave dell’associazione sono infrastrutture minime, creazione di una rete di attori della montagna e promozione di un’offerta turistica che copra tutti i 12 mesi dell’anno. Come sottolineato dal Presidente dell’Associazione, Maurizio Dematteis, il turismo di massa in montagna basato su grandi imperi sciistici vive oggi un periodo di crisi, a causa di cambiamenti climatici, crisi economica e cambiamenti interni alla società stessa. Per questo proporre un’idea diversa di turismo incentrata sull’idea della multifunzionalità della montagna trova sempre più spazio nel contesto mutevole in cui ci troviamo. Trip Montagna nasce quindi per dare risposta a queste nuove esigenze, cercando di favorire attraverso un’attenta attività di marketing e di ricerca un turismo responsabile più attento al rispetto della cultura alpina.
Durante i saluti istituzionali l’assessore regionale Cultura e Turismo, Antonella Parigi, ha tenuto a sottolineare l’importanza che la dimensione culturale riveste nel turismo slow e green in Piemonte. La Regione, in questo senso, ha operato concretamente per liberalizzare la normativa sull’albergo diffuso, una forma di ricettività che riqualifica le borgate a rischio abbandono, e ha confermato l’appoggio istituzionale ai gestori di rifugi alpini attraverso una norma che garantisce fondi per la messa in protezione di questi ultimi. E’ inoltre in fase di conclusione un accordo con Airbnb per monitorare i flussi turistici provenienti da questo canale, che si riveleranno utili nel disegnare la situazione sulle presenze anche nelle aree montane, dove le seconde case rappresentano un interessante mezzo ricettivo da riqualificare. Qualità e necessità di interlocutori sul territorio sono le ultime parole portate dall’assessore, necessarie a rafforzare l’idea di un turismo più responsabile.
Elvio Rostagno, consigliere regionale del Piemonte, ha parlato della necessità di creare un sistema montagna più orizzontale basato su forti connessioni, dove si possa dialogare dinamicamente ponendosi tutti sullo stesso piano. Solo in questo modo è possibile accedere alle opportunità finanziarie: i fondi Ue 2022-2027 potranno costituire una prospettiva di sviluppo solo se ad accedervi vi saranno reti di realtà ben collegate tra loro.
Per approfondire il tema del turismo responsabile sulle Alpi Piemontesi sono intervenuti lo scrittore Enrico Camanni e l’antropologo Marco Aime, che hanno fornito una visione antropologica ed economica dei cambiamenti in atto in questo settore.

Camanni ha parlato delle contrapposizioni ideologiche che da sempre dividono il turismo responsabile dal turismo sciistico di massa, e che rendono il dialogo e la possibilità di uno sviluppo coerente del territorio più difficile. Per la crescita reale della montagna bisogna quindi abbandonare queste divisioni teoriche per pianificare in ottica di rete azioni concrete di sviluppo culturale, sociale, ed economico. Deve essere promosso quel tipo di turismo che Camanni ha definito “artigianale”, ossia basato su uno sviluppo lento ed elastico della montagna, in cui chi ospita deve essere in grado di accompagnare un visitatore curioso e attento nella scoperta dei luoghi. Scambio e comunicazione tra operatori e fruitori sono le caratteristiche principali del turismo esperienziale-artigianale, ossia valori che mancano al turismo industriale incentrato sulla massimizzazione dei flussi e completamente disconnesso dal territorio. Secondo Camanni il mantra del turismo responsabile di montagna, che tutti gli operatori dovrebbero comprendere, è che si può essere grandi rimanendo piccoli; piccola dimensione non vuol dire necessariamente piccoli numeri, anzi significa capacità di radicamento nel territorio, in maniera capillare e diffusa.
Marco Aime, secondo una prospettiva antropologica, ci invita a pensare al turismo come risorsa o come problema. Il turismo rappresenta una risorsa laddove è gestito dal territorio in modo compatibile con i luoghi, mentre diventa un problema quando gestito in modo alienante, dall’esterno del territorio, come avviene tipicamente con il turismo industriale. Il turismo responsabile oggi deve essere in grado di dar vita a narrazioni, attraverso il recupero di tradizioni, cibo e architetture. Il locale deve farsi mediatore di queste narrazioni e il turista, non tanto il turismo, deve essere responsabile rispetto alla montagna.
A intervenire sono poi le varie realtà locali che vivono la montagna a 360° e hanno deciso di collaborare con Trip montagna. Giulio Beuchod, presidente del Collegio guide alpine del Piemonte, che vede oggi circa 200 tra guide e accompagnatori di media montagna, ha parlato della necessità di un maggiore coordinamento tra operatori della montagna per strutturare proposte condivise che aiutino a divulgare in modo efficace un tipo di fruizione consapevole dell’ambiente montano. Per questo Trip montagna rappresenta un’efficace possibilità per interloquire con i vari attori in campo, dando la possibilità di costruire una rete competente e diffusa su tutto il territorio.
Anche Valentina Jorio di Agrap (Associazione regionale gestori rifugi e posti tappa del Piemonte) crede nell’importanza di fare rete e condividere linee di sviluppo comuni tra tutti gli operatori per superare gli ostacoli e implementare un modello di turismo realmente sostenibile. In questo senso Agrap è stata la prima associazione di rifugi in Italia a stipulare una convenzione con il Cai Regionale per lavorare insieme ad azioni di turismo slow, compatibile con la filosofia del rifugio.
Dalla rete Sweet Mountains (nata a Torino nell’autunno 2014 su iniziativa dell’Associazione Dislivelli, volta a promuovere i Luoghi delle Alpi occidentali, con 308 soggetti aderenti) attraverso le parole di Silvia Guerra, viene sottolineata la collaborazione con l’agenzia Ideazione di Alba per progettare una strategia di promozione delle attività e dei Luoghi, in grado di favorire la rete ma anche di creare una “vendita” efficace con l’intervento di tour operator europei. L’idea è sempre la stessa: rendere il turista ospite e non padrone della montagna, e l’operatore locale guida e accompagnatore dei luoghi.
Anche Luca Gibello, presidente di Cantieri d’Alta quota, associazione nata per sensibilizzare al valore dei rifugi e dei bivacchi alpini, sposa la proposta di Trip Montagna con una collaborazione che porterà alla creazione di un osservatorio permanente volto a fornire dati in grado di poter delineare un’immagine curata di un contesto multiforme come quello delle nostre Alpi.
L’ultima parte dell’incontro è stata dedicata all’esposizione di alcuni casi di successo di reti e comunità locali. Primo a intervenire è stato Marco Andreis della Val Maira, che ha parlato dei 25 anni dei Percorsi occitani. Il progetto ha visto l’evoluzione degli operatori sul territorio, con un aumento della capacità di ricezione e delle competenze dei rifugisti, rendendo queste figure dei veri e propri imprenditori della montagna. I gestori di rifugi e posti tappa dei Percorsi occitani hanno saputo coniugare un’identità culturale coerente con una proposta commerciale efficace, ed è proprio in questo che risiede il successo che ha permesso di attirare turisti da tutta Europa.
Daniele Orusa ha portato invece l’esperienza dell’operazione ValVaraita Trekking, che da 5 anni tenta con successo di coniugare le pratiche outdoor con i principi della sostenibilità ambientale, e quindi di promuovere un turismo a impatto zero. Per Orusa la costituzione di una rete forte tra operatori è indispensabile per garantire un’offerta di qualità, per questo l’associazione sta tentando di coinvolgere le aziende agricole nella manutenzione dei sentieri, che sono veicoli indispensabili per l’accesso slow dei turisti.
Gianni Castagneri ha raccontato di Balme experience, iniziativa di un borgo montano caratterizzato da un passato glorioso con alberghi di lusso e montagne che centocinquanta anni fa videro l’avvio di una grande stagione dell’alpinismo italiano, ma che poi entrò in crisi. La crisi che ha portato alla desertificazione commerciale, allo spopolamento e alla chiusura delle scuole; ha reso necessario ripensare a un modello di sviluppo territoriale che non facesse morire definitivamente Balme. La soluzione adottata è stata in controtendenza e rivoluzionaria: Balme si è re-inventato con la creazione nel 2000 del primo percorso attrezzato per ciaspole: sport slow oggi sempre più in voga. Questo ha comportato la riapertura di alberghi e ristoranti, e soprattutto il ritorno del turista di montagna che da anni bypassava il paese. L’ultima delle strategie vincenti che Balme ha messo in pratica è stata la delibera che vieta l’accesso ai mezzi motorizzati in montagna. Questa scelta chiude definitivamente all’idea che il turismo debba essere necessariamente di massa per poter essere attrattivo, e apre le porte a una nuova stagione di turismo sostenibile.
L’ultimo caso di successo arriva da fuori regione, ed esattamente dalla Valpelline, territorio della Valle d’Aosta. Il progetto si chiama NaturaValp e a presentarlo è stato Daniele Pieiller, che ci ha parlato di come l’Associazione Naturavalp abbia risposto all’esigenza di individuare un modello di sviluppo in un territorio in cui gli impianti di risalita non sono mai esistiti. L’idea è stata quella di unire gli abitanti, gli allevatori, gli agricoltori, gli artigiani e gli operatori turistici, al fine di proporre una frequentazione consapevole e rispettosa a partire dalla cura del territorio. Il progetto ha portato alla promozione e commercializzazione di prodotti locali, sono state favorite visite e conoscenze degli artigiani locali, e quando la neve manca è stato inventato l’ice-trekking con risalite in sicurezza sui torrenti ghiacciati.
L’incontro è terminato con un vivace e stimolante dibattito, ma anche con l’idea condivisa che la montagna piemontese debba essere in grado di costituire una rete in grado di portare avanti l’interesse generale delle Alpi.
Chiara Mazzucchi

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